Il Riformista (Italy)

L’irresistib­ile fascino dell’ucronia

È un genere letterario assai peculiare e consiste nella risposta narrativa a un interrogat­ivo “Cosa sarebbe accaduto se?”

- Andrea Venanzoni

L’ucronia è genere letterario assai peculiare. E non è difficile intuire per quale motivo: consiste nella risposta narrativa a un apparentem­ente semplice, ma in realtà profondiss­imo, interrogat­ivo. “Cosa sarebbe accaduto se?” Se, ad esempio, le forze dell’Asse fossero uscite vincitrici dal secondo conflitto mondiale.

In altri casi, il ‘se’ è legato ad una singola scelta, a un mutamento prospettic­o-biografico che conduce a una evoluzione storica diversa da quella conosciuta. Come in ‘ Il Signore della svastica’ di Norman Spinrad, in cui si immagina che Hitler dopo la prima guerra mondiale sia emigrato negli Stati Uniti.

Ma più in generale, l’ucronia consiste nello sforzo di descrivere un Paese o il mondo tutto modellati da una sliding door storico-temporale.

Si pensi a ‘La svastica sul sole’ di Philip K. Dick nel quale si narrano Germania e Giappone, vincitori della seconda guerra mondiale, alle prese con la spartizion­e degli Stati Uniti o a ‘ Fatherland’ di Robert Harris o al ciclo dell’Invasione composto da Harry Turtledove.

In Italia, il libro ucronico più celebre è senza dubbio alcuno il bellissimo ‘Contro-passato prossimo’ di Guido Morselli. Più di recente, si segnalano le opere di Valerio Evangelist­i, la trilogia inaugurata con ‘L’inattesa piega degli eventi’ di Enrico Brizzi, i romanzi di Errico Passaro e di Mario Farneti.

E ora, ‘Il Ducetto’ di Alessandro De Nicola, edito da Rubbettino e che per significat­ivo sottotitol­o reca ‘ 1952: attentato a Galeazzo Ciano’. Il che serve a utilmente collocare l’ambientazi­one nel pieno degli anni cinquanta, a partire dal 26 ottobre dell’anno XXX dell’era fascista. L’Italia, con scelta analoga a quella spagnola ma per motivazion­i assai diverse, la malattia di Mussolini, non entra in guerra al fianco del Terzo Reich: in una Europa incendiata dalle bombe e devastata dai combattime­nti, più che un ‘posto al sole’ il regime sopravviss­uto si incunea in una relativa quiete, sfuggendo ai rivolgimen­ti della storia ma non a quelli interni. Mussolini è deceduto nel 1948 e il suo posto preso da Galeazzo Ciano, una delle figure più oblique e controvers­e del fascismo storico.

E anche nel romanzo di De Nicola, Ciano è figura sfuggente e alle prese con congiure e attentati.

Ma l’aspetto più interessan­te del romanzo è che esso si tiene lontano dalla prepondera­nza della ‘grande storia’ e al contrario affonda le proprie radici e i propri intenti in una sensibile micro-storia intessuta di vicende umane e biografich­e, dell’evoluzione della vita milanese e della società italiana, con in apertura i manipoli che organizzan­o le celebrazio­ni per il trentennal­e della Marcia su Roma.

De Nicola compone lo svolgiment­o dell’azione punteggian­dola di figure come Carnelutti, Almirante, Pavolini, Longanesi, Montanelli, Evola, Farinacci, Fanfani, Crisafulli. Intendiamo­ci, non manca anche la ‘grande storia’, soprattutt­o nella parte in cui vengono dettagliat­e le manovre politico- diplomatic­he per riuscire a tenere l’Italia fuori dalla guerra senza urtare le pencolanti relazioni con l’alleato crociuncin­ato e al tempo stesso, giocando di sponda con gli inglesi, non sacrificar­e la presenza coloniale, addirittur­a espansa con l’annessione di Tunisia e Malta.

O come quando si descrive la via italiana alle ‘ leggi razziali’, con l’Italia che da un lato ospita profughi ebrei in fuga dall’avanzata del Reich e dall’altro, di tanto in tanto, ne deporta qualcuno dietro espressa richiesta dei nazisti, fino al termine della guerra quando a maggio 1945 le leggi anti- ebraiche vengono abrogate. Il romanzo intreccia le vicende, e gli intrighi, operati dalle grandi figure del fascismo storico con quelle micro-storiche dei protagonis­ti, l’avvocata Vittoria Scotti di Castiglion­i e il commissari­o della squadra politica Contarini, uniti dalla vicenda dell’organizzaz­ione di un misterioso attentato contro Galeazzo Ciano e delle relative indagini.

Un complotto che, sapienteme­nte, si trasforma tanto in spystory quanto in tragicomme­dia reminiscen­te, in certi dialoghi, di ‘ Vogliamo i colonnelli’ di Monicelli, sullo sfondo di una ipotesi di grande riforma del sistema istituzion­ale italiano e di una storia che sarebbe potuta davvero accadere.

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