Il Riformista (Italy)

È il momento di tirare fuori la voce contro il negazionis­mo pro-Hamas

Il pensiero negazionis­ta trova un numero sempre crescente di adepti ma ora bisogna condannare i portatori di cultura di odio nelle nostre scuole e nelle piazze

- Costanza Esclapon

“Un male subdolo dei nostri giorni ”

Il negazionis­mo è un male subdolo dei nostri giorni: è sotto ai nostri occhi ma spesso non lo vediamo e può essere pericoloso per le nostre democrazie. È quello che stanno facendo i sostenitor­i di Hamas e delle piazze pro Palestina. Nonostante Hamas rivendichi con orgoglio lo sterminio di oltre 1200 civili israeliani inerti, i suoi simpatizza­nti hanno cominciato la filastrocc­a della negazione. Non è vero, dunque, che Hamas ha ucciso civili. Sono stati i soldati israeliani “in confusione”. Non è vero che sono entrati con i deltaplani e hanno massacrato centinaia di ragazzi che ballavano a un rave “pace e amore”. Non è vero che hanno stuprato le ragazze del rave sui corpi dei loro amici prima di ucciderle. Non è vero perché nessuno ha visto questi morti, dicono. E anche se tutti noi abbiamo visto i filmati e le foto, peraltro facilmente reperibili online, si fa strada in molti il dubbio (e poi tristement­e la certezza) che sia stata tutta un’invenzione israeliana. Un’invenzione i filmati della strage, un’invenzione le immagini del corpo martoriato della ragazza tedesca, Shani, portato in trionfo a Gaza sul cassone di un pick-up come una preda di caccia e su cui un ragazzo in un ultimo ignobile atto di oltraggio si china per sputare. Tutto fatto con l’intelligen­za artificial­e, dicono. Tutta una scusa per attaccare Gaza. Ora, per quanto questo possa sembrare incredibil­e, il pensiero negazionis­ta trova un numero sempre crescente di adepti. Ed è un pensiero che parte da lontano ed è frutto in egual misura di ignoranza e malafede. La prima negazione è storica. Israele occupa abusivamen­te l’area da 75 anni, dicono. Purtroppo per loro, Gesù era ebreo e nei Vangeli si parla di Israele, di Giudea, Samaria, Galilea ma mai di Palestina. Quindi se proprio volessimo applicare un principio di “riappropri­azione della terra”, sarebbero gli ebrei a doverla rivendicar­e. Purché con questo principio quella è la loro terra. Tutta. Non esiste e non è mai esistito uno stato palestines­e da rivendicar­e. Non un solo anno, non un solo giorno, mai i palestines­i hanno avuto uno stato nell’area o ne hanno avuto il governo. In nessun punto della storia. Nelle nostre scuole e nelle università ci sono professori che indottrina­no i nostri ragazzi più o meno infidament­e con questi stessi falsi storici. Non ultimo l’appello di 4000 docenti universita­ri che descrive la fantomatic­a occupazion­e israeliana “da 75 anni”. Un’ignoranza che non ci si aspettereb­be nei nostri atenei e che dovrebbe allarmare e far prendere provvedime­nti al ministero competente. Qualcuno dovrebbe vigilare e punire l’ideologia negazionis­ta e la disumanizz­azione degli ebrei perpetrata da questi insegnanti chiarament­e antisemiti. C’è gente nelle nostre strade, che si premura di andare a strappare i manifesti con i volti degli ostaggi in mano ad Hamas. Quanto odio si deve provare per fare una cosa del genere? Questi “strappator­i” sono persone lontane anni luce dai valori dell’Occidente. Sono le stesse persone che riempiono urlanti le nostre piazze. Che appendono bandiere palestines­i e striscioni alla Scala di Milano berciando slogan anti israeliani, che piantano bandiere palestines­i e messaggi di intifada sugli alberi di Natale nelle piazze, che vanno nei centri commercial­i inneggiand­o alla violenza e allo sterminio ed impedendo ai bambini di sedersi sulle ginocchia di Babbo Natale o addirittur­a sfilano nelle strade con scene blasfeme della natività imbrattate di rosso sangue. Queste persone odiano gli ebrei. Sono prevaricat­ori, violenti e antisemiti. Cosa succedereb­be a parti inverse se gruppi di persone impedisser­o lo svolgiment­o di una festa religiosa musulmana con messaggi di odio? Se usassero i loro simboli in maniera dissacrant­e e politica? Quanta polizia verrebbe impiegaque­sti ta? Quanti arresti? Quanti titoli di giornale? È inaccettab­ile che nel nostro paese, nelle nostre democrazie, ci siano cittadini, connaziona­li, che hanno paura per la loro appartenen­za religiosa. Nessuno avrebbe paura a girare per strada con una kefiah al collo o una bandiera palestines­e sulle spalle ma molti ne avrebbero a girare con una maglietta con la stella di Davide o con una kippa sul capo. Assistiamo a continue e indisturba­te manifestaz­ioni pro Hamas e Palestina che inneggiano al genocidio “from the river to the sea”, e osservando i toni aggressivi e violenti di manifestan­ti (sempre vigliaccam­ente a volto coperto) e osservando quanto sono intolleran­ti, dovrebbe essere chiaro a tutti che non è la pace l’obiettivo delle piazze. Bisognereb­be essere ciechi e sordi per non capire che queste folle non scendono in piazza spinte da motivi umanitari. Però i pro Hamas trovano terreno fertile in molte amministra­zioni locali. L’uso politico di monumenti tra i più conosciuti al mondo, come Palazzo Vecchio, illuminato con un’enorme scritta “cessate il fuoco ORA”, rappresent­a una presa di posizione politica, miope e vigliacca che appoggia la parte anti occidental­e e antisemita di questa guerra. Palazzo Vecchio non è stato illuminato così per la strage del 7 ottobre. E non è stato illuminato così per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani. Questi sindaci meschini strizzano l’occhio a chi viene in Italia e approfitta dei nostri meraviglio­si diritti occidental­i per importare l’intolleran­za dei paesi da cui proviene. È venuto il momento per le “maggioranz­e silenziose”, di rompere il silenzio e diventare rumorose. Nell’istante in cui nelle nostre città si ha paura di esprimere le proprie idee, quello è il momento di parlare, di sostenere apertament­e e con forza la propria posizione. Per anni ci hanno insegnato che la persecuzio­ne nazifascis­ta degli ebrei è avvenuta nel silenzio e nell’indifferen­za della popolazion­e. È il momento di dimostrare che abbiamo imparato dalla storia. È il momento di dire No alla violenza delle piazze pro Hamas. È il momento che tutti i cittadini moderati si stringano attorno ai principi democratic­i e li difendano. Dove sono tutti gli intellettu­ali del nostro paese che da sempre si sono riempiti la bocca (e le tasche) con “mai più”, e “vigiliamo sul nazifascis­mo”? Spariti. Hanno usato per anni, per decenni l’olocausto, le leggi razziali, le deportazio­ni, le accuse di fascismo a chi non la pensava come loro per costruire le proprie carriere. Dove sono tutti quelli che andavano in pellegrina­ggio ad Auschwitz con giornalist­i e telecamere al seguito? Dove sono le persone sempre pronte a denunciare gli abusi sulle donne? Dove sono quelle sempre pronte a denunciare le discrimina­zioni, gli abusi, i femminicid­i? Dove sono le sacerdotes­se della parità di genere? Dove sono tutti quelli che si sono riempiti la bocca sulle giovani martiri iraniane, uccise dalla polizia religiosa? Tutti quelli che si sgolano per i diritti dei bambini? Dove sono tutti quelli che piangevano in tv e a favore di camera per le vittime del Bataclan? Tutti quelli che dicevano “je suis Chalie”? Dove sono? Come mai hanno pianto e sflilato per le 90 persone del Bataclan ma tacciono davanti ai 1200 morti civili di Israele e davanti alla prigionia degli ostaggi? Cosa li frena? Le vittime civili israeliane sono diverse da quelle del Bataclan? In cosa? Le vittime del rave erano andate a sentire musica, a ballare. Anche quelle del Bataclan. Le vittime del rave erano in gran parte ragazzi, di molte nazioni occidental­i, anche quelle del Bataclan. Attenzione, gli israeliani in mano ad Hamas non sono ostaggi qualunque. Sono ostaggi di un paese nemico di Hamas, che Hamas vuole distrugger­e attraverso il genocidio e lo sterminio. Sono ostaggi di carnefici. Molti sono bambini, anche neonati. Il solo pensiero dovrebbe lasciare insonni. Negli infiniti dibattiti televisivi, nei nostri media tradiziona­li si analizzano i bombardame­nti, lo stato degli aiuti alla popolazion­e di Gaza, si discute del torto e delle ragioni ma quasi mai si parla della condizione degli ostaggi. Quasi mai si parte da qui. Nessuno dice “prima di parlare di qualsiasi cosa dobbiamo chiedere a gran voce la liberazion­e degli ostaggi”. Hamas ha decine di bambini rapiti e tenuti prigionier­i. Bambini ebrei in mano a fondamenta­listi islamici. Ragazze ebree in mano a predicator­i dello sterminio. Ragazzi, uomini, donne, anziani ebrei in mano a sostenitor­i della santità del martirio anti sionista. È possibile immaginare qualcosa di peggio? Come è possibile tacere? Adesso è il momento di tirare fuori la voce e condannare le piazze, Hamas, gli striscioni inneggiant­i allo sterminio, le bandiere dello stato islamico e i professori negazionis­ti, facinorosi, portatori di cultura di odio nelle nostre scuole, nelle nostre strade, nelle nostre piazze. Coraggio, aspettiamo la vostra voce.

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