Mitigare l’inevitabile trend di aumento dell’età pensionabile
Basta promesse irresponsabili che mettono ulteriormente sotto stress le casse dello stato: vanno messi in atto dei programmi funzionali
Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35
Il deciso dietrofront del governo, in materia di pensioni, contenuto nel testo presentato in vista dell’approvazione della manovra, ha messo ancora una volta in luce il problematico rapporto tra la nostra politica ed un tema che sarà sempre più centrale per il nostro paese negli anni a venire. La retorica delle promesse di Salvini non ha potuto, infatti, che scontrarsi con un trend di cambiamento della società difficilmente reversibile e che determinerà nel prossimo futuro un inevitabile innalzamento dell’età pensionabile. Cominciamo dalle buone notizie: l’aspettativa di vita è in costante aumento e dati ISTAT alla mano il numero di centenari in Italia è quadruplicato in appena vent’anni, raggiungendo nel 2023 la cifra di 19714 persone; in un paese con dinamiche simili alle nostre (il Giappone) il numero di centenari è passato dalla cifra di 153 nel 1963 ad un record di 92139 persone nel 2023. Venendo alle note dolenti, non si può non registrare come la natalità nel nostro paese stia segnando anno su anno record negativi, in una magnitudo tale da non poter essere nemmeno compensata dall’ingresso di migranti dall’estero. La popolazione over 65 ha raggiunto nel 2023 il 23,8% del totale e si stima che, entro il 2050, potrebbero avvicinarsi al 35% complessivo.
Appare chiaro che queste dinamiche non possano più giustificare un atteggiamento superficiale e ruffiano della politica, volto a lucrare voti, mettendo ulteriormente sotto stress le casse dello stato, già gravate da uno dei debiti pubblici più grandi del mondo. Va sottolineato che a questo aumento della longevità sia corrisposta una ristrutturazione delle varie fasi della vita, al giorno d’oggi in tutta onestà sembra complicato definire una persona di 60 o 65 anni anziana e di conseguenza mantenersi ancorati ai vecchi schemi risulterebbe miope e dannoso: certamente dovrebbero essere fatte delle eccezioni sulla base delle professioni, prevedendo un’uscita più soft per i lavoratori impiegati nei mestieri più gravosi.
Non c’è dubbio, in ogni caso, che vi siano delle leve che possano essere sfruttate per mitigare questo inevitabile trend di aumento dell’età pensionabile: il drammatico declino demografico potrebbe essere compensato dall’aumento del tasso di occupazione (specie quello femminile), in Italia ancora troppo basso.
Le regioni del Sud d’Italia sono infatti, tristemente, il fanalino di coda dell’UE per ciò che concerne l’occupazione femminile, con tassi che spaziano dal 30,5% della Sicilia al 35,4% della Puglia.
Vi è quindi chiaramente ampio margine per aumentare la dimensione del numero di persone che versano dei contributi e tutto ciò, ovviamente, comporterebbe maggiore disponibilità per le casse dello stato relativamente a questa voce di spesa del bilancio del Paese: politiche attive del lavoro (diverse dal Reddito di Cittadinanza) efficienti potrebbero sicuramente aiutare allo scopo. Un altro tema dirimente è quello relativo alla partecipazione che il settore privato dovrà sempre più intensificare anche relativamente al tema della previdenza.
Vi sono, oramai, aziende capaci di movimentare quantità di capitali anche superiori rispetto a quello che possano fare paesi di media dimensione: il già crescente contributo che gli Enti privati stanno fornendo in riferimento al futuro pensionistico dei propri dipendenti dovrà necessariamente aumentare andando ad inserirsi in un più ampio impegno delle imprese per il benessere sociale, in un’epoca in cui i debiti di tutte le maggiori economie stanno diventando sempre di più insostenibili. In conclusione, è necessario un radicale cambiamento dell’atteggiamento di una grande fetta della politica italiana nei confronti di questo tema: vanno abbandonate promesse irresponsabili mirate ad accattivarsi le simpatie di quello che adesso è il più grande bacino elettorale a disposizione e messi in atto dei programmi funzionali ad affrontare i trend irreversibili che caratterizzano la nostra epoca.