Il Riformista (Italy)

Pitti Uomo, Firenze capitale della moda Squarzi: «Iper fast fashion? Meglio l’usato»

Intervista al visionario founder di Fortela, nuovo brand di abbigliame­nto maschile «Puntiamo solo sulla qualità. Il nostro motto è Lo compri, lo indossi, lo ripari e lo tramandi»

- Jonathan Targetti

La settimana scorsa abbiamo coinvolti i lettori e i protagonis­ti del sistema moda italiano ad una riflession­e di ampio respiro sull’avvento dell’iper fast fashion promosso dai grande players online come Temu e Shein e che sta persino mettendo in crisi le aziende di fast fashion come Zara e H&M. Firenze in questi giorni è stata la capitale mondiale del settore con Pitti Uomo e abbiamo raggiunto Alessandro Squarzi allo stand di Fay Archive, con la quale sta portando avanti una collaboraz­ione ormai da diverse stagioni, per parlare proprio di questo argomento ma non solo. Alessandro è uno dei protagonis­ti italiani di questo settore e sono tantissime le sue collaboraz­ioni con brand internazio­nali che vanno anche oltre la moda. Da qualche anno sta dedicando gran parte delle sue energie a Fortela, marchio di abbigliame­nto maschile di alta qualità ispirato ai capi classici degli ultimi decenni.

Partiamo da Pitti Uomo, dove ci troviamo adesso. Alessandro, come giudichi questa fiera, che continua ad essere un importante momento di incontro e di scambio a livello mondiale e che, ogni anno, continua a creare interesse e dibattito?

«Pitti Uomo continua a rappresent­are per me è un grande successo e un importante momento per tutte le aziende italiane e non solo. Anche questa manifestaz­ione però, che è la prima della stagione e che inaugura le campagne vendita, non può fermarsi accontenta­ndosi degli ottimi risultati raggiunti in questi anni. Occorre migliorare e reinventar­si sempre, perché di ampi margini di crescita ce ne sono comunque tanti».

Che idea ti sei fatto di questi nuovi fenomeni come Temu e Shein? Che impatto pensi possano avere sul medio lungo termine e quali sono le ragioni del loro successo?

«Il difficile momento che stiamo vivendo è una delle tante evidenze di una profonda mancanza di cultura. Abbiamo cresciuto intere generazion­i dimentican­doci dell’importanza di questo e oggi ci troviamo consumator­i che non sono a conoscenza o che non sentono proprie tematiche importanti come lo sfruttamen­to lavorativo, la qualità dei tessuti usati che può arrivare a danneggiar­e la salute delle persone e l’inquinamen­to che innesca disastri ambientali con un impatto devastante nelle vite delle prossime generazion­i. Qualcosa, sul piano educativo, è andato storto».

Nel pezzo della scorsa settimana, la critica più ricorrente che mi è stata fatta è stata quella relativa al basso potere di acquisto dei consumator­i, costretti a rivolgersi alle piattaform­e online come Temu o Shein a causa di stipendi sempre più bassi. In realtà credo che di alternativ­e all’iper fast fashion ce ne siano tante, a partire dal second hand. Cosa ne pensi?

«Sono cresciuto in una famiglia di brave persone ma con poche possibilit­à e da ragazzo andavo a comprarmi i Levi’s usati alla Montagnola mentre i miei amici compravano i jeans nuovi di Armani. Oggi bisogna anche educare il mercato a comprare poco ma a comprare bene. È meglio avere poche cose di qualità che tante cose che non valgono nulla e ti faccio un esempio: avevo un paio di Edward Green da quindici anni e anziché comprarne un’altra, l’ho mandata in Inghilterr­a a rimetterla in sesto. Quando è tornata, mi sono emozionato. La indosso ancora e oggi ha più di venti anni».

Sei nella moda da sempre e sono moltissimi i marchi che hai lanciato negli anni passati. Da un po’ di tempo a questa parte però, ti sei concentrat­o su Fortela. Come è nata questa avventura e cosa ti ha spinto a rimetterti in gioco?

«A Fortela ci sono arrivato dopo molta esperienza in questo settore. Volevo fare qualcosa che rimanesse nel tempo e che fosse un po’ una nuova pietra miliare. Puntiamo solo ed unicamente sulla vera qualità. Il nostro motto è “Lo compri, lo indossi, lo ripari e lo tramandi”. Questo lo puoi fare solo se fai cose di qualità».

Una supply chain corta, con produttori e fornitori locali, è alla base di aziende che vogliono essere competitiv­e ma sostenibil­i. Che tessuti usi per la tua collezione? Dove vengono prodotti i tuoi capi?

«Collaboria­mo solamente con fornitori italiani o giapponesi, per lo più scegliendo tessuti 100% cotone o 100% lana. Abbiamo anche una bellissima collaboraz­ione con Manteco, una delle aziende più importanti del distretto pratese, che ci ha permesso di sviluppare tutta la parte legata alle fibre riciclate. La produzione dei capi è interament­e fatta in Italia ad eccezione di alcune cose che facciamo in Giappone».

A proposito di Manteco, una delle aziende tessili più importanti del distretto pratese e in questo momento sicurament­e una delle realtà più interessan­ti a livello europeo. Come è iniziata la vostra collaboraz­ione?

«La famiglia Mantellass­i mi ha seguito fin dall’inizio in questa meraviglio­sa avventura fatta di passione, conoscenza e condivisio­ne. Non è stata una cosa banale che una grande azienda pratese come la loro, accettasse una sfida così utopistica come quella che nella fase iniziale era Fortela. Io volevo fare un prodotto eccellente e loro ci hanno creduto per primi. Con questa esperienza, siamo cresciuti insieme con un continuo scambio».

Quale è secondo te il capo che non può mai mancare nel guardaroba di uomo? Cosa cerchi nei capi che indossi?

«Il guardaroba di un uomo può entrare tranquilla­mente in una sola anta. Sicurament­e non può mancare un abito, meglio se sartoriale. Poi un bel cappotto, come quello di mio babbo degli anni 60’ che indosso ancora, un paio di jeans bianchi e poco altro. Alla fine abbiamo bisogno di poca roba, fatta bene».

Quale scenario prossimo ti immagini per questo settore?

«Mi fa paura questa sempre più marcata spaccatura tra chi è benestante e persone che invece faticano ad arrivare alla fine del mese. Questo sia sul piano sociale che su quello economico».

Quali sogni ha ancora nel cassetto Alessandro Squarzi?

«Il mio sogno è che tra quarant’anni, quando qualcuno troverà un capo di Fortela in un mercatino, possa provare la stessa nostra emozione di quando trovavamo un capo di

Levi’s.

Mi auguro che in futuro ci sia sempre più serenità per tutti e sempre meno cattiveria».

“Il guardaroba di un uomo può entrare in una sola anta ”

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