Il ruolo dei choke points per la competitività internazionale
Definiti anche come “punti di strozzatura”, questi passaggi condizionano l’andamento e la sicurezza dei traffici marittimi globali
Alivello globale esistono dei punti di passaggio in cui il traffico marittimo deve necessariamente indirizzarsi. Si tratta dei vari canali navigabili che mettono in comunicazione due differenti oceani, o comunque due porzioni di mare non direttamente connesse fra loro. Definiti anche come “punti di strozzatura” o “colli di bottiglia”, choke points in inglese, questi passaggi condizionano l’andamento e la sicurezza dei traffici marittimi globali. In un contesto di interdipendenza globalizzata, stante la rilevante percentuale di superficie terrestre ricoperta dal mare, appare chiaro come l’influenza legata a questi veri e propri passaggi obbligati sia significativa ai fini della competitività internazionale. Non è una storia nuova, giacché molte situazioni del passato hanno potuto dimostrare la prevalenza dell’elemento marino e, per diretta conseguenza, di quello navale nell’evoluzione delle dinamiche di potenza tra gli Stati. L’esempio classico fa riferimento al dominio navale britannico instaurato secoli addietro, il quale è risultato capace di imporsi in casi emergenziali ancora nella storia recente, come dimostrato durante la guerra delle Falkland. Potremmo dilungarci nel citare moltissimi altri casi in cui le potenze navali sono riuscite ad imporre una propria supremazia in virtù del loro controllo delle rotte navali; quello che però è rilevante ai fini della nostra analisi è indicare come il carattere di essenzialità del dominio navale risulti tuttora irrinunciabile e come esso venga connotato dai canali di snodo nel contesto odierno.
Secondo Alfred Mahan, un pioniere degli studi sul potere navale, bisogna partire dalla prevalenza dell’elemento marino su quello terrestre che già richiamavamo prima. Mahan ha dimostrato come questo spinga le varie potenze mondiali a cercare di costruire una propria marina mercantile, dato che le rotte commerciali sfruttano il mare come luogo di transito più funzionale per il trasporto delle merci. E se il commercio prospera, aumenta anche la potenza che si è in grado di alimentare con la maggiore affluenza di risorse e di ricchezza in termini nazionali. Ma le rotte commerciali devono essere protette, e così si arriva allo sviluppo di una marina militare necessaria ad assicurare tale protezione. Ora, per trovare un collegamento coi canali navigabili, diventa necessario immaginare l’elevato volume logistico che scorre senza sosta attraverso questi passaggi irrinunciabili; per poi comprendere che questi punti attraggono su loro stessi gran parte delle energie mondiali tese a mantenere il controllo o l’influenza sulla situazione internazionale. Quera sto accade sia a livello finanziario e politico sia a livello militare; ed è possibile dimostrarlo mediante la sussunzione di un insieme di regolarità empiriche alla constatazione che i punti di strozzatura nel globo si dipingono come aree potenzialmente critiche e fondamentali per la sicurezza internazionale. Possiamo citare l’esempio dello scandalo finanziario legato al Canale di Panama; quando la sottoscrizione pubblica che la compagnia di Ferdinand de Lesseps, già finanziatore del Canale di Suez, aveva lanciato per coprire i costi del cantiere risultò essere viziata da numerose anomalie che ne determinarono il crollo, compromettendo così la totalità dell’investimento. Gli Stati Uniti ne approfittarono, determinando la ripresa dei lavori fino al loro completamento nel 1914. Senza pensare alla guerdelle Falkland, scoppiata nei pressi dello Stretto di Magellano, alla crisi del 1956 a Suez, all’invasione di Panama del 1989, alla ribellione degli Houthi che complica l’accesso al Mar Rosso o ai risvolti critici dello stallo taiwanese vicino agli stretti dell’Indo-Pacifico.
La maggior parte dei cosiddetti choke points rappresenta, storicamente o ai nostri giorni, la chiave per migliorare la nostra comprensione degli scenari di crisi internazionale. Ma quali sono questi punti di strozzatura e quali zone condizionano? Capo Horn assume ormai un’importanza secondaria per il commercio globale, in quanto le sue forti correnti lo rendono ancora oggi piuttosto pericoloso per le traversate navali. Il suo carattere centrale per i commerci è stato sostituito da Suez e da Panama, che oggi continuano ad essere i passaggi più rilevanti assieme allo Stretto di Malacca. Si potrebbero anche aggiungere Bab-el-Mandeb, ovvero lo stretto minacciato dagli Houthi yemeniti, e Hormuz, l’unico accesso al Golfo Persico. Ogni continente, o meglio ogni spazio marittimo, è legato ad una di queste aree. Se quanto stiamo osservando nell’Artico dovesse perpetuarsi, anche i passaggi di nord-ovest e nord-est assumerebbero un diverso rilievo. Bisogna dunque aspettarsi il sorgere di crisi violente in prossimità di questi punti? Non necessariamente, ma le grandi potenze si impegneranno per controllarli. Per questo sarà importante concentrarsi anche su questo aspetto assieme agli sviluppi internazionali già, giustamente, trattati per la loro rilevanza.