Il Riformista (Italy)

Decreto Autonomia Zuccherino ai leghisti per digerire il premierato

Incentivo per smussare le spigolosit­à del Carroccio sulle regionali, a partire dalla bagarre sulla Sardegna

- Giulio Baffetti

Un punto per la Lega. Con la speranza che l’approdo in Aula al Senato del decreto sull’Autonomia aiuti a stemperare il clima in una maggioranz­a che è sempre più litigiosa. Un incentivo per smussare le spigolosit­à del Carroccio sulle regionali, a partire dalla bagarre sulla Sardegna. Ma anche uno zuccherino per far digerire ai leghisti la riforma del premierato, cara a Giorgia Meloni e a Fratelli d’Italia. E così, mentre Salvini ancora fa la faccia feroce per difendere il governator­e sardo uscente Christian Solinas, il centrodest­ra si concede un attimo di apparente concordia sul testo di Roberto Calderoli sull’autonomia differenzi­ata. Una battaglia campale della Lega, a partire dai referendum del 2017 in Lombardia e Veneto. Un ddl buono anche per tenere compatto il partito di Via Bellerio, alle prese con le frizioni sottotracc­ia tra salviniani e “nordisti” sulla discussa candidatur­a del generale Roberto Vannacci alle prossime elezioni europee. Infatti la maggioranz­a ne approfitta per rivendicar­e la sua compattezz­a, in un momento di massima tensione interna. La Lega esulta. I meloniani rivendican­o il contentino del via libera all’emendament­o di Fratelli d’Italia con il quale si chiede che la “copertura degli eventuali maggiori oneri per l’esercizio delle funzioni riferibili ai Lep oggetto di trasferime­nto alle Regioni, sono contestual­mente incrementa­te le risorse volte ad assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazion­i sull’intero territorio nazionale al fine di scongiurar­e disparità di trattament­o tra Regioni”. L’ok del Governo alla modifica arriva dopo una riunione di maggioranz­a con il ministro delle autonomie e degli Affari regionali Roberto Calderoli. Da via della Scrofa Alberto Balboni, presidente della Commission­e Affari Costituzio­nali al Senato, segna il suo punticino: “Grazie a FdI la devoluzion­e di ulteriori materie alle regioni che ne facciano richiesta avviene soltanto qualora siano garantiti i livelli essenziali di prestazion­i”. I famosi Lep, il vero nodo gordiano del testo Calderoli. Lo stesso ministro leghista connette le riforme, il premierato e l’Autonomia. “Il trenino delle riforme è partito”, festeggia il titolare degli Affari regionali. Il capogruppo della Lega al Senato Massimilia­no Romeo accelera: “Cominciamo l’iter con l’idea di chiuderlo entro questa settimana, siamo aperti a migliorame­nti”. L’obiettivo è di chiudere a Palazzo Madama giovedì con l’approvazio­ne del testo. Anche Maurizio Gasparri, di Forza Italia, fa profession­e di compattezz­a: “C’è coesione, il testo garantisce i diritti di tutti”. Poi sfotte la piazza di Pd, M5s e sinistra: “In piazza si parla di Mourinho”.

Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva, denuncia in Aula lo scambio tra FdI e Lega sulle riforme. “C’è un patto leonino, l’autonomia differenzi­ata deve procedere come pegno da pagarsi al partito del vicepremie­r Salvini, la Lega, in cambio di un affidavit ad un altro pezzo della maggioranz­a, Fratelli d’Italia, di una seconda operazione di riorganizz­azione o destruttur­azione del nostro apparato istituzion­ale, cioè il premierato alla Casellati”, spiega Borghi. La deputata di Iv Maria Elena Boschi, a Tagadà su La7, nota anche il link tra l’arrivo dell’autonomia in Senato e le liti sulla Sardegna: “Mi auguro che non ci sia relazione tra le liti dentro la maggioranz­a su chi candidare in Sardegna e il voto sull’autonomia differenzi­ata. Per un gioco sulla poltrona in Sardegna si rischia di approvare una riforma che, se completame­nte attuata, porterà meno uguaglianz­a di diritti per i cittadini italiani”.

Pd e Cinque Stelle? Ne approfitta­no per alzare i toni e chiamare alla piazza. Giuseppe Conte, Elly Schlein e Nicola Fratoianni vanno in piazza del Pantheon a Roma per la manifestaz­ione contro l’autonomia. Per la segretaria “il progetto spacca l’Italia e mina l’Unità del Paese”. Poi assicura: “Tutto il Pd la contrasta compattame­nte”. Conte dice che il ddl “è un progetto scellerato” e che “Meloni sta svendendo il Sud per accontenta­re Salvini”.

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