È il momento di tirare fuori la voce contro il negazionismo pro-Hamas
Il pensiero negazionista trova un numero sempre crescente di adepti ma ora bisogna condannare i portatori di cultura di odio nelle nostre scuole e nelle piazze
“Un male subdolo dei nostri giorni ”
Il negazionismo è un male subdolo dei nostri giorni: è sotto ai nostri occhi ma spesso non lo vediamo e può essere pericoloso per le nostre democrazie. È quello che stanno facendo i sostenitori di Hamas e delle piazze pro Palestina. Nonostante Hamas rivendichi con orgoglio lo sterminio di oltre 1200 civili israeliani inerti, i suoi simpatizzanti hanno cominciato la filastrocca della negazione. Non è vero, dunque, che Hamas ha ucciso civili. Sono stati i soldati israeliani “in confusione”. Non è vero che sono entrati con i deltaplani e hanno massacrato centinaia di ragazzi che ballavano a un rave “pace e amore”. Non è vero che hanno stuprato le ragazze del rave sui corpi dei loro amici prima di ucciderle. Non è vero perché nessuno ha visto questi morti, dicono. E anche se tutti noi abbiamo visto i filmati e le foto, peraltro facilmente reperibili online, si fa strada in molti il dubbio (e poi tristemente la certezza) che sia stata tutta un’invenzione israeliana. Un’invenzione i filmati della strage, un’invenzione le immagini del corpo martoriato della ragazza tedesca, Shani, portato in trionfo a Gaza sul cassone di un pick-up come una preda di caccia e su cui un ragazzo in un ultimo ignobile atto di oltraggio si china per sputare. Tutto fatto con l’intelligenza artificiale, dicono. Tutta una scusa per attaccare Gaza. Ora, per quanto questo possa sembrare incredibile, il pensiero negazionista trova un numero sempre crescente di adepti. Ed è un pensiero che parte da lontano ed è frutto in egual misura di ignoranza e malafede. La prima negazione è storica. Israele occupa abusivamente l’area da 75 anni, dicono. Purtroppo per loro, Gesù era ebreo e nei Vangeli si parla di Israele, di Giudea, Samaria, Galilea ma mai di Palestina. Quindi se proprio volessimo applicare un principio di “riappropriazione della terra”, sarebbero gli ebrei a doverla rivendicare. Purché con questo principio quella è la loro terra. Tutta. Non esiste e non è mai esistito uno stato palestinese da rivendicare. Non un solo anno, non un solo giorno, mai i palestinesi hanno avuto uno stato nell’area o ne hanno avuto il governo. In nessun punto della storia. Nelle nostre scuole e nelle università ci sono professori che indottrinano i nostri ragazzi più o meno infidamente con questi stessi falsi storici. Non ultimo l’appello di 4000 docenti universitari che descrive la fantomatica occupazione israeliana “da 75 anni”. Un’ignoranza che non ci si aspetterebbe nei nostri atenei e che dovrebbe allarmare e far prendere provvedimenti al ministero competente. Qualcuno dovrebbe vigilare e punire l’ideologia negazionista e la disumanizzazione degli ebrei perpetrata da questi insegnanti chiaramente antisemiti. C’è gente nelle nostre strade, che si premura di andare a strappare i manifesti con i volti degli ostaggi in mano ad Hamas. Quanto odio si deve provare per fare una cosa del genere? Questi “strappatori” sono persone lontane anni luce dai valori dell’Occidente. Sono le stesse persone che riempiono urlanti le nostre piazze. Che appendono bandiere palestinesi e striscioni alla Scala di Milano berciando slogan anti israeliani, che piantano bandiere palestinesi e messaggi di intifada sugli alberi di Natale nelle piazze, che vanno nei centri commerciali inneggiando alla violenza e allo sterminio ed impedendo ai bambini di sedersi sulle ginocchia di Babbo Natale o addirittura sfilano nelle strade con scene blasfeme della natività imbrattate di rosso sangue. Queste persone odiano gli ebrei. Sono prevaricatori, violenti e antisemiti. Cosa succederebbe a parti inverse se gruppi di persone impedissero lo svolgimento di una festa religiosa musulmana con messaggi di odio? Se usassero i loro simboli in maniera dissacrante e politica? Quanta polizia verrebbe impiegaquesti ta? Quanti arresti? Quanti titoli di giornale? È inaccettabile che nel nostro paese, nelle nostre democrazie, ci siano cittadini, connazionali, che hanno paura per la loro appartenenza religiosa. Nessuno avrebbe paura a girare per strada con una kefiah al collo o una bandiera palestinese sulle spalle ma molti ne avrebbero a girare con una maglietta con la stella di Davide o con una kippa sul capo. Assistiamo a continue e