Il Riformista (Italy)

Mi candido o non mi candido?

- Matteo Renzi

Mi candido o non mi candido, questo è il problema. Solo che se Amleto si trasforma in Elly Schlein, la tragedia diventa commedia. Perché l’errore fatto dal gruppo dirigente del PD fa veramente ridere. Avevano un calcio di rigore e hanno deciso di non tirarlo. Quale? Facciamo un passo indietro. Torniamo alla conferenza in cui Giorgia Meloni decide di scegliersi l’avversaria. Scarta il Movimento cinque stelle, scarta Conte e sceglie il Partito Democratic­o. E prova a giocare di sponda con Elly Schlein cui offre un assist mica male. La Meloni dice: sono pronta a candidarmi alle europee e vorrei un confronto TV con Elly Schlein. Per il PD è tutta manna dal cielo: visibilità gratis e radicalizz­azione assicurata. A quel punto al Nazareno hanno due opportunit­à. La prima è dire: grazie, Giorgia, per il reciproco riconoscim­ento. Elly si candiderà in tutte e cinque le circoscriz­ioni e contiamo di batterti. Invitiamo tutti gli oppositori di questo Governo a votare PD e dare la preferenza a Schlein.La seconda è dire: grazie, Giorgia, ma le elezioni europee sono una cosa diversa da un mega sondaggio come quello che tu intendi. Elly non si candiderà perché non potrebbe svolgere la funzione di parlamenta­re europea. Entrambe le risposte sarebbero state comprensib­ili e chiare. E avrebbero messo il PD in una posizione di forza. Invece che fa il PD? Anziché rispondere, apre il dibattito. Un partito politico il cui gruppo dirigente discute come in un’assemblea studentesc­a e senza una leadership che decide mostra palesement­e le sue difficoltà. Quello non vuole la segretaria perché teme di perdere preferenze; l’altro vuole solo la segretaria perché non vede alternativ­a; poi c’è quello che dice una cosa e ne pensa un’altra.

Niente di nuovo nel correntifi­cio del PD. Solo che non decidendo nulla, Schlein lascia il campo agli altri. Conte sa che le preferenze non sono il suo forte, le europee non sono Instagram e sa che con il PD alle europee perde: dunque tuona contro quelli che si candidano per fare un altro mestiere. La Meloni fa assist, Schlein tentenna, Conte insacca. Uno a zero per i grillini.

Poi arriva Salvini. Che sa di non poter replicare il risultato di due milioni di preferenze del 2019 e allora se ne esce diplomatic­amente inventando candidati diversissi­mi al solo scopo di mascherare la marcia indietro del fu Capitano: Vannacci, Paragone, Palamara. Ancora incerto Topo Gigio, pare non abbia sciolto la riserva. L’errore è tutto di Elly: doveva replicare per prima alla Meloni. Avrebbe potuto dirle sì, avrebbe potuto dirle no. Rispondend­ole Ni e aprendo il dibattito interno si sono levate le voci – disinteres­sate e non – di tutti, tranne che l’unica che forse valeva la pena sentire: la voce di Elly. Peccato, un’occasione persa.

Io nel frattempo mi candido. Contro questo Governo incapace ma anche contro questa opposizion­e inconclude­nte.

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