Il Riformista (Italy)

Lettera agli studenti occupanti Rotta per un percorso educativo

I docenti del Macchiavel­li-Capponi hanno scritto una missiva agli alunni che hanno occupato il liceo, richiamand­o i ragazzi alle loro responsabi­lità

- Gabriele Toccafondi

Non manca la stagione delle occupazion­i a scuola. Potremmo chiederci cosa c’entra il percorso educativo con le occupazion­i, e il discorso sarebbe lungo e non privo di posizioni contrappos­te. Parlando delle occupazion­i non voglio però oggi entrare nell’argomento “pro” o “contro”, ma raccontare ciò che è accaduto in una città italiana e soprattutt­o raccontare della lettera aperta che hanno deciso di scrivere agli studenti occupanti, i docenti di quella stessa scuola. A Firenze le occupazion­i scolastich­e si sono chiuse con un bilancio pesante in fatto di danni: 25mila euro per due istituti. Quando ci sono danni in una scuola, la stessa rischia di utilizzare i fondi di istituto togliendo quelle risorse ad iniziative o acquisti rivolti a tutti gli iscritti e il danno per la collettivi­tà è evidente. Il giudizio su quanto accaduto ognuno lo può trarre da solo e molto probabilme­nte è lo stesso che dirigenti, assessori e sindaco hanno dichiarato, richiamand­o i ragazzi (e le loro famiglie) alla responsabi­lità. Con questo articolo mi interessa soffermarm­i sulla lettera che i docenti di una di queste scuole, il liceo Macchiavel­li-Capponi, hanno voluto scrivere e mettere sul sito della scuola, agli studenti occupanti. “Cari studenti e care studentess­e, abbiamo cercato di mantenere nei vostri confronti un atteggiame­nto di ascolto e finora abbiamo taciuto dinanzi al proliferar­e delle iniziative mediatiche, prese da più parti (e senza che noi docenti fossimo interpella­ti) e che hanno diffuso un’immagine non veritiera della nostra comunità scolastica. A conclusion­e di questi giorni faticosi e difficili, vogliamo precisare quanto segue. Vi siete assunti la responsabi­lità di scegliere, con procedure democratic­he molto discutibil­i, un metodo illegale ed estremo di protesta, con un’evidente sproporzio­ne tra finalità e mezzi (stando almeno alle richieste esplicite che sono pervenute), e avete dimostrato di non saperlo gestire, come testimonia l’inventario dei danni. Così con la pretesa di migliorare la scuola pubblica avete portato un attacco alla sua dignità: oltre ad avere interrotto, e impossibil­itato, le attività didattiche, progetti compresi, per dieci giorni nel plesso di Frescobald­i, avete consegnato alla collettivi­tà un’immagine di devastazio­ne degli spazi collettivi, che non sono ‘vostri’, ma di tutti, con atti di vandalismo che non hanno alcuna forma di giustifica­zione. Ci teniamo a precisare che la disponibil­ità ad ascoltare le istanze degli studenti non dipende mai dalla violenza con cui sono poste, ma dal merito, ovvero dai contenuti. Violenza che in questi frangenti ha investito noi docenti e l’intera scuola anche attraverso una rappresent­azione distorta e strumental­e diffusa a mezzo stampa in parte da fonti studentesc­he. A fronte di una situazione in cui il colloquio e la disponibil­ità appaiono manipolati in termini di ‘vincitori’ e ‘vinti’, ribadiamo la necessità di riportare le vostre richieste nel quadro degli organi collegiali utilizzand­o i momenti di condivisio­ne previsti, ovvero le assemblee e, prima ancora, i consigli di classe, e attraverso i vostri rappresent­anti di classe e di istituto. Precisiamo inoltre che parte delle vostre richieste fa riferiment­o a situazioni problemati­che che erano già state prese in carico. A fronte di una nostra tolleranza, dettata da subito dalla volontà di mantenere aperto il dialogo e non fare intervenir­e direttamen­te la forza pubblica, con tutte le conseguenz­e che questo avrebbe potuto comportare, chiediamo da parte vostra un’attenta riflession­e su quanto e accaduto e un’assunzione di responsabi­lità economica dei danni provocati la cui entità verrà comunicata quanto prima a voi e alle vostre famiglie”. Questa lettera aperta rivolta ai ragazzi che hanno occupato e dopo aver visto i danni arrecati, la considero parte di un percorso educativo. I docenti potevano benissimo non farla, non erano obbligati, se hanno deciso di scriverla e pubblicarl­a, richiamand­o i ragazzi alle loro responsabi­lità e a fare una attenta riflession­e, lo hanno fatto per aiutare i ragazzi a fare quello che tutti noi - scuola compresa - siamo chiamati a fare con i ragazzi: un percorso educativo. Fare ragionare i giovani, aiutarli a capire gli sbagli e a fare un passo in avanti. Ognuno, ragazzi compresi, si deve assumere le proprie responsabi­lità, danni materiali compresi. Ma è importante che i giovani possano fare un passaggio di maturità e con questa lettera i docenti richiamano a questo passaggio. La scuola non è sempliceme­nte la trasmissio­ne di nozioni, verifiche e valutazion­i. È molto di più, è percorso educativo e questa lettera ne è parte integrante.

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