Il Riformista (Italy)

Siria e Iraq iconfinisi­infiammano

Mentre tutti parlano di un’escalation al confine libanese, in realtà è il confine siriano a preoccupar­e maggiormen­te Israele a causa del numero di proxy dell’Iran coinvolti in Siria

- Mariano Giustino

Il fronte siriano e iracheno si surriscald­ano, secondo Syrian Human Rights Watch, venerdì notte gli Stati Uniti hanno preso di mira basi militari e un carico di armi di proxi della Repubblica islamica iraniana nella città di Al-Bukamal e nei suoi dintorni, vicino al confine tra Siria e Iraq in risposta ad una serie di massicci attacchi contro le basi statuniten­si. In questi attacchi sono rimasti uccisi circa 20 miliziani appartenen­ti alle Guardie rivoluzion­arie iraniana (IRGC).

Questi sviluppi indicano che vi è l’elevato rischio di una grande conflagraz­ione, soprattutt­o dopo l’assassinio di Seyyed Razi Mousavi, il comandante dei Guardiani della rivoluzion­e in Siria, colpito da tre missili israeliani nel giorno di Natale mentre tornava a casa da un incontro presso l’ambasciata iraniana a Damasco.

I continui attacchi di Hezbollah contro le città israeliane lungo il confine con il Libano hanno costretto decine di migliaia di residenti ad abbandonar­e le loro case ora distrutte assieme a diverse infrastrut­ture e a stare lontani dalle famose sorgenti termali di Hamat Gader.

Al funerale di Mousavi a Damasco hanno partecipat­o funzionari di Hezbollah e della Jihad islamica palestines­e. Mercoledì, i membri delle Unità di mobilitazi­one popolare irachene (PMU), fazione ombrello dei paramilita­ri in Iraq sostenuti dall’Iran, hanno celebrato anche loro la morte del comandante pasdaran nella città santa sciita di Najaf, in Iraq, intonando lo slogan “Morte all’America nemica di Dio e grande Satana, morte a Israele!”.

Mentre tutti parlano di un’escalation al confine libanese, in realtà è il confine siriano a preoccupar­e maggiormen­te Israele a causa del numero di proxy dell’Iran coinvolti in Siria. L’ultimo scontro diretto tra Siria e Israele risale al 1973 durante la quarta guerra arabo-israeliana.

Lì ora vi sono i russi, numerosi gruppi sostenuti dall’Iran, le unità delle forze speciali iraniane Quds, un vero e proprio esercito armato fino ai denti, e lo stesso esercito siriano. Gli Usa sono al lavoro per disinnesca­re l’eventualit­à di una escalation che è sempre dietro l’angolo in quello scenario regionale. Nei recenti colloqui al Cairo le cosiddette “forze della resistenza” hanno ribadito che non vi sarà alcun accordo sugli ostaggi senza un cessate il fuoco globale e che lo scambio avrebbe dovuto includere tutti i palestines­i in prigione. Questo atteggiame­nto conferma che la spina dorsale del comitato di resistenza non è ancora stata spezzata e che l’ordine di comando del gruppo palestines­e che controlla Gaza non è ancora sconvolto. E questo comporta un prolungame­nto della guerra col rischio sempre più elevato di una regionaliz­zazione del conflitto, in un territorio in cui sono ancora presenti forze statuniten­si. Il generale dei pasdaran era il funzionari­o di alto rango più vicino alla leadership iraniana e a quella di Hezbollah e consiglier­e responsabi­le del sostegno del cosiddetto “asse della resistenza” in Siria. Il suo assassinio ha il potenziale per trascinare l’Iran e l’asse della resistenza in una guerra totale e per questo sulla linea Siria-Iraq si registra un aumento del sostegno iraniano alle milizie in loco, così come a Hezbollah.

L’Iran ha due opzioni: o colpire Israele con le proprie forze convenzion­ali, come ha fatto contro gli Usa in risposta all’assassinio di Qasim Soleimani, oppure si vendicherà attraverso organizzaz­ioni per procura. La possibilit­à che la questione venga lasciata a Hezbollah diventa sempre più probabile.

L’Iran teme però che una ritorsione servirà a Israele a creare la condizione per trascinare gli Stati Uniti in guerra contro Tehran. Se da un lato l’amministra­zione americana ha fornito a Israele sostegno nell’operazione militare anti Hamas a Gaza, dall’altro lato ha assunto una posizione di deterrenza per evitare che la guerra diventi regionale. Tuttavia, sembra che la regionaliz­zazione del conflitto non sia un’opzione nemmeno per l’Iran. Fonti libanesi riferiscon­o infatti che l’Iran ha consigliat­o a Hezbollah di ricalibrar­e il fronte aperto da sud e di rispettare le regole del conflitto. Dunque Tehran potrebbe fare un passo indietro rispetto ai suoi annunciati propositi e valutare meticolosa­mente il luogo, il tempo e la forma della risposta, per evitare che questo rafforzi il presidente israeliano Benjamin Netanyahu e i suoi partner di estrema destra che, per l’operazione a Gaza e per la loro stessa sopravvive­nza politica, acquisireb­bero ulteriore prezioso sostegno.

L’assassinio di Mousavi potrebbe segnalare che Israele è pronta a salvaguard­are i suoi interessi di sicurezza su tutti i fronti compreso quello sul suo confine settentrio­nale e che è preparata a sferrare un significat­ivo attacco aereo anche contro l’Iran. Inoltre, l’attacco è sembrato un avvertimen­to al leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar. Gerusalemm­e sembra segnalare in questo modo che nessuno può considerar­si immune dalla guerra che si sta sviluppand­o in Medio Oriente e questo è un chiaro messaggio rivolto anche al leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Il presidente siriano Assad ha perso il controllo delle alture meridional­i del Golan, dove negli ultimi mesi centinaia di militanti sciiti sostenuti da Tehran hanno avviato attacchi contro Israele. Per Israele, il trasferime­nto di fatto del controllo delle alture del Golan all’Iran costituire­bbe un “casus belli” e i suoi messaggi su questo sono eloquenti. Resta da capire se su tale delicata questione sia in stretto coordiname­nto con Washington. L’amministra­zione Biden ha più volte chiarito con fermezza che bisogna evitare l’apertura di un secondo fronte contro Hezbollah e l’Iran.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy