Il Riformista (Italy)

No, la formula è irragionev­ole: i poteri non si prendono da un’elezione diretta

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La prima domanda da porsi è se sia necessaria una riforma. La risposta è positiva. È sufficient­e leggere la celebre intervista di Scoppola ed Elia a Dossetti: la sfiducia reciproca tra le forze costituent­i le portò a impostare un Governo debole. Ognuno temeva l’esito delle successive elezioni. Lo si vede anche comparando le Costituzio­ni dello stesso periodo: sia quella francese della Quarta Repubblica sia quella tedesco. A differenza della nostra la fiducia è di una sola Camera, al solo Presidente del Consiglio, c’è un ruolo rilevante del medesimo sull’indizione di elezioni anticipate, c’è la possibilit­à di chiedere la revoca di un ministro al Presidente della Repubblica e non solo la nomina, la sfiducia è disincenti­vata.

La seconda è se una riforma sia oggi inutile perché il Governo si sarebbe già rafforzato con decreti, questioni di fiducia, ecc. Anche qui la risposta è positiva perché il Governo si è rafforzato in questi modi patologici, anomali e surrettizi in quanto non si sono adottati quelli fisiologic­i e trasparent­i descritti sopra. Lo spiega bene il Presidente della Corte Barbera nella recente riedizione di un libro di Predieri. La terza domanda è se ci siano elaborazio­ni a cui attingere, che vogliano ottenere la normalità europea di governi di legislatur­a (già conseguita per Comuni e Regioni) tenendo conto delle specificit­à del sistema dei partiti italiani e del livello nazionale. Anche qui la risposta è positiva: dal Ruffilli degli anni ’80, alla Tesi 1 dell’Ulivo del 1996 al testo Salvi per il centrosini­stra nella Bicamerale D’Alema fino al rapporto dei saggi Napolitano-Letta lo schema è semplice: una legge elettorale decisiva il giorno delle elezioni (altrimenti i partiti non formano i Governi secondo un rapporto stringente e prevedibil­e tra consenso, potere e responsabi­lità) e norme costituzio­nali attinte dalle altre esperienze efficienti, in primis Germania, Spagna e Svezia.

Perché allora dopo tre Sì un No alla proposta del Governo? Anzitutto perché la formula elettorale individuat­a è irragionev­ole, dà un premio del 55 per cento dei seggi senza una soglia. Se si vuole ora inserirla e se essa è collegata anche a un’elezione diretta, quella obiettivam­ente più logica è la maggioranz­a assoluta con eventuale ballottagg­io. Poi perché invece che puntare su quei poteri indicati all’inizio si carica tutto su un’elezione formalment­e diretta nell’idea che i poteri poi si prendano sulla base di essa e su un assurdo meccanismo di staffetta dentro la maggioranz­a. La proposta di Italia Viva non ha queste contraddiz­ioni, ma ricalca troppo quella dei Comuni, risultando troppo rigida per un livello nazionale. Volendo ci sarebbe il tempo per tornare a soluzioni razionali e condivise a due terzi. Il sottoscrit­to con Libertà Eguale e un altro gruppo con Quagliarie­llo, Calderisi, Polito e altri abbiamo proposto due testi simili in questa direzione. Non disperiamo.

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