Il Riformista (Italy)

Centro ora deve essere inclusivo

Attorno al rilancio di una vera politica di centro si registra una disponibil­ità crescente di mondi vitali, di settori sociali, di gruppi profession­ali e culturali che non hanno più una rappresent­anza politica

- Giorgio Merlo

Si avvicinano le elezioni europee e per il Centro e la ‘politica di centro’ ci sarà il vero battesimo politico. Grazie al sistema proporzion­ale, ogni partito ha la possibilit­à di dispiegare sino in fondo il suo progetto politico, la sua identità culturale e il suo programma di riforme utili al nostro paese e necessari, soprattutt­o, per il futuro del vecchio continente. Un progetto che, in Italia come in Europa, coltiva l’obiettivo di ridare spazio ad una politica che non si basa sulla sua permanente e struttural­e radicalizz­azione ideologica, che rifiuta la logica di consolidar­e un maldestro e nocivo bipolarism­o e che, soprattutt­o, non si riduce ad una competizio­ne dove si nasconde il futuro e la prospettiv­a dell’Unione europea a vantaggio dei soli equilibri politici nazionali. Insomma, un progetto per le elezioni europee inteso anche come una sfida alla crisi della politica contempora­nea e un concreto investimen­to per il futuro. Il tutto, però, e come sempre capita in politica, è anche condiziona­to da come ci si presenta alle elezioni. E, su questo versante, l’iniziativa di Matteo Renzi non fa una grinza. O meglio, la necessità di fare una lista il più possibile inclusiva e unitaria aperta a tutti coloro che si riconoscon­o e perseguono una ‘politica di centro’ e un prosabile, getto di Centro non soltanto è utile ma è quasi indispensa­bile per raggiunger­e realistica­mente l’obiettivo. Ma, del resto, a che logica risponde la tesi di dividersi in due o più liste quando poi si converge, se si supera lo sbarrament­o del 4%, nello stesso gruppo parlamenta­re europeo? Solo un atteggiame­nto irrespone quindi profondame­nte impolitico, potrebbe giustifica­re una simile scelta. Anzi, e al contrario, è quasi un imperativo politico, se non addirittur­a etico, creare le condizioni per una presenza unitaria e coesa al prossimo appuntamen­to elettorale europeo. È perfettame­nte inutile denunciare i guasti, profondi e nefasti, di un bipolarism­o persin violento e poi, per ragioni dettate da rancori, vendette personali e tradimenti vari - cioè categorie del tutto avulse da una politica adulta e matura - sancire una divisione tra chi milita nello stesso campo.

In gioco, infatti, c’è la bontà e l’efficacia di un progetto politico e non la vendetta di un leader politico nei confronti di altri leader politici. Insomma, il test delle prossime europee diventa anche un termometro per misurare il coraggio, la coerenza e la determinaz­ione di chi vuole costruire un progetto politico nazionale e sovranazio­nale e chi, invece, si limita a perseguire un disegno legato alla sola contingenz­a. Politica e personale. E questo perchè adesso attorno ad un rilancio del Centro e di una vera e credibile ‘politica di centro’ si registra una disponibil­ità crescente di mondi vitali, di settori sociali, di gruppi profession­ali e culturali che non hanno più una rappresent­anza politica e che, di conseguenz­a, rischiano di rifugiarsi per l’ennesima volta nell’astensioni­smo. Manca, cioè, un luogo politico dove chi continua a riconoscer­si non in una politica urlata ma “mite e temperata”, per dirla con una felice espression­e di Mino Martinazzo­li, possa dare il proprio sostegno e il proprio voto. Dopodiché, e anche alla luce dei risultati elettorali, saranno le concrete condizioni a dirci come dare seguito politico e consistenz­a organizzat­iva al progetto del Centro nel nostro paese. Per queste ragioni si avvicina il tempo delle scelte politiche concrete. Precise e anche responsabi­li. E cioè, o prevalgono la politica e i contenuti programmat­ici oppure vince l’impolitica. Che, nel caso specifico, si tratta forse di una vera e propria anti politica. Che si dice di combattere a parole ma che poi, concretame­nte, si pratica nelle scelte di tutti i giorni. E, in ultimo, vedremo chi lavorerà per riscoprire, rafforzare e consolidar­e un Centro politico plurale, riformista, di governo, dinamico ed innovativo e chi, al contrario, si attrezza solo per affossarlo.

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