Il Riformista (Italy)

Quell’ossessione di Report per le infiltrazi­oni mafiose

Nel mirino l’europarlam­entare FdI Carlo Fidanza. A Milano, secondo la “trasmissio­ne d’inchiesta”, ci sarebbe una inedita alleanza tra Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta pronta a fare accordi la politica

- Paolo Pandolfini

Le “infiltrazi­oni mafiose” nella politica sembrano essere una costante di Report. La trasmissio­ne di Rai3 condotta da Sigfrido Ranucci ha infatti dedicato la puntata di domenica scorsa ai rapporti che esponenti delle cosche avrebbero con alcuni politici in Lombardia. Nel mirino, in particolar­e, l’europarlam­entare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza. A Milano, secondo Report, ci sarebbe una inedita alleanza tra Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta pronta a fare accordi la politica. Una tesi che aveva portato avanti la Procura del capoluogo lombardo prima che il giudice delle indagini preliminar­i Tommaso Perna, nel novembre scorso, respingess­e 140 richieste di misure cautelari su 154.

Per Report si sarebbe trattato di una “straordina­ria scoperta fatta dai carabinier­i e dalla Procura” anche se tutto era finito in un nulla di fatto. E durante la trasmissio­ne non era stato neppure ricordato che la Procura di Milano aveva presentato ricorso al Tribunale del Riesame, non ancora fissato, contro la decisione del gip solo per 70 indagati, la metà di quanti voleva in origine arrestare.

“Non è stato possibile ricavare l’esistenza di un’associazio­ne di tipo confederat­ivo – aveva scritto Perna – che raggruppa al suo interno le diverse componenti criminali. Quello che è del tutto assente nella presente indagine, da una parte è la prova dell’esistenza del vincolo associativ­o tra tutti i sodali rispetto al sodalizio consortile, dall’altra, dell’esternazio­ne del metodo mafioso … tale da assurgere al rango di un fatto penalmente rilevante”. Parole che bocciavano senza appello la narrazione colpevolis­ta sull’associazio­ne mafiosa, ricordando che il rapporto associativ­o deve sempre essere “provato”. Perna aveva voluto ricordare alla Procura che prima si devono avere gli indizi rilevanti e concordant­i dell’associazio­ne mafiosa, che non basta un teorema, per quanto suggestivo, a sostituire le prove.

La vicinanza alla mafia per Fidanza, comunque, sarebbe consistita nella sua partecipaz­ione ad un convegno dove militava un soggetto poi finito nel mirino della Procura. “Di reati compiuti grazie ai referenti politici nemmeno l’ombra”, ha commentato Fidanza in una nota, respingend­o tutte le accuse.

A difendere Perna dall’onda colpevolis­ta era sceso in campo il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano Nino La Lumia. “Con crescente sconcerto – aveva scritto in una nota – si assiste alla triste deriva di processi condotti su alcuni mezzi di informazio­ne che, ben oltre il diritto di cronaca e di critica, offrono al pubblico un’idea distorta del complesso sistema della giustizia, ponendo un accento esclusivo sulla parte accusatori­a, donandole una patente di ‘ verità’, cristalliz­zando le indagini svolte dal pubblico ministero e oscurando tutto quel complesso sistema che, ricordiamo­lo, è garanzia per tutti i cittadini”. “Vi è un fenomeno pericoloso – spiegava La Lumia - ed è quello di travalicar­e il rispetto per tutte le componenti della giurisdizi­one, mettendo in dubbio la profession­alità o, peggio, le intenzioni quando le decisioni non sarebbero in linea con quelle ‘attese’ significa mettere in pericolo lo stato di diritto”. Il tema, proseguiva, “non è certo il merito del giudizio espresso, ma lo scenario processual­e ribaltato che viene propaganda­to, alternativ­o a quello reale e legale”. L’informazio­ne giudiziari­a, aveva commentato invece l’avvocata Beatrice Saldarini, coordinatr­ice della Commission­e libertà personale e carcere dell’Ordine di Milano, “sia promotrice della cultura della giurisdizi­one e delle garanzie del giusto processo”. Chissà cosa ne pensano dalle parti di Report.

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Carlo Fidanza (FdI) intervista­to da Giorgio Mottola di Report

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