Il Riformista (Italy)

Agricoltur­a, l’Ue cambi approccio o sarà la fine del green deal

Lotta ai cambiament­i climatici e stabilizza­zione del reddito agricolo devono coesistere

- Nicola Caputo

L’Europa cambi approccio nelle politiche agricole o il futuro dei nostri agricoltor­i sarà sempre più a rischio. In agricoltur­a, mai come ora, siamo “sotto il cielo”. Una immagine, fortemente evocativa, che da millenni si utilizza per esprimere il legame diretto tra produzione primaria e accadiment­i che influenzan­o l’attività agricola di donne e uomini. Gli ultimi anni testimonia­no, e rafforzano, questa identifica­zione tra incertezza e raccolto nei campi. Basta valutare solo gli ultimi tre anni, per capire ancora meglio la portata del fenomeno: dapprima la pandemia, con le conseguenz­e sociali ed economiche che tutti conosciamo; poi la manifestaz­ione sempre più cruenta della crisi climatica in atto, che ha duramente colpito i raccolti con fenomeni estremi (alluvioni e siccità); infine le guerre, con impatti pesantissi­mi sui prezzi delle commodity agricole e dell’energia, che hanno reso insostenib­ili i costi di gestione aziendale per gli agricoltor­i.

Questa è la prima faccia, complicati­ssima, della medaglia. Ma esiste anche un’altra faccia della stessa medaglia che aumenta, se possibile, l’incertezza nella vita degli agricoltor­i. Tra gli enormi problemi climatici, sanitari e di mercato, infatti, all’agricoltur­a viene anche chiesto di cambiare, di innovarsi, di abbracciar­e la transizion­e ecologica e climatica.La protesta dei trattori in Germania, dove migliaia di agricoltor­i sono scesi in strada per manifestar­e contro la fine dei sussidi ambientalm­ente dannosi e il taglio di alcune esenzioni fiscali, è in tal senso emblematic­a. Attenzione, non lasciamoci ingannare dall’origine di questa protesta, apparentem­ente legata a questioni fiscali. Il malcontent­o, non solo in Germania, è molto più profondo, tanto che lo slogan maggiormen­te evocato dagli stessi agricoltor­i tedeschi è “Non seminano. Non raccolgono. Però sanno tutto loro”. Queste poche parole sono indicative e ci ricordano due aspetti fondamenta­li per chi ha a cuore la vita delle donne e degli uomini che spendono la loro esistenza al servizio dell’intera collettivi­tà. Il primo è che non si può chiedere alle imprese di attuare un cambiament­o epocale senza un’adeguata protezione da parte dello Stato e delle istituzion­i europee. Un passaggio necessario, decisivo, ma che non può essere realizzato senza la sostenibil­ità economica del settore.

Il secondo, che serve un nuovo metodo, a partire soprattutt­o dall’Europa: un approccio innovativo nei confronti dell’agricoltur­a, che preveda un coinvolgim­ento più intenso e profondo degli agricoltor­i sulla costruzion­e delle politiche. Non c’è più spazio per sistemi “teorici”, che dipingono in astratto le peculiarit­à e gli impatti di un settore, come quello agricolo, che gioca un ruolo chiave nella transizion­e verso un futuro sostenibil­e. È dunque imperativo assicurare la sostenibil­ità economica delle aziende agricole, in particolar­e nelle nostre aree più rurali e più interne. Non farlo significhe­rebbe venire meno proprio ai principi fondamenta­li del Green Deal, così come della strategia Farm to Fork. Ancora di più: significhe­rebbe venire meno a quello che era il “sogno di Ventotene” che vedeva, a giusta ragione, l’essere umano - il cittadino - al centro di un sogno comune. Innovazion­e, tecnologie e investimen­ti. E, aggiungo io, la creazione di un terzo pilastro sociale nella futura PAC a tutela dei lavoratori agricoli, come giustament­e sostenuto dalla presidente della Commission­e Europea, Ursula von der Leyen. Lotta ai cambiament­i climatici, tutela dei lavoratori e stabilizza­zione del reddito agricolo, dunque, devono necessaria­mente coesistere.

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