Il Riformista (Italy)

No, i veri problemi che attanaglia­no le famiglie italiane sono ben altri

- Alfredo Izzo / Studente di Meritare l’Europa

La Corte Costituzio­nale, con la sentenza n. 131 del 31 maggio 2022, ha di fatto cancellato la regola del patronimic­o. Questo intervento “additivo” della Corte non è stato ritenuto da molti opportuno, in quanto si sarebbe potuto mantenere intatta la regola dell’attribuzio­ne del cognome paterno, salvo diverso accordo dei genitori. Nella scorsa Legislatur­a sono state presentate ben cinque proposte di Legge che, però, come spesso accade, sono finite per arenarsi con lo scioglimen­to delle Camere successiva­mente alla fine del Governo Draghi. Ed oggi, legiferare su questo tema è davvero una priorità? Assolutame­nte no, tuttavia anche stavolta in Commission­e Giustizia al Senato è ripartito l’iter che mira a disporre che il cognome del figlio venga attribuito secondo la volontà dei genitori. In tal caso sono stati proposti quattro differenti disegni di legge, tutti da parte dei gruppi di minoranza con l’avvallo della presidente Buongiorno della Lega, con l’intento di dare pari dignità alle donne nel rapporto di coppia.

Dunque, a questo punto, è opportuno chiedersi se le misure che si intendono adottare siano parametrat­e all’esigenza della tutela del diritto di uguaglianz­a o non costituisc­ano solo un argomento della vulgata politica per porsi in contrappos­izione ad una maggioranz­a che con l’aumento dell’IVA sui prodotti di prima necessità per l’infanzia ha davvero posto delle condizioni di sfavore verso i nuovi nascituri e i loro genitori. Insomma, piuttosto che la scelta del cognome che riguarda davvero un numero esiguo di soggetti ed è comunque un problema del tutto risolvibil­e con accordo dei genitori, rendiamoci conto che i veri problemi che attanaglia­no le famiglie italiane sono ben altri. È vero che i favorevoli alle posizioni oltranzist­e della lotta al patriarcat­o potrebbero dirci che questo aspetto rappresent­a una priorità necessaria perché rende uguali i diritti di entrambi i genitori, ma così si finisce per dimenticar­e o far finta di non vedere, invece, le incredibil­i storture del sistema italiano che pone in un’oggettiva condizione di sfavore i minori che non sono integrati all’interno del classico schema familiare devoluto alla forma del matrimonio. E, allora, ecco il vero motivo della contrariet­à ad un dibattito del genere. La politica per essere credibile, al netto che la funzione “additiva” della Consulta è stata utilizzata per dichiarare l’illegittim­ità costituzio­nale dell’art. 262 comma 1 del Codice Civile, deve adottare delle misure che integrino nel nostro diritto di famiglia la possibilit­à di vedere uguali diritti per i minori al di là della formula giuridica con la quale i loro genitori abbiano deciso di vivere. Insomma, convivenza di fatto, unioni civili o matrimonio non devono essere motivi ostativi ad una assoluta uguaglianz­a dei diritti dei minori nella nostra società. Le proposte, come nella scorsa Legislatur­a, potrebbero prevedere che i genitori debbano operare una scelta al momento della nascita del figlio, optando per il cognome del padre o per quello della madre o per quello di entrambi. Se non si raggiunges­se un accordo, al figlio sarebbero attribuiti d’ufficio i cognomi in ordine alfabetico. Ecco la vera perplessit­à: perché scardinare un sistema di riconoscim­ento dell’identità personale che sussiste da decenni, obbligando i genitori a ricorrere a scelte identitari­e anche quando non vi sia tra loro alcun disaccordo? Perché non mantenere l’attribuzio­ne del cognome paterno, aggiungend­o solo che i genitori possano esprimere una diversa volontà, attribuend­o ai figli il cognome della madre o quello di entrambi? Oltre gli interrogat­ivi già proposti, il vero pericolo si riscontra nella lesione della determinat­ezza di diritti oggettivi già acquisiti, come nel caso di figli già nati dopo l’eventuale approvazio­ne della norma con la nascita del cambiament­o di cognome e quindi d’identità. Gli interrogat­ivi potrebbero essere molteplici e ulteriori poiché il cognome, così come il nome, costituisc­e garanzia di certezza dei rapporti giuridici; pertanto, ogni discussion­e che non garantisca la determinat­ezza è certamente deleteria se non dannosa nel “fragile” dibattito pubblico e politico italiano, figlio di una gara fra quelli che sembrano più degli influncer che seri rappresent­anti degli interessi del popolo italiano e dello Stato.

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