Guerra civile in Sudan tra tregua e fallimenti
È una delle guerre più sanguinose di questi anni che passa totalmente inosservata lasciando in pericolo tantissime vite umane nell’indifferenza globale
Sono passati otto mesi da quando è scoppiata nell’aprile la guerra civile in Sudan, tra il Presidente Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan e il Vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo (meglio conosciuto come Hemeti), il primo controlla l’esercito regolare del Sudan mentre Hemeti è a capo della RSF (rapid support force), una milizia privata. Il conflitto era scoppiato per molti motivi, uno dei principali è il volere del Presidente di far rientrare questa milizia all’interno dell’esercito regolare togliendo il potere e l’esercito ad Hemeti. Fino a qualche settimana fa il conflitto era principalmente a Khartum (capitale del Sudan) e in Darfur, ma lunedì 18 dicembre le RSF hanno annunciato di aver conquistato la città di Wad Madani a 180 chilometri dalla capitale. Il portavoce dell’esercito regolare ha confermato di aver abbandonato la città aggiungendo che “sono in corso le indagini sulle ragioni e le circostanze che hanno portato al ritiro”. All’interno di Wad Madani erano presenti molti sfollati riusciti a scappare dalla capitale, ora si vedono ripresentare l’orrore di questa guerra che ha già fatto più di 12mila morti e 7 milioni di sfollati. Una guerra dove entrambi gli schieramenti non si fanno scrupoli a colpire i civili pur di riuscire a danneggiare l’avversario; i mercati, molto frequentati dai cittadini, spesso diventano punti di interesse per attacchi con utilizzo a volte anche di esplosivi. Con l’espandersi del conflitto anche nella regione di Gezira i cittadini e gli sfollati non sono più al sicuro e dovranno scappare in altri luoghi, avendo sempre la paura che la guerra li raggiunga; i più giovani energici o le famiglie che posseggono più risorse riescono a scappare in altre regioni, ma non tutti riescono a percorrere chilometri nel deserto, spesso con poche risorse finanziarie e alimentari costringendoli a restare nelle zone di guerra o a creare accampamenti di fortuna in mezzo al deserto. Il portavoce Stéphane Dujarric del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, in merito all’espansione della guerra, ha affermato che “Guterres è molto preoccupato per i combattimenti tra l’esercito sudanese e le RSF vicino a Wad Madani, il capoluogo di Gezira”, infatti ha chiesto un immediato cessate il fuoco aggiungendo che “se non tornerà la calma due milioni di persone, circa un terzo della popolazione dello stato, saranno a rischio”. Per questo allargamento del conflitto l’ONU ha sospeso la distribuzione degli aiuti umanitari in questa regione, lasciando milioni di sfollati da soli; anche alcune ONG sono dovute scappare dalla regione perché rischiavano di rimanere coinvolti nel conflitto armato, soprattutto dopo la risposta da parte dell’esercito regolare che ha cominciato a bombardare l’intera città. La conquista di Wad Madani è un’altra delle vittorie delle RSF che in questa guerra, contro i pronostici, sta riuscendo a conquistare molti territori sia in Darfur che nella capitale. Anche se l’esercito ha un enorme vantaggio conferitogli dagli aeri, l’abilità di fanteria di questa milizia, carente nell’esercito, sta riuscendo a imporsi nel panorama
Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35
mettendo a dura prova la stabilità del Presidente. Infatti questa milizia ha accolto Janjawid, una milizia che ha scritto una pagina buia della nazione per la loro pericolosità e violenza, al loro interno dunque ci sono soldati esperti che conoscono molto bene il territorio in cui combattono. Un altro motivo per cui gli RSF sono così forti è grazie ai finanziamenti degli emirati arabi alleati con Hemeti; anche la Wagner, se pur non schierata pubblicamente, ha deciso di aiutare l’RSF negli addestramenti per avere vie preferenziali sulle miniere d’oro.
Finché ci saranno questi interessi in gioco la guerra civile non avrà fine in tempi brevi. Stiamo parlando di una delle guerre più sanguinose di questi anni che passa totalmente inosservata lasciando in pericolo tantissime vite umane nell’indifferenza globale. Ci sono stati dei tentativi di tregua momentanea per dare la possibilità ai cittadini di trovare rifugio o procurarsi delle scorte senza rischiare la vita, ma sono risultati tutti fallimentari. Gli Stati Uniti si sono schierati dalla parte del Presidente, nonostante questo hanno cercato di trovare una soluzione per mettere fine alla guerra insieme ad altri paesi, ad esempio a Gedda (Arabia Saudita) si è provato a instaurare un ennesimo negoziamento per un cessate il fuoco con gli USA, Arabia Saudita e IGAD da fare da intermediario, ma si è dimostrato l’ennesimo fallimento. Forse una maggiore copertura mediatica sulla questione potrebbe spingere gli stati a concentrarsi maggiormente sulla questione, per mettere fine a questa guerra civile (che sta diventando un ennesimo genocidio di alcune minoranze etniche in Sudan) e potrebbe spingere l’Europa ad avere un forte ruolo intermediario sulla questione senza prendere posizione, ma lavorando per porre fine a una delle guerre più sanguinose del secolo.
L’Europa potrebbe avere un forte ruolo intermediario