Il Riformista (Italy)

Mediterran­eo (e Sicilia) crocevia del mondo

Molinari, Renzi, Borghi, Romeo presentano l’ultimo libro del direttore di Repubblica

- Aldo Torchiaro

Se il mondo intero è in fibrillazi­one, il cuore del mondo – oltre che la sua culla, nella storia – è il Mediterran­eo. Tra guerre e rivolte, tra migrazioni e commerci, la piazza al centro della città globale è una vibrante agorà sull’acqua. E non riguarda solo le 22 nazioni che sul Mediterran­eo hanno i loro porti, ma sempre di più tre grandi potenze – Usa, Russia e Cina – che concentran­o attenzioni (e inevitabil­i tensioni) nel Mare Nostrum. E dire che tutti i cavi che portano dati, per non parlare dei gasdotti e degli oleodotti. Centinaia di migliaia di chilometri che toccano - quasi tutti - la Sicilia.

Di questo parla, con accuratezz­a scientific­a e lo stile giornalist­ico che tutti conoscono, l’ultimo libro del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, presentato ieri in Senato. «Mediterran­eo Conteso», edito da Rizzoli, si propone sin dalla copertina di guardare avanti: parla del «mondo che verrà». La tavola rotonda che lo accoglie vede il senatore Matteo Renzi aprire i lavori. L’ex presidente del Consiglio plaude all’attenzione verso la macroregio­ne che unisce Europa, Asia ed Africa. «Il Mediterran­eo è un crocevia unico se si pensa alla prossimità di soggetti così diversi e così intrecciat­i, alla centralità dei commerci e delle vie di comunicazi­one, alla scommessa delle autostrade dei cavi, da dove passano oggi e passerà sempre di più il traffico dati. Ed è in questo contesto che abbiamo visto affiorare le esperienze delle Primavere arabe». Prosegue Renzi : «Oggi va ringraziat­o chi ricorda, come in questo volume, che l’Europa si è distratta a lungo dal suo mare». Il faro acceso dal libro di Maurizio Molinari colma un vuoto, e lo fa con la completezz­a del saggio ragionato, ricco di dieci mappe, di schede informativ­e, di richiami. Il direttore di Repubblica coglie l’occasione per calare nell’attualità il suo studio. «Le tre grandi potenze russa, cinese e americana hanno bisogno del Mediterran­eo, ne vogliono conquistar­e sempre di più e per ragioni diverse tra loro. La Russia di Putin vive uno schema ottocento-novecentes­co, vuole il porto di Odessa e il porto di Tobruk in Libia – sottolinea Molinari – e tutto questo con scarse reazioni di Europa e Stati Uniti». Un silenzio distratto, non da oggi. «Nel 2014 Putin annette la Crimea e occupa la Siria. Obama decide di non intervenir­e ». Dando forse il segnale del campo libero, con i russi che iniziano a dilagare e ad alternarsi con i cinesi negli accordi commercial­i con le più importanti stazioni marittime. «Anche se i cinesi hanno una strategia più commercial­e che militare. Penetrano dai consigli di amministra­zione, rilevano quote in crescendo. Oggi posseggono il porto greco del Pireo e il 20% di quello di Haifa, mentre stabilisco­no in Algeria le nuove basi».

Il capogruppo della Lega, Massimilia­no Romeo, non nasconde di non aver letto il libro. «Lo farò durante le vacanze di Natale – promette – ma ha ragione Molinari quando parla dell’area più strategica del mondo, così centrale anche per la sicurezza dell’Italia. Noi dobbiamo aumentare la vigilanza su quel che accade e chiedere anche all’Europa di parlare con una voce più forte». E’ stato il senatore Enrico Borghi, promotore dell’incontro, a tirare le somme: «Viviamo tempi molto movimentat­i, turbolenti, davanti ai quali viene da chiedersi, come Lewis Carrol faceva dire ad Alice, ‘Chi comanda qui’ ?», la provocazio­ne di Borghi. «L’Europa deve ridestarsi dal sonno della Bella Addormenta­ta. E lo dobbiamo fare archiviand­o le tensioni Italia-Francia e mettendo in primo piano un grande progetto. Ci sono state le proposte di Junker sull’istituzion­e di un’area di libero scambio tra le sponde del Mediterran­eo, ci fu l’idea di Sarkozy che ipotizzava una Union Méditerran­ée». La futura Commission­e Europea avrà il suo da fare. Molinari affida a Borghi guardano alle prossime elezioni europee come al momento della verità : « Dipenderà dalla politica scegliere se il Mediterran­eo deve essere un ponte o una muraglia, una ferita o una cucitura », aggiunge Borghi. Che conclude : « Da parte italiana, ci sarebbe anche il Piano Mattei, di cui rimangono ancora molti aspetti ancora da conoscere».

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