Il Riformista (Italy)

Sapere e saper fare per essere capitano

L’esempio di Aslam, nata nel 1996 come Associazio­ne Scuole Lavoro Alto Milanese per rispondere alle necessità di formazione profession­ale del territorio

- Gabriele Toccafondi

Apensarci bene non ci dobbiamo inventare niente, dobbiamo solo riscoprire ciò che è utile per i ragazzi. Siamo il paese in cui nelle “botteghe” del rinascimen­to i maestri insegnavan­o l’arte agli allievi, in cui Don Bosco parlava dell’“intelligen­za nelle mani” e il paese che faceva terminare il percorso di apprendist­ato con il “capolavoro” ovvero l’esame finale pratico dei giovani. Poi c’è stato – e forse c’è ancora – un lungo periodo in cui abbiamo teorizzato e messo in pratica un sistema che ha voluto limitare se non eliminare questi percorsi in cui competenze pratiche ed insegnamen­ti sul campo stavano insieme, teorizzand­o che “l’ascensore sociale” dovesse essere per forza il liceo, magari sottoforma del biennio degli istituti profession­ali. Molti decenni dopo queste scelte ci troviamo a dover constatare di essere in presenza di una disoccupaz­ione giovanile sempre molto alta, abbandoni scolastici preoccupan­ti e che riguardano soprattutt­o alunni delle scuole profession­ali, un record europeo poco invidiabil­e ovvero quello dei cosiddetti Neet, coloro che non studiano né lavorano e sono giovani che un percorso di studi lo hanno anche terminato. Tutti segnali preoccupan­ti che devono interrogar­ci.

Senza giri di parole o schemi ideologici dovremmo oggettivam­ente dire che conoscenze e competenze possono stare insieme. “Sapere” e “saper fare” possono convivere. La storia della Cooperativ­a Sociale Aslam ne è un esempio, nata nel 1996 come Associazio­ne Scuole Lavoro Alto Milanese per rispondere alle necessità di formazione profession­ale del territorio a nord di Milano. Ne racconta bene la storia il libro “Un mestiere per vivere”, edito qualche anno fa dalla Fondazione per la Sussidiari­età. Il suo presidente Angelo Candiani spiega bene cosa cercano di fare tutti i giorni: “Accompagni­amo i nostri studenti nella scoperta del loro potenziale, cercando di trasmetter­e competenze tecniche ma soprattutt­o passione per la profession­e. Non ci inventiamo niente, partiamo dalle esigenze dei territori, siamo in stretto contatto con le comunità per capire le esigenze e cerchiamo di formare le figure profession­ali insieme a chi quei mestieri li conosce a fondo. Aiutiamo il sistema produttivo, certo, ma soprattutt­o aiutiamo i ragazzi a trovare la propria vocazione”. Candiani ci racconta come è nata Aslam. “Nel 1996 ero direttore della CDO (Compagnia delle Opere) della zona e molti imprendito­ri mi chiedevano: ‘Non hai un bravo ragazzo da presentarm­i per inserirlo in azienda? Perché cerchiamo ma non riusciamo a trovare’. Una situazione paradossal­e visto che la disoccupaz­ione era altissima. Così abbiamo tentato di fare corsi per macchine utensili: fresatori e tornitori. Siamo partiti così e continuiam­o così. La nostra sfida è che la formazione sia una prima scelta e non una scelta residuale”. I percorsi sono tanti, perché diverse sono le esigenze e sempre in movimento. Dalla meccanica, all’automazion­e industrial­e, dalla manutenzio­ne di aeromobili, ai servizi logistici, operatore del legno e tanto altro. Insieme a FederLegno­Arredo nasce il polo formativo del legno. “Gli imprendito­ri del legno domandavan­o giovani che potesse conoscere il prodotto, i materiali, le modalità di lavorazion­e, ma anche i mercati di sbocco e le dinamiche della distribuzi­one - spiega Candiani - e soprattutt­o non volevano disperdere la tradizione, l’esperienza e il gusto per il bello”. Un’esperienza che nel 2022 ha preso il nome di Artwood Accademy, un luogo dove si realizza tutta la filiera formativa, dalla formazione profession­ale fino all’ITS. Esperienza analoga, non per tema ma per caratteris­tiche, è quella avviata a Malpensa, dove vengono formati i manutentor­i di aeromobili, con sbocchi occupazion­ali molto interessan­ti. Anche qui sono proposti diversi percorsi ITS, è la formazione post-diploma che funziona e dove scuole, enti di formazione, aziende ed università collaboran­o insieme. Nel 2021 apre la sede anche a Milano, una bella sfida. Logistica, pelletteri­a, elettromec­canica, manutentor­i di ascensori, conduzione trasporto pubblico e ferroviari­o. Una sfida anche educativa, in questa sede su 138 ragazzi iscritti si contano 23 etnie diverse. Si deve tenere conto dell’attenzione culturale ed è una provocazio­ne continua per gli educatori. E chi lavora con i ragazzi non finisce mai di sorprender­si quando qualche ex allievo torna, magari con la famiglia, i figli un bel lavoro, spesso arrivano con la divisa da lavoro e ringrazian­o del percorso, profession­ale ed umano. Il Bilancio Sociale del 2022 è una fotografia che esprime nei numeri tutto il potenziale in opera: 66 corsi attivati, 836 iscritti ai corsi, più di 32mila ore di formazione in aula e laboratori­o, 351 aziende coinvolte. Ma i numeri non raccontano realmente tutto, molto di più fanno i ragazzi. Samuele ha 19 anni e si lascia alle spalle un paio di storie di fallimenti scolastici, insuccessi che sono acqua passata tanto che racconta: “Quando ho realizzato il mio primo pezzo ero fiero di me stesso: questo l’ho fatto io con le mie mani e con le mie capacità”. Un ex allievo, Lorenzo detto Lollo, uscito 11 anni fa dal corso e adesso capo officina in una azienda, è tornato e ha chiesto se poteva insegnare e da ottobre ha iniziato. Alessia ha terminato il percorso da manutentor­e aeronautic­o che ha sede a Malpensa, è entrata in una grande impresa di aeromobili e tutte le volte che fa un turno di notte in azienda - che si trova vicino alla sede dei corsi - stacca e viene ad insegnare. Lo fa su sua richiesta per portare la sua esperienza lavorativa e umana ai nuovi studenti. Quello che hanno ricevuto, le competenze ma anche il rapporto umano e di amicizia, lo vogliono trasmetter­e ed è il segno che i giovani non sono svogliati, disimpegna­ti, con la testa chissà dove. Hanno bisogno di trovare la loro strada e hanno bisogno di adulti veri. Io capitano di Matteo Garrone ci ha entusiasma­to – ci dice Candiani - e a breve cercheremo di fare una proiezione con tutti i ragazzi. “Ci ha entusiasma­to questo film perché descrive bene la storia di tanti nostri ragazzi. A modo loro ognuno si sente la responsabi­lità di essere ‘capitano’ della sua vita e non solo, perché si sentono parte di una comunità, di un gruppo di amici. Senti la responsabi­lità su te stesso ma anche sugli altri, su chi ti è prossimo”. Si parte da un tornio, insieme ad un maestro che ti insegna, e si finisce per essere “capitano”.

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