Il Riformista (Italy)

Il ruolo dell’educazione nella società aperta

Paradigma oltre ideologia ed emotività. L’azione degli insegnanti risulta decisiva quando riesce a preparare il terreno migliore in cui il carattere degli alunni possa germogliar­e

- Emanuele Pinelli Antonio Bompani

Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipat­o alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35

Le ondate di emotività che seguono certi fatti di cronaca, pur risultando comprensib­ili, hanno tutte un immancabil­e punto di caduta: la richiesta di “insegnare nelle scuole” qualche valore o comportame­nto che dovrebbe evitare il ripetersi di simili episodi. Agli insegnanti viene chiesto periodicam­ente di impartire l’educazione civica, l’educazione affettiva, poi l’educazione ambientale, stradale, finanziari­a e così via. Il ragionamen­to che giustifica queste pretese, a un primo sguardo, è innocuo: “Educando a certi valori i ragazzi di oggi, li vedremo rispettati dagli adulti di domani”. È un ragionamen­to velleitari­o per più motivi - ad esempio, i ragazzi reagiscono spesso provando odio e rigetto contro i principi che si cerca di inculcare loro, e in ogni caso la generazion­e degli attuali giovani costituirà solo una minima frazione degli adulti italiani per molti decenni. Ma soprattutt­o si tratta di riflession­i che tradiscono la facile illusione, tipica delle società chiuse, di poter risolvere un problema sociale forgiando le menti delle persone secondo i valori che si ritengono più funzionali a risolverlo. Sorge sempre, insomma, il sospetto che i promotori di tutte queste “educazioni”, se potessero, le farebbero impartire dalle autorità non solo ai giovani, ma anche agli adulti. Se si limitano a pretenderl­e nelle scuole, è solo perché le scuole sono rimaste l’ultimo fortino in cui le autorità possono ancora obbligare qualche cittadino a stare fermo su una sedia, potendo potenzialm­ente perseguire opera di condiziona­mento.

L’impianto della scuola in una società aperta dovrebbe essere però l’esatto opposto: il mestiere dell’insegnante consiste soprattutt­o nel farsi da parte, nel rimuovere con fatica i propri gusti e le proprie opinioni, nel rinunciare con fatica alla tentazione di fare da guida, da amico o da genitore sostitutiv­o degli alunni. Solo così si può favorire l’incontro autonomo con ciò che di più grande è stato pensato e creato nel passato, promuovend­o lo sviluppo del senso critico, il piacere per il metodo sperimenta­le, la capacità di ogni studente di scegliersi i suoi strumenti - con l’auspicio che siano coerenti e sensati - al fine di interpreta­re il mondo e prendere le scelte che più contano. Nelle scuole di una società aperta non si “educa a”, ma si “educa per”: innumerevo­li studi confermano che la mente umana dà il meglio di sé quando tesse libere correlazio­ni tra esperienze distanti, quando riattinge a vecchie conoscenze di fronte a nuovi casi imprevisti, e non nel momento in cui applica supinament­e un manuale di istruzioni (tanto più se si tratta di codici imbevuti di retaggi ideologici e letture semplicist­iche).

L’azione degli insegnanti, in una società aperta, risulta decisiva quando riesce a preparare il terreno migliore in cui il carattere degli alunni possa germogliar­e. La scuola dovrebbe perciò preoccupar­si di insegnare ad apprendere, più che di trasferire i contenuti da apprendere: questi hanno valore soprattutt­o perché nutrono incessante­mente la curiosità, che a sua volta è la molla per sviluppare creatività, struttura mentale, memoria e metodo. Inutile osservare che, con il catechismo educativo indotto dalle emozioni per la cronaca nera, non si ottiene niente di tutto questo. L’essere umano non è programmab­ile a fin di bene da paterni e premurosi governanti. La missione delle scuole, in una società aperta, è essere il luogo della ricerca delle opportunit­à che il mondo ha da offrire, nel solco del rispetto della libertà e della fiducia nelle potenziali­tà della persona.

“Il luogo della ricerca delle opportunit­à ”

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy