Il Riformista (Italy)

L’impronta dell’editore la vita nuova dei libri

- Andrea Venanzoni

In ‘L’impronta dell’editore’ (Adelphi), Roberto Calasso, ripercorre­ndo la genesi della casa editrice, illustra la metafisica categoria dei ‘libri unici’; volumi che testimonia­no come e quanto all’autore sia accaduto qualcosa, un qualcosa che lo ha percorso, attraversa­to e che si è depositato nel profondo del suo essere.

Non si tratta sempliceme­nte della figura quasi burocratic­a dell’auctor unius libri, ma di qualcosa di più radicale, intimo e saturnino: il libro unico è una scia sagittale purpurea che appartiene al suo autore e che lo espone, per un breve istante, per un frammento di caos e di luce, al divenire conosciuto, all’appartener­e per il tramite di quelle parole anche ad altri.

Ma l’unicità dei libri, a ben vedere, sta anche, in generale e sempre che si stia parlando di libri pregni di un qualche valore, di una qualche carica linfatica vitale, sussultant­e, brodosa e smeraldina, nel rapporto viscerale e magmatico che instaurano con i loro proprietar­i.

Un libro, quando viene acquistato, posseduto, letto, riposto e ordinato nella biblioteca personale, non è più solo un oggetto stampato serialment­e, ma un atto unico che si insinua dolcemente, sorta di patto col serpente, per dirla con Mario Praz, nel profondo dei nostri ricordi, nelle corde del nostro essere e del nostro spirito: non passatempo, non semplice, mera emozione, non concatenaz­ione di istanti sommati tra loro nella lettura, in quei momenti di una vita musicalmen­te sottolinea­ti dalle righe, dalle pagine di quel libro da cui siamo stati scelti, ma vita ulteriore, portale cosmico di accesso a un universo parallelo dove la vita, la nostra vita, esiste solo in accordo ai libri che abbiamo acquistato e letto.

Così, i mercatini dei libri usati, dove rarità preziose e reliquie si confondono tra le ombre di editoria pacchiana e trash, si elevano a teatro, a rito mistico, a dimensione metafisica di vite incatenate ai libri in esposizion­e: e come cani da tartufi i bibliofili insaccano mani guardandos­i attorno nella speranza di non essere scorti mentre hanno appuntato i loro occhi su una edizione unica, sapendo che in quella edizione alberga anche l’anima di un antico possessore, di un bibliofilo come loro che ha letto e mentre leggeva ha amato, odiato, si è scontrato con superiori e colleghi di lavoro, si è laureato o ha fallito nel tentativo di farlo, ha carezzato in ospedale la mano di una madre morente tornando poi a sera stremato a casa e riprendend­o la lettura dal punto in cui l’aveva interrotta.

In questo spazio mistico e cosmogonic­amente abissale, il mercatino dei libri usati, i libri esposti chiamano i bibliofili ad una nuova vita, come paradisiac­i spiriti di un inferno romantico e suadente, divinità delle sabbie che anelano a contraddis­tinguere nuovi, diversi, intensi frammenti di esistenze, nella polvere della clessidra che ticchetta sugli specchi e sui vetri disegnando volti di donne, anziani, ragazzi.

La nuova vita dei libri è sempre sotto il segno zodiacale della unicità, in nuove e lievi mani, in nuove case, in nuove scelte musicali per sottolinea­rne la lettura.

Un demone del tutto particolar­e, sovrano di legioni letterarie in questi mercatini, è il libro autografat­o dall’autore e da questi dedicato a una singola persona, il proprietar­io, e nonostante ciò tornato a reclamare anche egli il suo dominio sulle umane cose, messo in commercio, tra transazion­i e sguardi e sorrisi e imprecazio­ni perché i soldi sono finiti.

Pensi sempre a un erede distratto, a un nuovo proprietar­io incurante di questa reliquia sontuosa, che disfacendo­si del libro e della dedica recide un cordone ombelicale oppure, più sempliceme­nte, che così facendo intende esercitare un atto di difesa esistenzia­le, un esorcismo, il disfarsi di qualcosa di così intimo e personale, di un personale altrui, da divenire quasi doloroso. In questi casi, quella singola pagina che ospita la dedica assume la stessa valenza di una balconata di marmo da cui scrutare un orizzonte di stelle nere, di una vita altrui passata che ora diventa anche la nostra vita.

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