indisturbate manifestazioni pro Hamas e Palestina che inneggiano al genocidio “from the river to the sea”, e osservando i toni aggressivi e violenti di manifestanti (sempre vigliaccamente a volto coperto) e osservando quanto sono intolleranti, dovrebbe essere chiaro a tutti che non è la pace l’obiettivo delle piazze. Bisognerebbe essere ciechi e sordi per non capire che queste folle non scendono in piazza spinte da motivi umanitari. Però i pro Hamas trovano terreno fertile in molte amministrazioni locali. L’uso politico di monumenti tra i più conosciuti al mondo, come Palazzo Vecchio, illuminato con un’enorme scritta “cessate il fuoco ORA”, rappresenta una presa di posizione politica, miope e vigliacca che appoggia la parte anti occidentale e antisemita di questa guerra. Palazzo Vecchio non è stato illuminato così per la strage del 7 ottobre. E non è stato illuminato così per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani. Questi sindaci meschini strizzano l’occhio a chi viene in Italia e approfitta dei nostri meravigliosi diritti occidentali per importare l’intolleranza dei paesi da cui proviene. È venuto il momento per le “maggioranze silenziose”, di rompere il silenzio e diventare rumorose. Nell’istante in cui nelle nostre città si ha paura di esprimere le proprie idee, quello è il momento di parlare, di sostenere apertamente e con forza la propria posizione. Per anni ci hanno insegnato che la persecuzione nazifascista degli ebrei è avvenuta nel silenzio e nell’indifferenza della popolazione. È il momento di dimostrare che abbiamo imparato dalla storia. È il momento di dire No alla violenza delle piazze pro Hamas. È il momento che tutti i cittadini moderati si stringano attorno ai principi democratici e li difendano. Dove sono tutti gli intellettuali del nostro paese che da sempre si sono riempiti la bocca (e le tasche) con “mai più”, e “vigiliamo sul nazifascismo”? Spariti. Hanno usato per anni, per decenni l’olocausto, le leggi razziali, le deportazioni, le accuse di fascismo a chi non la pensava come loro per costruire le proprie carriere. Dove sono tutti quelli che andavano in pellegrinaggio ad Auschwitz con giornalisti e telecamere al seguito? Dove sono le persone sempre pronte a denunciare gli abusi sulle donne? Dove sono quelle sempre pronte a denunciare le discriminazioni, gli abusi, i femminicidi? Dove sono le sacerdotesse della parità di genere? Dove sono tutti quelli che si sono riempiti la bocca sulle giovani martiri iraniane, uccise dalla polizia religiosa? Tutti quelli che si sgolano per i diritti dei bambini? Dove sono tutti quelli che piangevano in tv e a favore di camera per le vittime del Bataclan? Tutti quelli che dicevano “je suis Chalie”? Dove sono? Come mai hanno pianto e sflilato per le 90 persone del Bataclan ma tacciono davanti ai 1200 morti civili di Israele e davanti alla prigionia degli ostaggi? Cosa li frena? Le vittime civili israeliane sono diverse da quelle del Bataclan? In cosa? Le vittime del rave erano andate a sentire musica, a ballare. Anche quelle del Bataclan. Le vittime del rave erano in gran parte ragazzi, di molte nazioni occidentali, anche quelle del Bataclan. Attenzione, gli israeliani in mano ad Hamas non sono ostaggi qualunque. Sono ostaggi di un paese nemico di Hamas, che Hamas vuole distruggere attraverso il genocidio e lo sterminio. Sono ostaggi di carnefici. Molti sono bambini, anche neonati. Il solo pensiero dovrebbe lasciare insonni. Negli infiniti dibattiti televisivi, nei nostri media tradizionali si analizzano i bombardamenti, lo stato degli aiuti alla popolazione di Gaza, si discute del torto e delle ragioni ma quasi mai si parla della condizione degli ostaggi. Quasi mai si parte da qui. Nessuno dice “prima di parlare di qualsiasi cosa dobbiamo chiedere a gran voce la liberazione degli ostaggi”. Hamas ha decine di bambini rapiti e tenuti prigionieri. Bambini ebrei in mano a fondamentalisti islamici. Ragazze ebree in mano a predicatori dello sterminio. Ragazzi, uomini, donne, anziani ebrei in mano a sostenitori della santità del martirio anti sionista. È possibile immaginare qualcosa di peggio? Come è possibile tacere? Adesso è il momento di tirare fuori la voce e condannare le piazze, Hamas, gli striscioni inneggianti allo sterminio, le bandiere dello stato islamico e i professori negazionisti, facinorosi, portatori di cultura di odio nelle nostre scuole, nelle nostre strade, nelle nostre piazze. Coraggio, aspettiamo la vostra voce.