L’irresistibile fascino dell’ucronia
È un genere letterario assai peculiare e consiste nella risposta narrativa a un interrogativo “Cosa sarebbe accaduto se?”
L’ucronia è genere letterario assai peculiare. E non è difficile intuire per quale motivo: consiste nella risposta narrativa a un apparentemente semplice, ma in realtà profondissimo, interrogativo. “Cosa sarebbe accaduto se?” Se, ad esempio, le forze dell’Asse fossero uscite vincitrici dal secondo conflitto mondiale.
In altri casi, il ‘se’ è legato ad una singola scelta, a un mutamento prospettico-biografico che conduce a una evoluzione storica diversa da quella conosciuta. Come in ‘ Il Signore della svastica’ di Norman Spinrad, in cui si immagina che Hitler dopo la prima guerra mondiale sia emigrato negli Stati Uniti.
Ma più in generale, l’ucronia consiste nello sforzo di descrivere un Paese o il mondo tutto modellati da una sliding door storico-temporale.
Si pensi a ‘La svastica sul sole’ di Philip K. Dick nel quale si narrano Germania e Giappone, vincitori della seconda guerra mondiale, alle prese con la spartizione degli Stati Uniti o a ‘ Fatherland’ di Robert Harris o al ciclo dell’Invasione composto da Harry Turtledove.
In Italia, il libro ucronico più celebre è senza dubbio alcuno il bellissimo ‘Contro-passato prossimo’ di Guido Morselli. Più di recente, si segnalano le opere di Valerio Evangelisti, la trilogia inaugurata con ‘L’inattesa piega degli eventi’ di Enrico Brizzi, i romanzi di Errico Passaro e di Mario Farneti.
E ora, ‘Il Ducetto’ di Alessandro De Nicola, edito da Rubbettino e che per significativo sottotitolo reca ‘ 1952: attentato a Galeazzo Ciano’. Il che serve a utilmente collocare l’ambientazione nel pieno degli anni cinquanta, a partire dal 26 ottobre dell’anno XXX dell’era fascista. L’Italia, con scelta analoga a quella spagnola ma per motivazioni assai diverse, la malattia di Mussolini, non entra in guerra al fianco del Terzo Reich: in una Europa incendiata dalle bombe e devastata dai combattimenti, più che un ‘posto al sole’ il regime sopravvissuto si incunea in una relativa quiete, sfuggendo ai rivolgimenti della storia ma non a quelli interni. Mussolini è deceduto nel 1948 e il suo posto preso da Galeazzo Ciano, una delle figure più oblique e controverse del fascismo storico.
E anche nel romanzo di De Nicola, Ciano è figura sfuggente e alle prese con congiure e attentati.
Ma l’aspetto più interessante del romanzo è che esso si tiene lontano dalla preponderanza della ‘grande storia’ e al contrario affonda le proprie radici e i propri intenti in una sensibile micro-storia intessuta di vicende umane e biografiche, dell’evoluzione della vita milanese e della società italiana, con in apertura i manipoli che organizzano le celebrazioni per il trentennale della Marcia su Roma.
De Nicola compone lo svolgimento dell’azione punteggiandola di figure come Carnelutti, Almirante, Pavolini, Longanesi, Montanelli, Evola, Farinacci, Fanfani, Crisafulli. Intendiamoci, non manca anche la ‘grande storia’, soprattutto nella parte in cui vengono dettagliate le manovre politico- diplomatiche per riuscire a tenere l’Italia fuori dalla guerra senza urtare le pencolanti relazioni con l’alleato crociuncinato e al tempo stesso, giocando di sponda con gli inglesi, non sacrificare la presenza coloniale, addirittura espansa con l’annessione di Tunisia e Malta.
O come quando si descrive la via italiana alle ‘ leggi razziali’, con l’Italia che da un lato ospita profughi ebrei in fuga dall’avanzata del Reich e dall’altro, di tanto in tanto, ne deporta qualcuno dietro espressa richiesta dei nazisti, fino al termine della guerra quando a maggio 1945 le leggi anti- ebraiche vengono abrogate. Il romanzo intreccia le vicende, e gli intrighi, operati dalle grandi figure del fascismo storico con quelle micro-storiche dei protagonisti, l’avvocata Vittoria Scotti di Castiglioni e il commissario della squadra politica Contarini, uniti dalla vicenda dell’organizzazione di un misterioso attentato contro Galeazzo Ciano e delle relative indagini.
Un complotto che, sapientemente, si trasforma tanto in spystory quanto in tragicommedia reminiscente, in certi dialoghi, di ‘ Vogliamo i colonnelli’ di Monicelli, sullo sfondo di una ipotesi di grande riforma del sistema istituzionale italiano e di una storia che sarebbe potuta davvero accadere.