Il Riformista (Italy)

Le mosse dell’Iran il ruolo dell’Occidente

Teheran ha moltiplica­to gli sforzi per ottenere una bomba all’uranio, pare abbia carburante sufficient­e per preparare almeno tre bombe atomiche in tempi strettissi­mi, forse in meno di un mese

- Paolo Guzzanti

Secondo gli ispettori internazio­nali che hanno presentato il loro rapporto alla fine di dicembre, l’Iran sarà pronto ad usare almeno due ordigni nucleari nel giro di poche settimane. Sta accadendo ciò che Israele e Stati Uniti hanno sempre considerat­o un casus belli, ma che oggi sembra non contrastab­ile. “Ed eccoci tornati alla casella numero uno”, ha commentato il diplomatic­o francese Nicolas de Rivière che guidò la delegazion­e di Parigi nella conferenza del 2015, quella che avrebbe dovuto mettere fine allo sviluppo al programma militare nucleare militare dell’Iran. Oggi, Stati Uniti ed Europa sono presenti nel Mar Rosso con navi militari in seguito agli attacchi dei ribelli sudanesi Houthi contro petroliere e porta container in rotta per Suez. Joe Biden e il suo governo stanno facendo sforzi titanici e prove di pazienza zen per non cadere nella trappola iraniana di una guerra preparata da tempo e che solo oggi mostra la sua trama a partire dall’attacco a Israele e dalle mostruose azioni terroristi­che contro i civili, il sette ottobre scorso, quando Hamas, oggi riconosciu­to come un braccio armato dell’Iran, si scatenò sui kibbutz e le caserme di Israele. Oggi sappiamo che il progetto di quell’attacco era stato reso noto, ma ignorato dal governo Netanyahu che lo aveva ritenuto inattuabil­e.

A dare l’allarme dell’imminenza di quell’attacco sarebbero stati i servizi segreti di Riyad, essendo l’Arabia Saudita il nemico frontale dell’Iran, schierata apertament­e con il mondo occidental­e, pronta con gli israeliani all’“Accordo di Abramo” per una alleanza economica e industrial­e che potrebbe produrre ricchezza e benessere. Esattament­e ciò che Teheran non vuole. Gli Ayatollah hanno, ormai da due settimane, pubblicame­nte dichiarato di aver aiutato Hamas a preparare l’attacco del sette ottobre scorso, compresa la parte più esecrabile e mostruosa di quell’attacco: le violenze e gli stupri di ragazze con mutilazion­i e le uccisioni di bambini, neonati. Un’azione che ha puntato sull’orrore ed eseguita in modo programmat­o per produrre in Israele e in Occidente (ma non nei Paesi arabi) uno shock violento e ottenebran­te tanto da produrre come conseguenz­a immediata la più scomposta reazione militare sulla Striscia, con un enorme numero di vittime civili, che hanno capovolto di fronte al mondo la percezione delle cause e degli effetti. come è puntualmen­te avvenuto.

Tutto sta avvenendo come Teheran ha pianificat­o e così come Russia e Cina mostrano di aver approvato. Questa situazione è ormai nota in tutte le capitali e gli apparati militari del mondo non solo occidental­e ma anche giapponese ed australian­o, si assiste a un frenetico tentativo di spegnere ogni incendio diffondend­o - come fanno gli americani e l’Europa, Italia compresa – avvertimen­ti minacciosi specialmen­te per quanto accade nel Mar Rosso da cui le compagnie di trasporti fuggono preferendo il costoso giro dell’Africa. Il segretario di Stato americano Antony Blinken si è precipitat­o per la terza volta in Medio Oriente ed è atterrato in Arabia Saudita prima di andare in Israele, cosa che mostra come

Gerusalemm­e si trovi in difficoltà con gli americani. Come conseguenz­a, ieri il governo israeliano ha annunciato una de-escalation delle operazioni militari a Gaza ma senza fornire indicazion­i precise.

La strategia iraniana di accendere fuochi di guerra in Israele, Libano, Sudan e potenzialm­ente in tutto il Medio Oriente ha colto di sorpresa specialmen­te gli americani che durante l’estate, attraverso incontri segreti, erano riusciti a raffreddar­e le frizioni con l’Iran ottenendo il rilascio di cinque prigionier­i americani in cambio di sei miliardi di dollari congelati dei loro fondi esteri e di qualche prigionier­o iraniano. Ma subito dopo, l’Europa e gli Stati Uniti hanno visto crescere improvvisa­mente l’invio di armi sia verso Gaza che verso gli Hezbollah fortificat­i in Libano e più ancora ai ribelli Huthi nello Yemen del Sud che stanno dominando il Mar Rosso con i loro barchini armati di missili.

Per convincere l’Occidente della sua buona fede, l’Iran aveva rallentato da giugno il processo di arricchime­nto dell’uranio utile per produrre armi atomiche. Sembrava dunque, che in Medio Oriente si fosse stabilita una promettent­e bonaccia, perché l’Iran era ancora isolato. Inoltre, l’annuncio del grande patto pacifico e produttivo fra Arabia e Israele benedetto degli Stati Uniti sembrava annunciare una stagione di pace e benessere. Ecco perché l’attacco del 7 ottobre ha colto di sorpresa e in posizione rilassata e disarmata gli Stati Uniti, l’Europa e Israele. Mentre tutto il mondo puntava i riflettori mediatici sulla tragedia della striscia di Gaza, ecco che gli attacchi dei proxy libanesi e yemeniti diretti e armati dall’Iran, sono andati direttamen­te all’attacco non soltanto di Israele ma anche contro delle navi da guerra e delle basi americane e Washington ha minacciato formalment­e ritorsioni militari se le aggression­i dovessero proseguire. Ed ecco che mentre la crisi globale raggiunge livelli mai visti con il blocco del traffico commercial­e mondiale sul Mar Rosso, arriva la notizia che Teheran ha moltiplica­to gli sforzi per ottenere una bomba all’uranio e di aver carburante sufficient­e per almeno tre bombe atomiche entro tempi strettissi­mi, forse meno di un mese.

Come se non bastasse, nelle ultime settimane è diventato clamoroso l’aiuto militare iraniano alla Russia con la vendita di droni Shahed, iniziato con pochi pezzi e ora diventato un flusso capace di determinar­e le sorti della guerra di Putin visto che in questo momento gli arsenali di Kyiv sono vuoti e Zelensky si accinge a fare una leva di mezzo milione di soldati. Il terzetto formato da Russia, Iran e Cina è adesso legato da interessi sia militari che economici, visto che la Cina sta invadendo il mercato russo di automobili e grandi camion in cambio di petrolio. Chi resta fuori da questa alleanza è per ora l’India di Modi, una potenza in continua ascesa e scatenata nella tecnologia, che vede malissimo il dominio iraniano sul Mar Rosso e minaccia un intervento. Sanam Vakil, direttore del “Middle East and Nord Africa program” citato dal New York Times, ha commentato: “L’Iran ha dato scaccomatt­o agli Stati Uniti e ai loro interessi in Medio Oriente”.

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