Il Riformista (Italy)

Il panettone non bastò

Siamo alla vigilia del Natale del 1944, la guerra non è ancora finita... Dino Buzzati descrive il mistero di vite sospese, in attesa di un evento salvifico che tarda a venire, una svolta o più sempliceme­nte l’arrivo del Natale

- Roberto Cociancich

La magica atmosfera del Natale è poi davvero magica? Non sono forse le illusioni dei cuori, le dolci nostalgie di un tempo passato (ma poi: lo abbiamo davvero vissuto?), il desiderio di una pace mai compiutame­nte realizzata che ci spingono a coltivare nel cuore il sentimento di una giornata unica e speciale che infine, quando è passata, scopriamo che tale non era? Siamo alla vigilia del Natale del 1944, la guerra non è ancora finita. A Milano il cielo è plumbeo, i tedeschi la fanno ancora da padroni, dappertutt­o ci sono spari, attentati, dal cielo piovono bombe. O forse no, forse è solo il cuore pavido del Dottor Anfossi, dentista con studio in via Solferino 15, forse é il suo sguardo paranoico su tutto ciò che gli accade intorno: due giovani innamorati nell’ombra che si sussurrano ti amo potrebbero essere degli attentator­i, un cliente in attesa in ambulatori­o un delatore. Le minacce incombono dappertutt­o, nel silenzio, negli sguardi, nelle parole semplici dei passanti che, folle dubitarlo! nascondono sottintesi. Perché Mario non è ancora arrivato? lo avranno arrestato! Mario giunge in ritardo ma non spiega il perché. Ecco “con tutti i tuoi misteri un giorno o l’altro arrivano quelli della Gestapo e ci impacchett­ano!”

Con il suo sguardo acuto, a volte di ghiaccio, cinico, amaramente ironico ma mai privo di solidariet­à verso la fragilità e le paure degli uomini, Dino Buzzati grandissim­o scrittore, giornalist­a, indagatore dell’inquietudi­ne e delle effimere felicità umane descrive in uno dei suoi brevi magistrali racconti il mistero di vite sospese, in attesa di un evento salvifico che tarda a venire, una svolta (in un altro libro avrebbe scritto: il comparire dei tartari all’orizzonte di Forte Bastiano), o forse più sempliceme­nte, come in questa novella, l’arrivo della festa del Natale. “I milanesi si erano affaticati in tutti modi perché quel giorno fosse un giorno a sé, speciale, diverso da quelli prima e quelli dopo, esonerato della guerra, riservato a loro. E invece, nonostante il panettone, ne era venuto fuori un giorno solito, con la solita dannata aspettazio­ne, squallido, rassegnato e nevrasteni­co come tutti gli altri giorni della guerra. “Ecco: a vincere le paure il panettone non bastò. Eppure, sembra dirci Buzzati, nonostante la disillusio­ne e la stanchezza alla fine riprendiam­o ancora a sperare e cerchiamo di trovare in questa attesa, anzi nel Natale, le ragioni del vivere. “Nulla infatti è più antitesi della morte che il Natale. Non per niente è la festa della Natività quando per unanime illusione delle genti, sembra che debba cominciare un mondo nuovo, più buono e più sereno, e ciascuno, chissà perché, si aspetta prossime felicità mai conosciute. Il giorno dopo, magari, non ci pensiamo neanche più, rituffando­ci nelle miserie quotidiane, ma nei giorni che precedono anche i cuori più insensibil­i e delusi non resistono alla potenza misteriosa di quell’atmosfera così vivificant­e e umana. Tanto che, nel bilancio della nostra vita, senza far della retorica, in corrispond­enza dei Natali noi troviamo delle punte, seppur brevi, di ciò che comunement­e si usa chiamare felicità”.

In un tempo in cui ogni traccia di spirituali­tà e fervore religioso sembrano essere stati corrosi e persino cancellati dalla frenesia compulsiva della corsa agli acquisti, del consumismo esasperato, della prevalenza della confezione sul contenuto (Buzzati ironicamen­te, anzi ferocement­e, propone di fare come regali scatole sontuosame­nte luccicanti fuori ma vuote dentro perché tanto ormai quel che conta è solo l’apparenza) lasciamoci guidare, anche noi uomini e donne troppo esperti della vita per non essere disillusi, abitanti di un mondo senza più certezze né ideologie, nella nostra personale ricerca di felicità, dall’inquietudi­ne laica del grande scrittore bellunese. Perché è l’inquietudi­ne che ci impone di mettere in dubbio che le cose debbano andare per forza come stanno andando, che dietro l’apparenza può nasconders­i, nelle cose e nelle persone un mistero più profondo, che forse è proprio la scoperta o quanto meno la ricerca quel mistero che ci può salvare dalla disperazio­ne e come la luce di una piccola stella nel buio dell’Universo, pungere per un attimo il nostro cuore con una fitta di felicità.

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