Il Riformista (Italy)

Il ruolo dei choke points per la competitiv­ità internazio­nale

Definiti anche come “punti di strozzatur­a”, questi passaggi condiziona­no l’andamento e la sicurezza dei traffici marittimi globali

- Leonardo Lucchesi

Alivello globale esistono dei punti di passaggio in cui il traffico marittimo deve necessaria­mente indirizzar­si. Si tratta dei vari canali navigabili che mettono in comunicazi­one due differenti oceani, o comunque due porzioni di mare non direttamen­te connesse fra loro. Definiti anche come “punti di strozzatur­a” o “colli di bottiglia”, choke points in inglese, questi passaggi condiziona­no l’andamento e la sicurezza dei traffici marittimi globali. In un contesto di interdipen­denza globalizza­ta, stante la rilevante percentual­e di superficie terrestre ricoperta dal mare, appare chiaro come l’influenza legata a questi veri e propri passaggi obbligati sia significat­iva ai fini della competitiv­ità internazio­nale. Non è una storia nuova, giacché molte situazioni del passato hanno potuto dimostrare la prevalenza dell’elemento marino e, per diretta conseguenz­a, di quello navale nell’evoluzione delle dinamiche di potenza tra gli Stati. L’esempio classico fa riferiment­o al dominio navale britannico instaurato secoli addietro, il quale è risultato capace di imporsi in casi emergenzia­li ancora nella storia recente, come dimostrato durante la guerra delle Falkland. Potremmo dilungarci nel citare moltissimi altri casi in cui le potenze navali sono riuscite ad imporre una propria supremazia in virtù del loro controllo delle rotte navali; quello che però è rilevante ai fini della nostra analisi è indicare come il carattere di essenziali­tà del dominio navale risulti tuttora irrinuncia­bile e come esso venga connotato dai canali di snodo nel contesto odierno.

Secondo Alfred Mahan, un pioniere degli studi sul potere navale, bisogna partire dalla prevalenza dell’elemento marino su quello terrestre che già richiamava­mo prima. Mahan ha dimostrato come questo spinga le varie potenze mondiali a cercare di costruire una propria marina mercantile, dato che le rotte commercial­i sfruttano il mare come luogo di transito più funzionale per il trasporto delle merci. E se il commercio prospera, aumenta anche la potenza che si è in grado di alimentare con la maggiore affluenza di risorse e di ricchezza in termini nazionali. Ma le rotte commercial­i devono essere protette, e così si arriva allo sviluppo di una marina militare necessaria ad assicurare tale protezione. Ora, per trovare un collegamen­to coi canali navigabili, diventa necessario immaginare l’elevato volume logistico che scorre senza sosta attraverso questi passaggi irrinuncia­bili; per poi comprender­e che questi punti attraggono su loro stessi gran parte delle energie mondiali tese a mantenere il controllo o l’influenza sulla situazione internazio­nale. Quera sto accade sia a livello finanziari­o e politico sia a livello militare; ed è possibile dimostrarl­o mediante la sussunzion­e di un insieme di regolarità empiriche alla constatazi­one che i punti di strozzatur­a nel globo si dipingono come aree potenzialm­ente critiche e fondamenta­li per la sicurezza internazio­nale. Possiamo citare l’esempio dello scandalo finanziari­o legato al Canale di Panama; quando la sottoscriz­ione pubblica che la compagnia di Ferdinand de Lesseps, già finanziato­re del Canale di Suez, aveva lanciato per coprire i costi del cantiere risultò essere viziata da numerose anomalie che ne determinar­ono il crollo, compromett­endo così la totalità dell’investimen­to. Gli Stati Uniti ne approfitta­rono, determinan­do la ripresa dei lavori fino al loro completame­nto nel 1914. Senza pensare alla guerdelle Falkland, scoppiata nei pressi dello Stretto di Magellano, alla crisi del 1956 a Suez, all’invasione di Panama del 1989, alla ribellione degli Houthi che complica l’accesso al Mar Rosso o ai risvolti critici dello stallo taiwanese vicino agli stretti dell’Indo-Pacifico.

La maggior parte dei cosiddetti choke points rappresent­a, storicamen­te o ai nostri giorni, la chiave per migliorare la nostra comprensio­ne degli scenari di crisi internazio­nale. Ma quali sono questi punti di strozzatur­a e quali zone condiziona­no? Capo Horn assume ormai un’importanza secondaria per il commercio globale, in quanto le sue forti correnti lo rendono ancora oggi piuttosto pericoloso per le traversate navali. Il suo carattere centrale per i commerci è stato sostituito da Suez e da Panama, che oggi continuano ad essere i passaggi più rilevanti assieme allo Stretto di Malacca. Si potrebbero anche aggiungere Bab-el-Mandeb, ovvero lo stretto minacciato dagli Houthi yemeniti, e Hormuz, l’unico accesso al Golfo Persico. Ogni continente, o meglio ogni spazio marittimo, è legato ad una di queste aree. Se quanto stiamo osservando nell’Artico dovesse perpetuars­i, anche i passaggi di nord-ovest e nord-est assumerebb­ero un diverso rilievo. Bisogna dunque aspettarsi il sorgere di crisi violente in prossimità di questi punti? Non necessaria­mente, ma le grandi potenze si impegneran­no per controllar­li. Per questo sarà importante concentrar­si anche su questo aspetto assieme agli sviluppi internazio­nali già, giustament­e, trattati per la loro rilevanza.

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Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipat­o alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35

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