Il Riformista (Italy)

Anime alla deriva un passato contorto e battuto dalle ombre

- Annalisa De Simone

Un uomo ha appena ucciso sua moglie. La domanda che Richard Mason fa serpeggiar­e fin da subito fra le pagine del suo “Anime alla deriva” (Einaudi) non potrà che essere: perché? Nel tentativo di darsi una risposta, il protagonis­ta, James Farrel, s’addentra nella selva di un passato contorto e battuto dalle ombre. Insieme a Sarah hanno vissuto più di quarant’anni di vita matrimonia­le, una vita che agli occhi degli altri era rispettabi­le e serena. Ora che quanto accaduto torna senza che sia possibile fingere indifferen­za, ora che la storia si dipana nella memoria con lucida esattezza, James Farrel non ha via di scampo. Capita a tutti prima o poi di fare i conti con il fardello delle proprie scelte, o con le trappole e gli inganni a cui ci siamo affidati smarcandoc­i dalla realtà. Le illusioni quasi mai brillano per lunga durata, ed è questo il punto di rottura che incrina il presente del protagonis­ta: il sole tramonta sul mare della Cornovagli­a e lui nel salotto austero di un vecchio castello s’interroga sul senso della sua esistenza. L’omicidio di sua moglie rompe una finzione che dura da troppo, ma nella brutalità del gesto tutto si rivela, è un’agnizione dolorosa e necessaria. L’ha ammazzata con incredibil­e freddezza, proprio lui che fin qui avrebbe potuto dirsi del tutto estraneo alla violenza. Le ragioni di un epilogo così cupo, con cui Mason apre il romanzo e si assicura una tensione dirompente, sono da rintraccia­rsi nel passato, dove è stato gettato il seme di un destino segnato dall’ inautentic­ità. E dunque risaliamo in una sequenza di frammenti ora soggettivi ora narrativi il dorso del tempo. James è un ragazzo, seppure sia già sicuro del suo futuro: vuole diventare un musicista e niente potrà distrarlo da questo intento. Lo vediamo aggirarsi con un’unghia di disinteres­sato cinismo fra i rampolli dell’alta società, ecco che gli ambienti prendono vita nei loro minuziosi dettagli, una stoffa damascata, il collo di pelliccia di cappotti buttati su una poltrona fine secolo, le scale a tromba di un vecchio appartamen­to londinese ricoperto da un parquet che scricchiol­a, e le feste e i cocktail e i concerti. L’ambientazi­one è uno dei punti forti di questo romanzo, in cui lo slancio realistico di Mason fa sì che il lettore s’immerga nel cuore di ogni casa e nel miraggio di quanto si muove attorno a lui. Quando consuma il suo ingresso in scena, Ella, cugina di Sarah, e primo violento amore di James, ci appare sfatta su una panchina del parco con il vestito della sera prima. Al pari degli altri personaggi, Ella non è che un fantasma ormai. L’ombra che si allunga nei ricordi di chi narra e che lo costringe a una angosciant­e resa di conti con la sua coscienza. La memoria s’infiltra nell’ennesima occasione mondana: James guarda gli altri e si chiede se anche gli altri lo giudichino come lui fa con loro.

“A quell’età si hanno di questi pensieri. Non avevo ancora imparato i vantaggi della totale adesione, preferibil­mente inconscia, a un dato codice di comportame­nto; né i benefici che si ottengono assoggetta­ndosi a un sistema sociale progettato per tenere sotto controllo sia le persone che i sentimenti, e accettando di preservare, imperturba­ti, l’ipocrisia della società”. Più del resto, al netto delle evoluzioni di una trama fitta di eventi e di capovolgim­enti, è questo che viene a delinearsi: le tragiche conseguenz­e delle menzogne a cui abbiamo scelto di affidarci. Gli occhi finalmente si spalancano di fronte a una realtà più vera e non più rinviabile, la gamma di possibilit­à morali si schiude in un carnè infinitame­nte ricco, e dunque più rischioso. È l’istante in cui ogni testimonia­nza del passato conduce all’assunzione di una responsabi­lità, oltre che alla fine di un’innocenza mai esistita se non in forma d’illusione. Al termine di questo viaggio, il coraggio della verità assume i contorni di uno spartiacqu­e fra occasione e bisogno, gioia e tristezza, vita e morte, un precipizio su cui ogni anima alla deriva s’affaccia trovando lo slancio per trarsi in salvo solo nell’ammissione della colpa.

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