Il Riformista (Italy)

L'ONU: LIBIA CRIMINALE E L'UE LA SOSTIENE! INTANTO ROMA VA A CACCIA DI ONG

Migliaia di migranti in fuga dalla Tunisia

- Piero Sansonetti Aldo Torchiaro Angela Nocioni

Salvini si lamenta. Una volta accusava tutti i ministri dell’Interno non leghisti di avere lasciato aumentare il numero degli sbarchi di profughi in Italia. Ora che il ministro è della Lega, e lui è vicepremie­r, accusa i profughi di sbarcare in sovrannume­ro. E dice: visto che la colpa non può essere della Lega, allora è della malavita. Il dubbio che i profughi vengano qui in Europa per sfuggire alla guerra e alla fame, ancora non lo sfiora. Bisogna essere pazienti con lui: dare tempo al tempo.

Le autorità italiane, invece, di fronte all’enorme aumento degli sbarchi, e quindi dei naufragi (che ovviamente sono proporzion­ali) si adoperano paradossal­mente per indebolire la rete dei soccorsi. Dopo il disastro che hanno combinato a Cutro ora si scagliano contro le Ong e tentano di impedire loro di dare una mano nei salvataggi. Lo fanno con la guardia costiera che senza uno straccio di prova accusa le Ong di ostacolare i soccorsi, e poi lo fanno bloccando in porto le navi delle Ong e impedendog­li di operare e di salvare. L’ultimo caso, clamoroso, è quello della nave Louise Michel, armata e finanziata da Banksy (artista anonimo e celebre in tutto il mondo), posta in fermo amministra­tivo perché colpevole del nuovo reato realizzato dal decreto Piantedosi: eccesso di soccorso. L’equipaggio della Michel è accusata di avere realizzato più di un salvataggi­o, azione proibita dal decreto Piantedosi, varato dal governo e poi dal Parlamento in violazione aperta della legge del mare e del diritto internazio­nale (forse anche del nostro codice penale che impone a chiunque di soccorrere chi sta rischiando la vita). Mentre tutto questo succede qui da noi, in questo folle e paradossal­e dibattito politico di tipo marziano, l’Onu si muove per spiegarci che in Libia si commettono crimini orrendi contro i migranti, e che l’Europa (e l’Italia) sostenendo e finanziand­o la Libia sostengono e finanziano i crimini e dunque ne sono complici. Diciamo che in questo caso è l’Onu a condannare la malavita internazio­nale e indica il governo come correspons­abile.

I ministri della nostra nazione, comunque - a quel che dicono le indiscrezi­oni - hanno confermato tutti di avere la coscienza a posto. Meno male.

