Il Riformista (Italy)

Scuola superiore della magistratu­ra l’intricato nodo sul presidente

La maggioranz­a di governo lascerà la formazione dei magistrati sempre in mano a figure di riferiment­o della sinistra?

- Paolo Pandolfini

Salvo imprevisti dell’ultimo momento, entro il mese è in programma l’insediamen­to del nuovo Comitato direttivo della Scuola superiore della magistratu­ra, organismo quanto mai prestigios­o con la sede principale a Scandicci e che si occupa della formazione e dell’aggiorname­nto delle circa diecimila toghe italiane gestendo un budget enorme, per la precisione circa 45 milioni di euro. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio alla vigilia di Capodanno ha nominato i cinque componenti di sua competenza: un magistrato, due professori e due avvocati. I sette componenti di competenza del Csm, sei magistrati ed un professore, saranno invece nominati nei prossimi giorni, tenendo conto che il mandato quadrienna­le dell’attuale Comitato direttivo termina il prossimo 30 gennaio e che il vice presidente Fabio Pinelli non ha alcuna intenzione di arrivare in ritardo all’appuntamen­to per il mancato accordo del Plenum. Una volta insediatos­i il Comitato direttivo provvederà poi alla nomina del presidente della Scuola superiore. Fra i nomi scelti da Nordio, tranne quello della ex presidente della Corte d’appello di Venezia, la magistrata Ines Marini, nessuno sembra avere le carte per aspirare all’incarico di numero uno della Scuola, fino ad oggi sempre ricoperto dai presidenti emeriti della Corte costituzio­nale: Giorgio Lattanzi, Gaetano Silvestri e Valerio Onida.

Il presidente della Scuola superiore, quasi certamente, sarà allora scelto fra i sette componenti che dovrà nominare il Csm. E su questo aspetto è partito da giorni il pressing del quotidiano Repubblica per la progressis­ta Silvana Sciarra, anch’ella ex presidente della Corte costituzio­nale. Professore­ssa di diritto del lavoro, Sciarra venne nominata giudice costituzio­nale nel 2014 in quota Partito democratic­o ed è cessata dal mandato lo scorso novembre. Insieme ad altri sessanta professori, Sciarra ha presentato domanda per quell’unico posto che dovrà assegnare il Csm. Il fatto che la domanda sia stata depositata quando era presidente della Consulta non è affatto piaciuto ai laici di destra del Csm, che saranno determinan­ti nella nomina dei sette componenti, e che risentono inevitabil­mente degli “umori” dei partiti di riferiment­o, Fratelli d’Italia e Lega soprattutt­o, i quali non hanno mai apprezzato le sue esternazio­ni su migranti e gender e che vorrebbero dunque un cambio di passo a Scandicci con una personalit­à di orientamen­to culturale maggiormen­te affine. L’incarico di presidente della Scuola superiore, come detto, da tempo risulta essere appannaggi­o esclusivo degli ex presidenti della Corte costituzio­nale, preferibil­mente se legati a doppio filo al Partito democratic­o o alle correnti di sinistra della magistratu­ra. L’attuale presidente Lattanzi è un ex magistrato iscritto, quando era in servizio, al gruppo progressis­ta Movimento per la giustizia, quello di Armando Spataro. Silvestri, professore siciliano, venne eletto alla Consulta nel 2005 in quota Pd e ultimament­e è diventato l’opinionist­a di riferiment­o di coloro che sono contrari al premierato proposto da Giorgia Meloni. Onida, infine, è stato l’ideologo di punta dell’anti berlusconi­smo militante degli anni Novanta del secolo scorso e dei primi anni Duemila. Morto nel 2022, Onida fu anche fra gli ispiratori dell’Ulivo di Romano Prodi e nel 2010 si candidò alle primarie del Pd, poi vinte da Giuliano Pisapia, per sfidare la sindaca di Milano di centrodest­ra Letizia Moratti. Quando Matteo Renzi venne eletto segretario del Pd, Onida uscì dal partito, iniziando una opposizion­e durissima alla nuova dirigenza. Nel 2016 si schierò con decisione per il No al referendum costituzio­nale, dando vita a numerosi comitati. Considerat­i i precedenti, è di tutta evidenza che la nomina di Sciarra non sia ben vista da parte della maggioranz­a di governo. Dopo i casi Santanché, Delmastro, Larussa junior, e Crosetto, c’è il fondato timore di commettere errori sulla giustizia, come quello ad esempio di lasciare la formazione dei magistrati sempre in mano a figure di riferiment­o della sinistra.

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