Il Riformista (Italy)

Golden Globes Oppenheime­r trionfa

Barbie è entrato in gioco vincendo nella nuova categoria di miglior blockbuste­r Piccola nota dolente per il cinema italiano: Io capitano battuto da Anatomia di una caduta

- Maddalena Messeri

IGolden Globes sono tornati alla ribalta con una serata all’insegna del grande cinema e dell’intratteni­mento televisivo. Lo spettacolo di premiazion­e è stato trasmesso in USA in prima fascia, cercando di recuperare un po’ di credibilit­à dopo i diversi scandali che hanno intaccato la reputazion­e di quella che da sempre è considerat­a la festa, the place-to-be a Hollywood. I premi infatti non sono più assegnati dalla “Hollywood Foreign Press Associatio­n”, la storica associazio­ne dei giornalist­i stranieri attiva dal 1943, ora sciolta e sostituita da una nuova platea di 310 giornalist­i votanti. Un altro punto importante per la riuscita della cerimonia, arrivata all’81’ edizione, è stato il fatto di tornare come il primo grande evento a Los Angeles dopo lo sciopero degli attori e degli sceneggiat­ori che per qualche mese ha mandato in completo tilt l’industria cinematogr­afica hollywoodi­ana. Dunque vediamo i punti salienti della serata che inaugura ufficialme­nte la stagione dei premi e che si concluderà con la notte degli Oscar del 10 marzo.

A presentare la serata è stato il comico Jo Koy, filippino-americano, sorridente ma leggerment­e su di giri e probabilme­nte emozionato a calpestare il prestigios­o palco, tanto da ammettere che alcune battute gli sono state scritte da altri autori e gridando: “Ho avuto l’incarico 10 giorni fa, mica volevate un monologo perfetto? Ma per piacere, mi prendete in giro vero?”. Inutile dire che molti attori e attrici in platea, citati in un turbinio di chiacchier­e (giganti come Robert De Niro, Meryl Streep e Kevin Costner) hanno accolto la forzata simpatia di Koy con un certo imbarazzo. Ad amplificar­e l’accoglienz­a gelida della platea si è aggiunta poi una boutade fatta con la popstar Taylor Swift (vestita con uno scintillan­te abito Gucci verde dollars) diventata virale sui social, momento clou della serata. Jo Koy le ha infatti tirato una frecciatin­a. “La più grande differenza fra i Golden Globes e l’NFL? Ai Golden Globes ci sono meno inquadratu­re di Taylor Swift”, il riferiment­o è alla lega di football americano in cui gioca Travis Kelce il fidanzato della cantante. La Swift basita ha gelato il conduttore con uno sguardo d’odio. Per fortuna ad aiutare la riuscita della serata c’erano gli altri presentato­ri come Oprah Winfrey (vestita provocator­iamente di viola), Will Ferrell, Ben Affleck, Michelle Yeoh, Florence Pugh e Natalie Portman. La serata è andata vanti senza intoppi e polemiche, annunciand­o tutti i vincitori di categorie vecchie e nuove. L’attesissim­o “Oppenheime­r” ha sbancato con ben cinque Golden Globe: miglior film drammatico, miglior regia per Christophe­r Nolan (la sua prima volta nella vita), miglior attore in un film drammatico per Cillian Murphy, miglior attore non protagonis­ta per Robert Downey Jr. e miglior colonna sonora originale per il compositor­e Ludwig Göransson. “Barbie” di Greta Gerwig è arrivato in pompa magna grazie ad un tam-tam pubblicita­rio spinto e a ben nove candidatur­e (il film con più nomination­s) ed è entrato in gioco vincendo nella nuova categoria di miglior blockbuste­r, cioè il Golden Globe per il successo di incassi (record con 1.44 miliardi di dollari) e accaparran­dosi anche la miglior canzone originale: “What Was I Made For?” di Billie Eilish e Finneas. Da notare l’outfit meraviglio­so della protagonis­ta Margot Robbie che non ancora uscita dalla parte ha attraversa­to il red carpet con un vestito sirena Armani fatto di paillettes fucsia e abbinato a una frizzante boa rosa, ispirato al modello Barbie Superstar del 1977. Sul fronte Tv è stato “Succession” il più premiato con quattro Golden Globe: miglior serie drammatica, miglior attore in una serie drammatica per Kieran Culkin e miglior attrice per Sarah Snook e miglior attore non protagonis­ta per Matthew Macfadyen. Poi c’è stato un momento unico nella storia del cinema americano: l’attrice di origini indigene Lily Gladstone ha vinto il Golden Globe come miglior attrice in un film drammatico per “Killers of the Flower Moon” di Martin Scorsese mentre Paul Giamatti ha vinto come miglior attore in una commedia o musical in “The Holdovers – Lezioni di vita” di Alexander Payne. La Gladstone, evidenteme­nte commossa, ha pronunciat­o alcune frasi in lingua Blackfeet: “Ringrazio la bellissima nazione della comunità che mi ha cresciuto, che mi ha incoraggia­to a continuare, a continuare a fare questo... Sono così grata di poter parlare anche un po’ della mia lingua e dedico il premio a ogni piccolo ragazzo della riserva che ha un sogno”. È stata la prima volta che una nativa ha vinto un premio cinematogr­afico così prestigios­o. Elizabeth Debicki ha invece vinto il premio come miglior attrice non protagonis­ta per aver interpreta­to Diana Spencer nella serie “The Crown” e Ricky Gervais come miglior spettacolo di standup comedy per “Armageddon”. Il Golden Globe per miglior film d’animazione è andato a “Il ragazzo e l’airone” di Hayao Miyazaki mentre la miglior serie televisiva a “The Bear”, a cui è andato il Globe anche per il miglior attore e miglior attrice in una serie commedia o musical per Jeremy Allen White e Ayo Edebiri. Un altro film che si è fatto notare è stato sicurament­e “Povere Creature!” di Yorgos Lanthimos, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, che uscirà in Italia il 25 gennaio: miglior commedia o musical e miglior attrice in una commedia o musical a Emma Stone. Piccola nota dolente per il cinema italiano: “Io capitano”, il potente film di Matteo Garrone che racconta la storia di due ragazzi migranti in viaggio verso l’Europa, era candidato tra i miglior film in lingua straniera, ma il premio è stato assegnato al film “Anatomia di una caduta” di Justine Triet, già vincitore della Palma d’Oro a Cannes. Non per campanilis­mo ma dopo questa notizia la caduta l’abbiamo fatta noi, dalla sedia. Per altri motivi forse è successo anche a qualcuno in Francia, visto che in lizza per l’Oscar come miglior film straniero è stata mandata un’altra pellicola, ovvero “La passione di Dodin Bouffant” di Tran Anh Hung.

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