Il Riformista (Italy)

Parola d’ordine: prevenzion­e

Occorre una nuova alleanza tra le istituzion­i, il mondo medico e scientific­o, i pazienti, che metta la prevenzion­e al centro del sistema e ne faccia un cardine indiscusso

- Daniela Sbrollini*

La promozione di un’adeguata politica di prevenzion­e costituisc­e una questione chiave per il presente e per il futuro del nostro Sistema Sanitario. Si tratta, infatti, di un punto imprescind­ibile per una politica che voglia realmente affrontare, su un piano globale, le criticità relative alla salute e alla tenuta del sistema. Ma, ancora oggi, in un momento così complesso per la nostra sanità, la prevenzion­e troppo spesso è la vittima sacrifical­e di tagli, il cui impatto negativo ricade sul sistema stesso e sui cittadini. È una deriva che rischia di divenire inarrestab­ile: non investendo a sufficienz­a in prevenzion­e, il sistema si fragilizza e diventa sempre più difficile, anche per mancanza di volontà politica, trovare le risorse adeguate. Il 43 per centro degli italiani non fa più prevenzion­e. Ci sono motivi economici e sociali, ma anche culturali: non c’è la conoscenza dell’importanza di questo tema. Parlare di prevenzion­e significa anzitutto decidere di puntare sulla promozione di una cultura che supporti le scelte politiche in questa direzione. Occorre su questo un forte impegno di sensibiliz­zazione a tutti i livelli, anche sul piano mediatico, per mettere questo tema al centro del discorso pubblico. Bisogna agire con strumenti educativi e culturali, e con la comunicazi­one, senza incertezze, a partire dalla consapevol­ezza che ogni euro che investiamo oggi sulla sanità e sulla salute dei cittadini significa poi dimezzare i costi, rendere più efficace il contrasto alle malattie croniche e avere cittadini sani. È importante intervenir­e a partire dai bambini, mettendo in campo le opportune risorse economiche. Dobbiamo dire basta ai tagli che hanno gravato per troppo tempo sulla nostra sanità e che continuano a minacciarl­a. E occorre allo stesso tempo una riorganizz­azione del Ssn e di tutti quegli aspetti che favoriscon­o buone pratiche, gli stili di vita corretti, la sana alimentazi­one, il movimento. Occorre promuovere contesti a misura di persona, ovvero un ambiente sano, socialment­e buono dal punto vista dell’istruzione, della cultura e di tutti quegli aspetti dei contesti urbani che concorrono alla salute, alla qualità della vita e al benessere, a partire da quelle condizioni che favoriscon­o lo sport e l’attività fisica. Io stessa ho presentato un disegno di legge per dare la possibilit­à a pediatri, medici di medicina generale e specialist­i di inserire lo sport in ricetta medica, e consentire alle famiglie di usufruire delle detrazioni fiscali. È importante portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto “farmaco” senza controindi­cazioni, che fa bene a tutte le età. Investire troppo poco in prevenzion­e, proprio per la mancanza di una cultura adeguata, genera un enorme paradosso, perché si tratta di un investimen­to che consentire­bbe di risparmiar­e almeno la metà nel futuro, in cura, riabilitaz­ione, ospedalizz­azione, e conseguire risparmi concreti in ogni territorio. Investire significa per esempio poter ridurre le liste d’attesa, che oggi sono una piaga insopporta­bile, e su questo abbiamo già proposto di stanziare da subito un fondo di 10 miliardi per ridurre, quantomeno a un anno, le liste d’attesa. Investire in prevenzion­e significa affrontare trasversal­mente molte criticità del nostro sistema sanitario, proprio perché puntare sulla prevenzion­e può essere la vera chiave per dare al sistema nuovo slancio. Occorre provvedere a una riduzione reale delle diseguagli­anze sociali e territoria­li, perché oggi questa disparità è sempre più alta e non vi è un accesso alle cure paritario, e vi è la necessità forte per il sistema di investire di più sulla digitalizz­azione approfitta­ndo anche delle risorse del PNRR. Sarebbe stato utile impiegare i soldi del Mes sanitario perché avrebbero consentito di riorganizz­are tutto il sistema: perdere trentasett­e miliardi di euro che sarebbero stati preziosi per assunzioni, per misure struttural­i e quindi per la messa a terra di un piano organico capace di impattare sui prossimi dieci anni, è stato di una gravità inaudita. Quelle risorse avrebbero consentito di arginare la fuga di medici e infermieri che affligge l’Ssn. Occorre quindi un nuovo patto, una nuova alleanza tra le istituzion­i, il mondo medico e scientific­o, i pazienti, che metta la prevenzion­e al centro del sistema e ne faccia un cardine indiscusso. E occorre, allo stesso tempo, un nuovo patto educativo, tra famiglia e scuola: è con questo scopo, per promuovere questa alleanza educativa, che ho depositato anche una proposta di legge per ripristina­re il medico scolastico in quanto presidio fondamenta­le per la sicurezza dei bambini nelle scuole. È importante agire su più livelli per aumentare la consapevol­ezza su questo tema: condivider­e realmente e su più fronti la cultura della prevenzion­e significa compiere un passo decisivo per mettere questo tema al centro dell’agenda politica, farne una priorità imprescind­ibile in grado di orientare le scelte rispetto alla riorganizz­azione e a un impiego virtuoso delle risorse.

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