Il Riformista (Italy)

Un sogno che si chiama primo turno dello Slam Flavio Cobolli, il vero underdog dell’Itatennis

Il ventenne romano-fiorentino numero cento del mondo ha mostrato tenacia, resistenza al gioco e capacità tattica battendo un top 20, il cileno Nicolas Jarry

- Claudia Fusani

Ben arrivato “Cobbo”. Si chiama Flavio Cobolli, ha 21 anni, è nato a Firenze ma cresciuto a Roma - città che ama entrambe con uguale passione è numero cento del mondo e nella notte australian­a ha regalato, a se stesso e all’Italia, la realizzazi­one di un sogno e la bellezza delle cose giuste. Il sogno è aver vinto il suo primo turno di uno Slam e contro un top 20, il cileno Nicolas Jarry. La bellezza delle cose giuste è quella di quando vanno avanti le persone che hanno lavorato tanto e alla fine raggiungon­o il traguardo. Cobbo infatti appartiene a quella new age del tennis italiano che vede emergere ragazzi di talento, senza dubbio, ma soprattutt­o lavoratori, tenaci, coraggiosi, consapevol­i che il talento, specie in uno sport come il tennis, è qualcosa che va nutrito, annaffiato, accudito, messo alla prova. Nulla è scontato, nulla è gratuito. Da Sonego a Sinner, da Arnaldi a Cobolli, senza nulla togliere a Musetti e Berrettini, l’Itatennis può vantare una generazion­e di atleti che sono esempi positivi per coetanei spesso confusi nella scala dei valori e in quella dei comportame­nti rispetto alla vita: studia, fatica, lavora e poi i risultati arrivano, con fiducia, senza scorciatoi­e, con la schiena dritta. Nè choosy nè reddito di cittadinan­za. Che spettacolo. Finita qui l’ode civile per Flavio Cobolli, parliamo del giocatore. Per la seconda volta in campo al primo turno di uno Slam, Cobbo ha dimostrato cosa significa costruire la vittoria. Da vero underdog che arriva già stremato da tre turni vittoriosi nel torneo di qualificaz­ione (che ha dovuto giocare per una sola posizione in classifica), il ventenne romano-fiorentino ha mostrato tenacia, resistenza al gioco e capacità tattica. Ha accettato la sfida contro il numero 18 del mondo, figlio d’arte in quanto nipote di Jaime Fillol, in un campo secondario, il 13, che era una bolgia per la presenza di un tenace fan club cileno e per il caldo-umido asfissiant­e. Cobolli ha accettato la sfida e l’ha vinta, proprio quando sembrava aver dato fondo a tutte le risorse. 6-4 3-6 6-3 2-6 7-5 il punteggio di un incontro durato 4 ore e qualche secondo, nel quale il cileno è stato avanti 5-3 nel set decisivo, ha servito per il match sul 5-4, è stato a due punti dal traguardo per poi insaccare a rete un rovescio che non lo ha mai veramente sostenuto durante il match. Cobolli ha lottato come se non ci fosse un domani, ha risposto dai teloni (198 cm il sudamerica­no, 183 l’azzurro) ma ha saputo fare risposte vincenti (il dritto lungolinea con cui ha conquistat­o il primo set). Nonostante la differenza di altezza e di velocità di servizio, l’azzurro ha piazzato 14 ace contro i sei di Jarry. Ha rimandato dall’altra parte tutto quello che poteva, è stato umile e aggressivo quanto ha potuto conquistar­e metri di campo. Ha costretto l’avversario all’errore ributtando dall’altra parte della rete sempre una palla in più. Si è mostrato, lui che è numero cento, più forte del numero 18 quando, 5-4 sotto, Jarry al servizio e due match ball contro, ha guardato il suo angolo- cioè suo padre Stefano - e gli ha fatto cenno col dito di essere ancora lì, in campo, perché nulla è perso finché resta un quindici da giocare. Quattro ore di puro agonismo. Resiliente e velocissim­o di piedi, Cobolli gioca in tutte le parti del campo, avanti e dietro, e ha mano. Ricorda Arnaldi, anche come struttura fisica, l’altro azzurro un anno più anziano e che l’anno scorso di questi tempi aveva una classifica più bassa di Cobolli. “La chiave di questa partita - ha spiegato Cobolli - è stata di rispondere sempre e fargli giocare una palla in più. Non ho mai avuto fretta e, anzi, ho mercato di giocare più piano del solito”.

Dice di aver scelto il tennis, lui che era nel giovanile della Roma, “grazie a Fognini”. E di avere Djokovic come “idolo, il mio tutto”. La notte scorsa, alle cinque del mattino, ha fatto due telefonate: la ragazza (“come sempre ma non mi ha risposto”) e il fratello. “A casa a Roma c’era c’era un sacco di gente. Così ho parlato anche con la mamma”. Mercoledì giocherà il secondo turno contro il russo Kotov, 64 Atp e diventato “famoso” in questi Ausopen perché nel primo turno ha preso a pallate una raccattapa­lle dopo che si era fatto recuperare due set.

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