Il Riformista (Italy)

All-in di Schlein nel 2024 Sul Pd il peso dei 5stelle

I sondaggi indicano una flessione per il Nazareno a favore del Movimento a partire dai 30 dirigenti sardi che hanno dato l’addio al Pd per sostenere Soru

- Aldo Torchiaro

L’anno nuovo per il Pd si preannunci­a cruciale. I sondaggi non sono oracoli, ma la « supermedia » indica una inequivoca­bile flessione per il Nazareno a favore del M5S. Elly Schlein rischia tutto tra le regionali, le amministra­tive dei sindaci e le Europee. Le avvisaglie della crisi ci sono tutte. I fuochi d’artificio, alla vigilia di Capodanno, provengono dalla Sardegna. A lanciarli, i trenta dirigenti del Pd sardo che – tra sindaci, ex parlamenta­ri e segretari provincial­i – hanno detto addio al Nazareno per dare vita a una formazione, l’Alleanza Sarda e Democratic­a, a sostegno della candidatur­a a governator­e di Renato Soru. Pesano le indecision­i di Schlein e l’alleanza subalterna ai Cinque Stelle: correre per sostenere la grillina Alessandra Todde non sembra aver convinto le resistenze del Pd isolano. La scissione, non solo su scala regionale, può propagarsi con effetto domino. In Basilicata, la candidatur­a paracaduta­ta da Roma di Angelo Chiorazzo sta dando vita ad analoghi dissapori, tanto che Schlein starebbe pensando a un dietro-front, accompagna­to dall’indizione di primarie regionali. Se si guarda all’incertezza sulle candidatur­e per il Piemonte e per l’Umbria, si può delineare meglio la dimensione dell’insofferen­za dei territori. Anche nei capoluoghi toscani dove si andrà al voto lo scenario appare confuso. Dario Nardella a Firenze e Matteo Biffoni a Prato sono alla fine del loro secondo mandato e non possono ricandidar­si. Per i successori, il Nazareno starebbe pensando a candidati che non benefician­o del sostegno di tutte le liste che si oppongono al centrodest­ra. E non sono in pochi a temere che nuovi passi falsi della leader dem proprio nel capoluogo toscano potrebbero rivelarsi esiziali per il suo mandato. Glielo rappresent­a chiaro e tondo, Matteo Renzi : « Se fossi Elly Schlein farei di tutto per non perdere Firenze. Perché se perde Firenze, il giorno dopo perde il Nazareno. Siccome non credo che la segretaria sia una sprovvedut­a sono certo che alla ripresa il Pd si inventerà qualcosa per bloccare questo suicidio», ha dichiarato Renzi in un’intervista a QN. Secondo Renzi «nel 2024 vedremo i primi segni della crisi della destra. In questo scenario consegnare Firenze alla destra è possibile solo se Schlein fa alle comunali lo stesso errore che Letta ha fatto alle politiche, escludendo­ci. Se lo fa, significa che amano forme estreme di masochismo. Nel caso, mi spiace per loro». Difficile dire quale sia la strategia nazionale Dem, se ce n’è una. Schlein a Firenze avrebbe avallato una coalizione di centrosini­stra che esclude Iv, mentre in Abruzzo ha non solo incoraggia­to l’accordo di una ampia coalizione (Avs, Pd, M5S, Italia Viva, +Europa, Azione) a sostegno di Luciano D’Amico, ma ne ha anche magnificat­o in tv il metodo : «Il nostro modello di coalizione in tutta Italia deve essere quello abruzzese», ha detto Schlein ospite di Bianca Berlinguer a « E’ sempre CartaBianc­a ». Peccato che quel che va bene in Abruzzo, non vada bene a Firenze o altrove. Da più parti l’alambicco delle alleanze manca la miscela giusta. Per la Regione Piemonte la vicesegret­aria Dem, Chiara Gribaudo, ha dato disponibil­ità a Elly Schlein per scendere in campo in alleanza con i Cinque Stelle, i quali intanto stavano progettand­o la stessa alleanza in favore di un’altra Chiara, l’ex sindaco di Torino Appendino. Il 2024 scoperchia il vaso di Pandora che i primi dieci mesi di leadership di Schlein avevano tenuto – seppur maldestram­ente – fermo. E nel 2025 tornano al voto l’Emilia-Romagna di Bonaccini e la Campania di De Luca, che con il suo « Nonostante il Pd », successo editoriale come strenna di Natale, ha messo nero su bianco le distanze siderali con la nuova direzione del partito. Entrambi i governator­i, Bonaccini e De Luca, ambirebber­o al terzo mandato, malgrado la segreteria di Elly Schlein non ne voglia sapere. Ieri è arrivato in suo soccorso il costituzio­nalista Stefano Ceccanti, ex parlamenta­re Pd: « Se un presidente di Regione si candida per il terzo mandato lo fa a suo rischio e pericolo: perché un’eventuale candidatur­a può essere impugnata davanti a un giudice che porrebbe inviarla alla Corte Costituzio­nale ». « Nel 2004, una legge nazionale, la numero 165, ha previsto che per i presidenti di Regione vale il limite dei due mandati consecutiv­i ». Servirebbe dunque una nuova legge per consentire di estendere i mandati a tre. Un regalo che, valendo per tutti i presidenti oggi al secondo mandato, Giorgia Meloni non ha intenzione di fare ai suoi alleati : Luca Zaia in Veneto e Giovanni Toti in Liguria, ma anche Massimilia­no Fedriga in Friuli Venezia Giulia e Attilio Fontana in Lombardia non appartengo­no a Fratelli d’Italia. La premier non ha alcun interesse a congelarli con un terzo mandato. E ancora una volta Schlein e Meloni si sostengono a vicenda. La prima, rafforzand­o le rigidità e allontanan­do i riformisti dal Pd, rimane la migliore assicurazi­one sulla durata dell’esecutivo dell’altra.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy