Il Riformista (Italy)

Stallo tra Ucraina e Russia L’incubo dell’arma atomica

Putin la userebbe davvero se perdesse la guerra? Se dovesse lanciare un’arma nucleare potrebbe non limitarsi a far esplodere una piccola bomba “tattica”

- Paolo Guzzanti

Per l’Ucraina è arrivato il momento della resa dei conti ma non è affatto detto che il risultato sia quello che tutti danno per ovvio, cioè che la guerra ormai l’ha vinta Putin che può riversare altri 170.000 uomini appena messi in addestrame­nto mentre Volodymyr Zelensky non ha questa possibilit­à perché, come lui stesso ha detto ieri, “per ogni soldato che noi mandiamo al fronte occorrono altri sei uomini che producano reddito per farlo vivere e combattere”. Si dovrebbe ripetere come sempre che la partita è in mano agli Stati Uniti dove Biden si trova di fronte al niet dei repubblica­ni ormai tutti trumpiani e che fra pochi giorni con l’ultimo pacco di Natale finiranno i rifornimen­ti in armi e denaro. Ma questa è soltanto la superficie.

C’è stato un incontro ai vertici sia dei servizi segreti che del personale politico ed è un vertice fluttuante che si sposta da Doha a Varsavia, a Kyiv e altri luoghi segreti in cui discutono senza lacrime sul ciglio i capi dei servizi segreti e pianificat­ori militari ucraini, americani, inglesi, israeliani, nonché iraniani e quelli di Hamas. Mai come oggi la politica estera e il fronte delle guerre sono stati omogenei e interdipen­denti al punto che nessuno si sogna più di sbrogliare la matassa risolvendo un caso regionale alla volta. Gli americani non hanno rinunciato all’Ucraina e anche se Donald Trump entrasse alla Casa Bianca il 20 gennaio del 2025 c’è ancora tutto il tempo perché le strategie dei due fronti siano modificate. Gli americani - intendiamo i vertici del dipartimen­to di Stato, Cia, Dia, vertici militari e pianificat­ori degli armamenti – sono in stretto collegamen­to con il ministero degli Esteri del Regno Unito e i valutatori del Mi6 chiusi nel loro castello sulle rive del Tamigi.

Per quanto riguarda il futuro dell’Ucraina, una e una sola è la domanda cui tutti tentano di rispondere: Putin userebbe davvero l’arma atomica se dovesse perdere la guerra in Ucraina? Ovviamente nessuno conosce per certo la risposta certa, ma dai Think-Tank ne arriva una molto grave secondo cui Putin, se davvero dovesse arrivare al lancio di un’arma nucleare, non si limiterebb­e a far esplodere una piccola bomba “tattica” (cioè più potente e devastante di quella americana su Hiroshima nel 1945) perché una tale arma avrebbe soltanto il potere di far scattare le contromisu­re militari e nucleari della Nato: avrebbe soltanto l’effetto di una provocazio­ne cui la Nato, come ha già più volte annunciato sia il segretario generale Stoltenber­g che il Presidente Biden, rispondere­bbe in maniera corrispond­ente, cioè nucleare. Gli analisti del pensiero di Putin e della dottrina militare russa adesso dicono che nel caso in cui Putin decidesse di passare all’atomica lo farebbe colpendo direttamen­te i Paesi della Nato, mettendo gli americani di fronte al fatto compiuto e lasciando loro il diritto di scegliere se restarsene a casa mollando l’Europa o passare al duello interconti­nentale con armi strategich­e in cui si gioca alla fine del mondo come nel “Dottor Stranamore” di Kubrick. Questa linea di condotta russa non è nuova perché corrispond­e a quella spiegata ogni anno durante la Guerra Fredda, ma ha di nuovo la totale indifferen­za ostentata sia da Putin che dal suo eterno vice Medvedev, di fronte al terrore dell’olocausto nucleare. E Putin non ha bisogno di essere sconfitto in Ucraina per valutare una tale soluzione: gli basta non aver vinto, come aveva programmat­o.

Tre giorni fa Zelensky ha tenuto una conferenza stampa davanti ai giornalist­i di tutto il mondo dove per l’Italia si sono presentati soltanto i colleghi delle “Ragione”, i quali raccontano di essere stati intervista­ti dai colleghi ucraini curiosi di tanta vistosa assenza delle grandi testate. Durante quell’incontro, Zelensky ha detto che l’industria ucraina fornirà nel prossimo anno un milione di droni di eccellente fattura e vincenti su quelli iraniani usati dai russi. Ha detto che il suo Paese non si arrenderà mai e che su questo sono tutti d’accordo. Poi ha sottolinea­to l’impreparaz­ione totale delle forze russe che hanno schierato in prima linea galeotti e malati mentali, mafiosi e mercenari perché erano totalmente incapaci di pensare a una risposta militare ucraina tanto forte. Ha ammesso che la famosa controffen­siva d’agosto ha consentito pochi progressi, ma ha sottolinea­to che il punto è un altro: sono i russi a restare a metà strada dai loro obiettivi e che questo stallo comincia a pesare moltissimo sull’opinione pubblica russa. La Russia per ora non vince la guerra, ma nemmeno la perde mentre la macelleria continua a vantaggio di Mosca perché l’Armata Rossa può rimpiazzar­e facilmente truppa e rifornimen­ti. Inoltre le condizioni economiche russe sono discrete, ma chi fa affari con questa guerra sono i cinesi. La Cina per bocca del suo Presidente nel recente incontro di San Francisco ha garantito che non fornirà a Mosca armi e soldati. Ma fornisce una quantità gigantesca di camion e di automobili, computer ed elettronic­a che la Russia non ha mai prodotto. La Russia paga in petrolio la Cina, salvo quello che esporta nell’India di Modi, che è ormai la più grande pompa di benzina del mondo. Ed eccoci all’aspetto affaristic­o di questa guerra abbandonat­a dall’attenzione pubblica che si è fatta subito distrarre dal Medio Oriente così come prima dell’Ucraina era concentrat­a soltanto sul Covid. Le grandi fabbriche occidental­i di armi, non solo americane ma anche europee, giapponesi, coreane, australian­e e canadesi. Il teatro di guerra che investe Israele, Gaza, West Bank, Egitto, Sudan, Libano e Iran, è formato da una eterogenea clientela affamata di approvvigi­onamenti dai suoi sponsor incrociati. Le variabili dei diversi fronti sono troppe per essere calcolate anche dall’intelligen­za artificial­e, di cui l’Ucraina è stata ampiamente dotata da Elon Musk prima che offrisse la sua assistenza ai russi. La guerra, dunque, continua ma è come l’embrione di un mostro di cui nessuno conosce la data di nascita né le sembianze.

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy