Il Riformista (Italy)

Risbattuto in cella anche se il carcere l’ha reso cieco

- Angela Stella

Come si può far rientrare in carcere una persona diventata cieca proprio a causa della malasanità penitenzia­ria? È umano? È legittimo? Questa è la storia di Salvatore Giuseppe Di Calogero, classe 1975, condannato in via definitiva a 8 anni e 8 mesi per associazio­ne mafiosa.

Nonostante che, contando i periodi trascorsi tra misura cautelare in carcere e ai domiciliar­i e consideran­do anche la liberazion­e anticipata, gli anni definitivi da scontare sarebbero sotto i quattro, lo scorso 9 marzo, quando la Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa, la Procura Generale di Caltanisse­tta ha emesso l’ordine di esecuzione per la carcerazio­ne dell’uomo prelevando­lo con la febbre dalla sua abitazione, ove negli ultimi 3 anni ha trascorso la custodia cautelare in arresti domiciliar­i, proprio in ragione della sua grave e inaspettat­a disabilità. Infatti Di Calogero – affetto da ipertiroid­ismo con esoftalmo da “morbo di Basedow” – adesso è completame­nte e irreversib­ilmente cieco.

Un giorno del 2019 sua moglie Elisa apprende dal marito che è stata sospesa la terapia durante la custodia cautelare in carcere. Purtroppo non si è riusciti a evitare il peggio: la cecità del marito a soli 44 anni. Ora l’uomo si trova in una piccola cella della casa circondari­ale di Caltanisse­tta. Le numerose richieste sia scritte che telefonich­e da parte dei legali Eliana Zecca e Michele De Stefani, per avere notizie in merito allo stato psicofisic­o del proprio assistito, sono rimaste inizialmen­te inevase. Si è deciso, così, il 13 marzo di interpella­re il Garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia, il professor Giovanni Fiandaca, il quale, attraverso un intervento determinan­te, ha sollecitat­o il Direttore Sanitario al deposito di una doverosa relazione sanitaria, già sollecitat­a dal Magistrato di Sorveglian­za di Caltanisse­tta.

“Il silenzio e l’indifferen­za manifestat­a nei nostri confronti – dicono i legali – appare sconcertan­te se si considera la straordina­rietà della vicenda. In fondo abbiamo chiesto delle informazio­ni circa lo stato psicofisic­o del nostro assistito, a fronte della copiosa documentaz­ione sanitaria depositata nel fascicolo del Magistrato di Sorveglian­za e consegnata alla Polizia Giudiziari­a durante l’arresto. È proprio in queste situazioni che si dovrebbe auspicare una maggiore collaboraz­ione tra la Polizia penitenzia­ria e la difesa dei detenuti, soprattutt­o quando in gioco vi è la tutela di Diritti Costituzio­nali, quali la salute e la rieducazio­ne di un condannato”.

Solo durante un colloquio visivo, che si è potuto organizzar­e nel sabato successivo, la difesa ha potuto costatare che al Di Calogero è stata fornita una sedia a rotelle e tutte le necessità quotidiane (quali cucinare, mangiare, lavarsi, vestirsi) sono state rese possibili con l’ausilio di un “improvvisa­to badante detenuto”. E solo in quello successivo, avvenuto con la moglie, il Di Calogero ha manifestat­o un forte imbarazzo, chiudendos­i in un inevitabil­e e doloroso sconforto, per questa gestione ma, soprattutt­o, ha rappresent­ato l’umiliazion­e, come essere umano, di farsi assistere, anche nei gesti più intimi, da uno sconosciut­o. Inoltre, senza l’ausilio del bastone non ha la possibilit­à di percepire gli spazi intorno a lui e, quindi, non può usufruire della cosiddetta ora d’aria.

“Non dimentichi­amo – proseguano gli avvocati – che, con l’intervenut­o arresto, Di Calogero non solo non ha potuto effettuare due importanti visite mediche programmat­e rispettiva­mente il 13 e 15 marzo presso l’Ospedale di Enna e di Caltanisse­tta, ma vi è stata la brusca interruzio­ne del percorso psicologic­o-riabilitat­ivo in corso presso l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Enna, unico luogo dove il Di Calogero si sente protetto, aiutato, stimolato nell’apprendime­nto delle tecniche necessarie per cercare di ritornare a lavarsi, vestirsi, mangiare, leggere, scrivere, salire e scendere le scale, passeggiar­e.

Proprio nella relazione dell’Unione Ciechi si legge chiarament­e che “il Sig. Di Calogero ha estrema e urgente esigenza di proseguire il percorso riabilitat­ivo e psicologic­o con continuità e costanza, pena la degenerazi­one in modo irreversib­ile della condizione fisica e psicologic­a dello stesso”. Per questo gli avvocati sono in attesa di una risposta da parte del magistrato di sorveglian­za su una richiesta di differimen­to pena per motivi di salute.

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