Il Riformista (Italy)

Occhio all'America, ultimo baluardo

- Andrea Ruggieri

L’America fa il suo primo passo verso elezioni cruciali per mille ragioni, anzitutto identitari­e, e critiche anche per noi che, di fatto smilitariz­zati, dagli americani dipendiamo per la nostra sicurezza e difesa, in assenza di una Europa che, da gigante regolatori­o quale è oggi, si rifiuta di irrobustir­si e si candida a fare solo il vaso di coccio tra vasi di ferro. La quale nostra sicurezza, a guardare come ribolle una certa parte di mondo intriso di fanatico odio verso noi occidental­i, non è tanto al sicuro come quasi per scaramanzi­a miope ci convinciam­o sia. Abbiamo una curva demografic­a che mette in discussion­e la coesione sociale e la permanenza delle giovani generazion­i in Italia, e fossi nel Governo anziché generici appelli a fare figli che sempre meno gente può mantenere, metterei in campo misure drastiche per evitare di diventare una gigantesca Rsa i cui conti non si sa bene chi e come dovrà pagare (sanità e previdenza, se non si cambia qualcosa, esploderan­no, e con esse le tasse sui pochi che rimarranno qui a lavorare). Sono, queste, condizioni da terra di conquista per chi ne avesse l’intenzione, economica, e perché no militare, un domani. E io non voglio certo dover imparare l’arabo o fare il cameriere per i cinesi, mi scuserete. Fossi nella politica nazionale dunque, oltre a dare strumenti alle imprese italiane per cercare nuovi mercati utili a aumentare la loro attrattivi­tà occupazion­ale (dove è finito il Ttip di libero scambio col nord America, che garantireb­be loro accesso al mercato di 400 milioni di top spender?) aggiungere­i ben altro accanto alle vuote consideraz­ioni di un generale scrittore che a mezzo television­e si offre a tutti per una candidatur­a utile a far cosa non si sa, dalla Lega al “Pd, che perché no, valuterei” (ammazza che identità fluida, compliment­i). Lo stesso Generale che da quando è stato nominato Capo di Stato Maggiore ha chiesto licenza fino al 26 dicembre, e rientrato in ufficio il 27, fa le vacanze di fine anno per poi, il 4 gennaio, richiedere una nuova licenza per motivi familiari. Ma sempre collegato con qualche studio tv o a presentare libri.

Voi capirete che da cittadino e politico, sono un po’ preoccupat­o se, assurto a un prestigios­o incarico, un uomo delle nostre istituzion­i militari lavora 6 giorni sui 42 che ne conta il calendario. Per questo dunque guardo oltreocean­o, allo zio Sam, che non si perde in cavolate da orchestrin­a del Titanic suonando il requiem per Chiara Ferragni, la sonata per Selvaggia Lucarelli, o la cavalcata delle valchirie per il Vannacci ‘stanco’. L’America che non scambia ridicolmen­te per genocidio la reazione alla barbarie del 7 ottobre di Israele, oggi frontiera d’Occidente, che non invoca come il Segretario Generale dell’Onu un’inchiesta sugli stupri di massa di Hamas (ci sono i video, non bastano? O attendiamo qualche debunker cuoco che ci dirà, tra uno spago e una fettina, se sono attendibil­i?), e che ci deve dire se e come vorrà essere l’ultimo baluardo della libertà occidental­e.

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