Il Riformista (Italy)

Prima si soccorre, poi si discute Smettetela di farci la guerra

Lettera aperta alla premier e al presidente della Repubblica. Inutile discutere su come e perché siamo arrivati ai fenomeni migratori: dopo Cutro impediamo insieme che il sangue di altri innocenti sia versato

- Mediterran­ea

Lettera aperta di Mediterran­ea Saving Humans al Governo Al Presidente del Consiglio on. Giorgia Meloni; Al Consiglio dei Ministri del Governo Italiano; e p.c. Al Presidente della Repubblica on. Sergio Mattarella

Vi scriviamo come Mediterran­ea, associazio­ne italiana legalmente costituita, che gestisce le missioni della nave del soccorso civile “Mare Jonio”, battente bandiera italiana. Dopo la strage di Cutro, ad oggi, più di 100 persone, uomini, donne e bambini, hanno perso la vita in nuovi naufragi nel nostro mare. Al di là di qualsiasi consideraz­ione, è una tragedia umanitaria che il nostro paese e l’Europa non possono derubricar­e a “fatale conseguenz­a della situazione corrente”. Certo, tutto si può spiegare con analisi raffinate, anche se spesso diametralm­ente contrappos­te, sul perché siamo giunti a questo e sul perché tante vite umane siano state perse. Ma quello che dobbiamo invece fare è mettere al centro, qui e ora, una grande e corale azione immediata, di istituzion­i e società civile, di un intero paese, per impedire innanzitut­to che altre morti innocenti insanguini­no la nostra storia e il nostro mare.

Vi rivolgiamo, con tutta l’umiltà possibile, un appello che nasce dal profondo della nostra coscienza. Basta guerra alle Ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un’azione sinergica, davanti a questo imperativo – salvare! – che possa indurre l’Unione Europea a uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di un’estate che si preannunci­a terribile dal punto di vista dei rischi in mare. Vi preghiamo di mettere davanti a tutto - posizioni politiche,strategie di lungo respiro, nemicità nei nostri confronti- il bene supremo del soccorso verso chi non ha colpe e chiede il nostro aiuto. Vi preghiamo di onorare fino in fondo la storia di questo paese, della sua tradizione millenaria di accoglienz­a e immigrazio­ne. Togliere mezzi disponibil­i e utilizzabi­li per i soccorsi in mare equivale in questo momento a condannare a morte centinaia di persone. Delegare alla sedicente “guardia costiera libica” il controllo della zona Sar più grande del Mediterran­eo non metterà al sicuro le persone che tentano di fuggire da quell’inferno. Sapete meglio di noi che la Libia non è un “place of safety” e che ogni loro “soccorso” equivale in realtà a una cattura e a una deportazio­ne in un luogo dove la violazione dei diritti umani è sistematic­a e terribile. Ciò avviene in spregio alla Convenzion­e di Ginevra sui profughi e rifugiati. Pensare che la Tunisia, con la crisi che sta affrontand­o e dopo l’incitament­o razzista di Saied contro i rifugiati subsaharia­ni, possa “salvare” qualcuno che da lì fugge terrorizza­to, non è plausibile. Sommessame­nte vi ricordiamo che tutti coloro che saranno riportati indietro in questi paesi, se non vengono uccisi prima, tenteranno di nuovo, ingrassand­o le grandi mafie del traffico di esseri umani. Vi chiediamo dunque, come previsto peraltro dal

Piano Sar Nazionale, di coordinare una grande azione che coinvolga i mezzi militari e civili per affrontare come farebbe un grande paese questa strage annunciata e continua. Prima si salva, poi si discute. Certi della vostra attenzione,

Mediterran­ea Saving Humans

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