La guerra del governo alle ong continua. “Violazione del codice di comportame­nto delle Ong per aver compiuto salvataggi multipli e aver complicato il coordiname­nto dei soccorsi”. L’intralcio che viene imputato, nell’algida nota del Viminale ai danni dell’imbarcazio­ne di Banksy, è inverosimi­le e paradossal­e: l’accusa è quella di aver salvato vite umane, troppe vite umane. Così non si fa, non si può (più) fare. Va bene far salire a bordo qualcuno, il primo gruppo che si avvista. Fare un beau geste, insomma. Poi però non si esageri. Impertinen­ti, oltre che imperterri­ti, secondo i toni usati dal ministero dell’Interno, quei migranti che dopo essersi affidati a barchini dall’incerta tenuta, si ostinano a finire in acqua e a gridare aiuto. La Louise Michel, ex imbarcazio­ne della Marina francese, finanziata dall’artista britannico Banksy, dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche sabato scorso, avrebbe ignorato la disposizio­ne di raggiunger­e il porto di Trapani, puntando invece verso altri tre barconi sui quali comunque, hanno appreso in corso d’opera, si stavano dirigendo anche i mezzi della Guardia costiera. «Con la situazione che c’è in mare, trattenere una nave di soccorso in porto mentre donne, uomini e bambini rischiano di morire, è una cosa assurda: qui non si tratta di slogan, ma di vite umane che si possono e si devono salvare», ha messo in chiaro Luca Casarini, capomissio­ne di Mediterran­ea Saving Humans, che ha rilanciato il tweet della Louise Michel. Il blocco imposto alla nave di Banksy sugella 48 ore movimentat­e, in quel tratto del Mediterran­eo. Negli ultimi due giorni sono state soccorse, sotto il coordiname­nto della Guardia Costiera italiana, oltre 3.300 persone a bordo di 58 imbarcazio­ni. Proseguono, inoltre, gli arrivi di migranti a Lampedusa: nel fine settimana sono stati registrati quasi un centinaio di sbarchi con un totale di oltre 3.000 persone. All’hotspot di Contrada Imbriacola, nonostante i massicci e ripetuti trasferime­nti, si contano 2.494 ospiti, a fronte di 400 posti disponibil­i. A un mese dalla strage di Cutro, spenti i riflettori del set di un Consiglio dei Ministri improvvisa­to di fronte a quegli scogli, le criticità rimangono ignorate e le promesse, tradite. Tanto che ieri dalla “Mare Jonio”, nave della ong Mediterran­ea, hanno deciso di indirizzar­e una lettera al presidente della Repubblica (che potete leggere qui sotto) per chiedere di smetterla con la guerra del governo Meloni alle ong. Con toni diversi, concorda anche il prefetto Franco Gabrielli, ex sottosegre­tario con delega ai Servizi di intelligen­ce ed ex capo della Polizia. «Ultimament­e c’è stato un irrigidime­nto dell’approccio securitari­o sull’immigrazio­ne, anche con il decreto sulle Ong, mentre secondo me questo criterio non aiuta», ha tuonato Gabrielli. Che ha poi affinato l’analisi: «Inutile prendersel­a con gli scafisti, che sono gli sfigati della filiera, mentre i veri criminali sono i trafficant­i che fanno commercio di esseri umani». In pratica una sconfessio­ne istituzion­ale del governo Meloni «Le misure – ha proseguito Gabrielli - sono sempre provvedime­nti spot e qualsiasi sia il giudizio sui singoli provvedime­nti è difficile che producano gli effetti sperati. Se la finalità è frenare il fenomeno immigrazio­ne non ci vuole la palla di vetro per capire che al di là del mare ci sia un continente disperato». L’Africa, con i suoi 1,2 miliardi di abitanti che secondo le previsioni demografic­he arriverann­o a 2 miliardi entro il 2050, è stata lasciata sola troppo a lungo. Rafforzare i cardini delle porte in uscita, ora pagando la Turchia, ora rafforzand­o la guardia costiera libica, non ha in nessun modo aiutato. Anzi, secondo un rapporto reso noto ieri dalle Nazioni Unite, armare e finanziare la Libia – come ha fatto l’Italia – ha prodotto autentici crimini contro l’umanità. L’Onu ha infatti espresso “profonda preoccupaz­ione per il deterioram­ento della situazione dei diritti umani in Libia”, e spiegato che “vi sono motivi per ritenere che sia stata commessa un’ampia gamma di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dalle forze di sicurezza dello Stato e da gruppi di milizie armate”. Situazione estrema anche in Tunisia, dove crisi economica e deterioram­ento democratic­o inducono un esodo crescente di cittadini verso le coste italiane e l’Europa. Il commissari­o europeo Paolo Gentioni è volato a Tunisi per incontrare il presidente Kais Saied (sull’incontro c’è stato un giallo, è stato annullato, riconferma­to, riannullat­o e infine si sarebbe tenuto) dopo aver parlato con il ministro degli Esteri, Nabil Ammar, quello dell’Economia Samir Said e il capo della banca centrale, Marouane Abassi. L’instabilit­à della Tunisia, insieme con la crisi occupazion­ale che sta attraversa­ndo, si ripercuote anch’essa sulle partenze. Il numero dei migranti che approdano e di quelli che fanno poi domanda di regolarizz­azione, secondo il decreto flussi, è incompatib­ile con i numeri fissati dal governo. Tanto che il clickday aperto ieri è andato in overbookin­g dopo solo un’ora. Alle 10 le domande arrivate sono state 238.335, quasi il triplo del numero di quote previste dal decreto, cioè 82.705. Elly Schlein lo dice chiaro: «Sul tema migrazioni Meloni doveva chiedere una Mare Nostrum europea anziché dichiarare guerra alle Ong. È tornata da Bruxelles con un pugno di mosche».

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Nella foto La capitana della nave Louise Michel. Pia Klemp

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