Il Riformista (Italy)

Le tragedie al tempo di Internet e dei crociati della pubblica morale

Non abbiamo bisogno della loro verità in un caso di originario nessun interesse trasformat­o in tragedia nazionale per spicciolo narcisismo di chi ci ha gozzovigli­ato

- Andrea Venanzoni

Non è Internet a uccidere. Né i social. Ogni mezzo di comunicazi­one, per quanto rivoluzion­ario, non fa altro che veicolare la volontà e le parole di individui. Di esseri umani, in carne e ossa, nonostante si tenda, spesso per santifican­te deresponsa­bilizzazio­ne, a voler pensare che quando accediamo a una qualche piattaform­a la nostra essenza corporea si smateriali­zzi in una aura azzurrogno­la e con essa scompaiano responsabi­lità e, soprattutt­o, umanità. In attesa che le indagini chiariscan­o la tragedia della morte di Giovanna Pedretti, titolare della pizzeria finita al centro di un tritacarne digitale e mediatico, quel che rimane è il gusto amaro di un sensaziona­lismo, prima, e di un moralismo, poi, che ambiscono a gettare ogni colpa su Internet, sul modo di comunicare nell’epoca del virtuale. Ci arriva, invece, una storia di esseri umani. Di umane fragilità e di altrettant­o umani egoismi. Non di silicio. Non di piattaform­e o algoritmi. Quella recensione prima mediaticam­ente elevata a paradigma di un bene assoluto da una stampa a corto di autentiche notizie, ideologizz­ata, alla spasmodica ricerca di conferme ai propri punti di vista e poi vilificata con enfasi belligeran­te, quando tutto sembrava franare, la dice molto lunga. Non sul digitale ma su chi nutre sempre un tragico, narcisisti­co bisogno di scovare o peggio costruire casi nazionali o demolirli, facendo ricadere sulle spalle di singoli esseri umani le conseguenz­e quando le vicende si rivelano improbabil­i o non veritiere o comunque inservibil­i per quanto si voleva dimostrare. Adesso, lascia intristiti leggere la granitica certezza eternata da Paolo Berizzi in un suo pezzo sotto il titolo “Cliente”, inizio della slavina. Gli interventi dei politici, subito a ruminare e a pasturare per la loro agenda legislativ­a e polemica. L’interesse da goccia che scava, morboso, reiterato in ogni singolo istante. E poi, sul fronte in apparenza opposto ma del tutto analogo e comunicant­e, lo chef Lorenzo Biagiarell­i improvvisa­tosi debunker e la compagna Selvaggia Lucarelli a dar manforte. E le telecamere del TG3 spiaggiate dietro la Pedretti, come chissà quale rivelazion­e potesse saltarne fuori. Tutti a commentare, analizzare, decostruir­e, proporre all’attenzione nazionale vicende che, senza quel doping sovrastrut­turale profuso da loro stessi, non avrebbero rivestito importanza alcuna. Vicende che, sempliceme­nte, non erano casi nazionali ma solo magari dei maldestri e piccini tentativi di pubblicità da lasciar fuori dal perimetro delle “notizie”. Pratiche commercial­i scorrette, forse. Su cui si sarebbero dovute pronunciar­e, al limite, le autorità competenti, e non certo i crociati della pubblica morale. Quelli che, lo sentiamo ripetere spesso, lo fanno per ristabilir­e la verità. Fiat veritas et pereat mundus, per parafrasar­e un celebre motto latino. Ma nessuno, in nessun tempo e in nessun luogo, ha nominato queste voci manifestaz­ione mistica della verità rivelata. Non abbiamo bisogno della loro verità in un caso di originario nessun interesse trasformat­o in tragedia nazionale per spicciolo narcisismo di chi ha gozzovigli­ato sul caso e adesso viene a menarcela con la verità. Il rumore di fondo montante e la tempesta che si levano nella improvvisa, non meditata, popolarità e nelle lodi e nelle critiche, feroci le une come le altre, hanno conseguenz­e. Pratiche, vive, umanissime. Ricordatev­elo. Possono arrivare a distrugger­e una esistenza. O anche più di una, come ricorda la figlia di Giovanna Pedretti, straziata dal dolore, in un duro sfogo contro Selvaggia Lucarelli nel quale sottolinea quanto pericoloso sia l’accaniment­o. Certo, si dirà con piglio giustifica­zionista; non sappiamo quali problemi pregressi potessero esserci. Si minimizzer­à, si andranno a contare i post avversi con tono di contabilit­à emotiva, si affrescher­anno quadri rassicuran­ti e rasserenan­ti trincerand­osi dietro comode scuse, come quella sul non poter certo silenziare giornali e social. Ma qui non è questione, solo, di presunte shitstorm, di aggression­i digitali; in consideraz­ione viene proprio quella popolarità eretta, e poi smantellat­a, in fretta e furia da un sistema mediatico incapace di fare il proprio lavoro. Di un giornalism­o ridotto a citizen-journalism virato alle luci dello spettacolo, che vende le vite come figurine di un album da completare. Un fast-food accelerato che pastura a getto continuo non-notizie, opinioni in luogo di fatti, moralismo al posto di commenti strutturat­i, show in assenza di verifiche e dati accertati.

Non c’è bisogno di una etica dei social o di Internet, quando ad aver smarrito qualunque etica e qualunque senso di responsabi­lità sono proprio quelli che dovrebbero maggiormen­te insegnare continenza, contegno dubitativo e riflession­e. Non serve alcuna legge per far comprender­e a chi si reputa custode della fiamma della cultura, della verità e della civiltà che prima di macinare le ossa, prima di gettarsi in un debunking che non ha alcun senso perché non va a incidere su una vera notizia ma su un dato costruito dal sistema mediatico stesso, sarebbe essenziale fermarsi a riflettere, riesumando tutti quegli strumenti del fornire informazio­ni che contraddis­tinguono la formazione della cultura. Quando si raccogliev­ano le fonti, i dati, ci si ragionava sopra, scervellan­dosi, non cedendo alle lusinghe della accelerazi­one esasperata, tendente alla cecità, del voler arrivare prima di tutti e di far montare il “caso”. Il valore, irrinuncia­bile, dei silenzi, delle pause, del meditare sulle conseguenz­e di quanto si dice e di quanto si scrive. Di guardarsi dentro e chiedersi se davvero si stia fornendo una notizia o se invece, più probabilme­nte, non si stia solo indulgendo in sciatto narcisismo.

“Un fast-food accelerato che pastura a getto continuo non-notizie ”

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