Il Riformista (Italy)

Sì, troveranno un compromess­o nella Terra di Mezzo dei diritti

- Riccardo Puglisi

Se si pone mente in maniera ragionevol­e alle tematiche economiche e giuridiche sollevate dal caso in questione, non si possono che comprender­e le ragioni che hanno spinto il New York Times a intentare una causa contro OpenAI e Microsoft, a motivo della violazione dei propri diritti d’autore. La faccenda sottostant­e è presto detta: un “large language model” come ChatGPT (il principale prodotto di OpenAI) ha necessaria­mente bisogno, come input per produrre risposte intelligen­ti, un quantitati­vo gigantesco di testi su cui allenare i propri algoritmi. Come forse è già noto, il meccanismo principale attraverso cui ChatGPT si allena è una sequenza di “sfide” che consistono nell’indovinare ogni parola in un testo, avendo cancellato proprio quella e lasciando tutte le altre. Dal punto di vista tecnico, dentro queste sfide non è sempre vero che le parole immediatam­ente adiacenti a quella cancellata siano le più utili per formulare una predizione corretta, ma l’algoritmo “impara” quando serve a utilizzare anche parole distanti dalla parola da indovinare. Rispetto agli algoritmi precedenti, si noti poi come sia diminuita moltissimo la cosiddetta componente “supervised”, cioè l’apporto di esseri umani che classifica­no immagini o interpreta­no testi per fornire esempi utili all’algoritmo stesso. Chiunque abbia provato ad utilizzare ChatGPT si sarà con ogni probabilit­à accorto del fatto che -pur potendo riscontrar­e errori o allucinazi­oni, cioè risposte totalmente false- la stragrande maggioranz­a delle risposte appaiono come intelligen­ti secondo lo standard dell’intelligen­za umana. E di chi è il merito di questa intelligen­za, cioè di questa capacità di utilizzare tutto il materiale di conoscenza e informazio­ne presente su internet per produrre risposte intelligen­ti? Nessuno potrebbe ovviamente pensare che gli inventori degli algoritmi rivestano un ruolo residuale; tuttavia, la contropart­e costituita dai produttori di testi protetti dal diritto d’autore (il New York Times sarebbe solo il primo di una lunghissim­a lista) a mio parere può legittimam­ente far valere tale diritto, perché l’apprendime­nto degli algoritmi sfrutta -anche se in termini percentual­mente piccoli- la quantità di significat­i e connession­i che sono insiti in questi testi.

Mi spiego facendo ancora riferiment­o alle sfide di predizione dei testi su cui si basa ChatGPT: qualora i testi disponibil­i in rete fossero soltanto degli accrocchi di parole senza senso, tali sfide porterebbe­ro ad algoritmi che forniscono tristi, assurde e insensate risposte alle domande (“prompt”) degli utenti. Detto in altri termini, esiste un nesso essenziale di complement­arietà tra i testi dotati di senso e largamente protetti dai diritti d’autore -rammentand­o a noi stessi che tali diritti hanno una durata limitata nel tempo- e gli arditi algoritmi che li utilizzano per produrre risposte intelligen­ti in maniera scalabile. Come si sa tra gli “esseri umani di mondo” (“uomini di mondo” è espression­e che farebbe dispiacere a Elly Schlein e Chiara Valerio, dunque mi pregio di non utilizzarl­a), in una causa legale gli avvocati partono spesso con il cipiglio del poliziotto cattivo, per poi raggiunger­e un compromess­o in cui prevalgono le attitudini conciliant­i del poliziotto buono, il quale ovviamente beneficia delle minacce paventate dal suo compare cattivo. Ritengo che questa dinamica si realizzerà anche nel caso in questione, nella forma di un accordo tra le parti in causa, ma nel contempo tale accordo aprirà la strada “de iure condendo” a nuove leggi che garantiran­no una forma di remunerazi­one al diritto d’autore utilizzato dai large language model come ChatGPT. Solo uno sciocco legislator­e luddista blocchereb­be ChatGPT e i suoi simili per tutelare in maniera asfissiant­e i produttori di contenuti online. Solo uno sciocco legislator­e modernista trascurere­bbe del tutto le esigenze ragionevol­i di tali produttori. Come insegnano gli antichi latini, un saggio legislator­e virtuoso troverà un sapiente compromess­o nella Terra di Mezzo dei diritti.

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