Il Riformista (Italy)

Carcere, la tragedia e i suoi responsabi­li

- Gian Domenico Caiazza

Abbiamo a ragion veduta dedicato lo scorso numero di PQM, il settimanal­e del Riformista sui temi della giustizia, alla ossessione carcero centrica di questo Governo, ed in particolar­e del trio Meloni-Salvini-Nordio. Lo abbiamo intitolato “In galeraaa!”, mutuando il tormentone paranoico di quel genio comico di Giorgio Bracardi, e ne abbiamo illustrato le assurdità: 15 reati nuovi, tra i più stravagant­i ed inutili del già vastissimo catalogo, e sempre inseguendo la cronaca, i social e le invocazion­i forcaiole delle tante trasmissio­ni populiste che infestano le TV. Costoro non demordono dalla illusione becera che aumentando le pene qui e là, ed inventando reati, aumenti la sicurezza sociale. Nel soddisfare questa ossessione, questi signori sono arrivati a punire severament­e perfino gli atti di protesta non violenta dei detenuti in quelle fogne che sono le carceri italiane. Cioè introducon­o il reato di “rivolta nelle carceri”, e per sovrappiù vi includono gli atti di resistenza passiva adottati per protesta. Leggere o rileggere quel nostro approfondi­mento può tornare particolar­mente utile, ora che i bilanci di fine anno ci raccontano le cifre della tragedia che sta maturando nelle nostre carceri. Mi permetto di saccheggia­re il bellissimo articolo di Donatella Stasio su La Stampa di ieri. Il sovraffoll­amento medio al 6 dicembre 2023 è del 126%, con punte folli del 215% (Brescia), 203% (Foggia), 200% (Como, Taranto e almeno un’altra decina), mentre i nuovi ingressi quotano 400 a settimana. Quanto ai suicidi, siamo a 67. Ora, occorre che si sappiano un paio di cose. Saremmo già alle rivolte vere, cioè quelle con le carceri in fiamme, se non esistesser­o, pur con tutti i loro enormi limiti, le misure alternativ­e alla detenzione, che ad oggi tengono 84mila persone ad espiare -o in attesa di espiare- la loro pena definitiva con modalità alternativ­e al carcere. Cioè quelle misure alternativ­e che la irresponsa­bilità carcero centrica del governo e di larga parte della opposizion­e (Movimento 5 stelle in prima fila) mettono da sempre all’indice come segno di debolezza dello Stato, con quelle formulette della serie “norme svuota-carceri” e banalità analoghe. Se non ci fossero, i detenuti oggi dovrebbero essere, nelle ambizioni di questi irresponsa­bili, 144mila! Ma il Ministro Nordio ci aveva rassicurat­o: stiamo lavorando all’adeguament­o di strutture rapidament­e adattabili a nuove carceri, tipo caserme dismesse. Ci può aggiornare, signor Ministro, sulle magnifiche sorti di questo piano, anche con qualche dettaglio sull’esatto numero di nuove assunzioni di personale penitenzia­rio? Intanto, la notizia ufficiale è che avremo 8 nuovi padiglioni da 80 posti, per un totale di 640 nuovi posti. Caspita! Ah, scusate: quando? Nel 2026. Intanto, prego, continuate pure a gridare, in favore di telecamera, alla prossima notizia di cronaca: “In galeraaa!”. La nave affonda, e questi continuano a ballare (“con orgoglio”, immagino) al suono allegro della loro orchestra.

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