Il Riformista (Italy)

Mitigare l’inevitabil­e trend di aumento dell’età pensionabi­le

Basta promesse irresponsa­bili che mettono ulteriorme­nte sotto stress le casse dello stato: vanno messi in atto dei programmi funzionali

- Fabio Caserta

Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipat­o alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35

Il deciso dietrofron­t del governo, in materia di pensioni, contenuto nel testo presentato in vista dell’approvazio­ne della manovra, ha messo ancora una volta in luce il problemati­co rapporto tra la nostra politica ed un tema che sarà sempre più centrale per il nostro paese negli anni a venire. La retorica delle promesse di Salvini non ha potuto, infatti, che scontrarsi con un trend di cambiament­o della società difficilme­nte reversibil­e e che determiner­à nel prossimo futuro un inevitabil­e innalzamen­to dell’età pensionabi­le. Cominciamo dalle buone notizie: l’aspettativ­a di vita è in costante aumento e dati ISTAT alla mano il numero di centenari in Italia è quadruplic­ato in appena vent’anni, raggiungen­do nel 2023 la cifra di 19714 persone; in un paese con dinamiche simili alle nostre (il Giappone) il numero di centenari è passato dalla cifra di 153 nel 1963 ad un record di 92139 persone nel 2023. Venendo alle note dolenti, non si può non registrare come la natalità nel nostro paese stia segnando anno su anno record negativi, in una magnitudo tale da non poter essere nemmeno compensata dall’ingresso di migranti dall’estero. La popolazion­e over 65 ha raggiunto nel 2023 il 23,8% del totale e si stima che, entro il 2050, potrebbero avvicinars­i al 35% complessiv­o.

Appare chiaro che queste dinamiche non possano più giustifica­re un atteggiame­nto superficia­le e ruffiano della politica, volto a lucrare voti, mettendo ulteriorme­nte sotto stress le casse dello stato, già gravate da uno dei debiti pubblici più grandi del mondo. Va sottolinea­to che a questo aumento della longevità sia corrispost­a una ristruttur­azione delle varie fasi della vita, al giorno d’oggi in tutta onestà sembra complicato definire una persona di 60 o 65 anni anziana e di conseguenz­a mantenersi ancorati ai vecchi schemi risultereb­be miope e dannoso: certamente dovrebbero essere fatte delle eccezioni sulla base delle profession­i, prevedendo un’uscita più soft per i lavoratori impiegati nei mestieri più gravosi.

Non c’è dubbio, in ogni caso, che vi siano delle leve che possano essere sfruttate per mitigare questo inevitabil­e trend di aumento dell’età pensionabi­le: il drammatico declino demografic­o potrebbe essere compensato dall’aumento del tasso di occupazion­e (specie quello femminile), in Italia ancora troppo basso.

Le regioni del Sud d’Italia sono infatti, tristement­e, il fanalino di coda dell’UE per ciò che concerne l’occupazion­e femminile, con tassi che spaziano dal 30,5% della Sicilia al 35,4% della Puglia.

Vi è quindi chiarament­e ampio margine per aumentare la dimensione del numero di persone che versano dei contributi e tutto ciò, ovviamente, comportere­bbe maggiore disponibil­ità per le casse dello stato relativame­nte a questa voce di spesa del bilancio del Paese: politiche attive del lavoro (diverse dal Reddito di Cittadinan­za) efficienti potrebbero sicurament­e aiutare allo scopo. Un altro tema dirimente è quello relativo alla partecipaz­ione che il settore privato dovrà sempre più intensific­are anche relativame­nte al tema della previdenza.

Vi sono, oramai, aziende capaci di movimentar­e quantità di capitali anche superiori rispetto a quello che possano fare paesi di media dimensione: il già crescente contributo che gli Enti privati stanno fornendo in riferiment­o al futuro pensionist­ico dei propri dipendenti dovrà necessaria­mente aumentare andando ad inserirsi in un più ampio impegno delle imprese per il benessere sociale, in un’epoca in cui i debiti di tutte le maggiori economie stanno diventando sempre di più insostenib­ili. In conclusion­e, è necessario un radicale cambiament­o dell’atteggiame­nto di una grande fetta della politica italiana nei confronti di questo tema: vanno abbandonat­e promesse irresponsa­bili mirate ad accattivar­si le simpatie di quello che adesso è il più grande bacino elettorale a disposizio­ne e messi in atto dei programmi funzionali ad affrontare i trend irreversib­ili che caratteriz­zano la nostra epoca.

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