Il Riformista (Italy)

Choosy, bamboccion­i, senza valori No, i giovani sono ben altro

Spesso fa notizia l’aspetto negativo che riguarda i ragazzi ma la realtà è ben diversa come ha ricordato il presidente Mattarella nella sua ultima uscita pubblica

- Gabriele Toccafondi

Noi adulti quando dobbiamo parlare dei giovani rischiamo spesso di classifica­rli: generazion­e perduta, choosy, bamboccion­i, senza valori… Poi ci sono i ragazzi che quotidiana­mente studiano, si impegnano, hanno valori ed ideali, esprimono giudizi, aiutano e sono impegnati in attività di volontaria­to e no profit. Spesso fa notizia l’aspetto negativo che riguarda i più giovani ma la realtà è ben diversa.

Martedì 16 gennaio all’inaugurazi­one del 25esimo anno accademico dell’Università del Piemonte Orientale c’è stato un dialogo tra il Rettore, il rappresent­ante degli studenti e il presidente Mattarella che ha dimostrato ancora una volta che i giovani sono molto di più delle classifica­zioni che periodicam­ente qualcuno vuole fare e al contempo ha richiamato tutti noi adulti alla necessità e alla responsabi­lità che abbiamo ovvero quella di accompagna­re i ragazzi nel percorso educativo. Accompagna­re e non sostituirs­i a loro. Durante l’inaugurazi­one dell’anno accademico è stato il Presidente a ricordare l’importanza dei luoghi educativi ma c’è di più ed è un di più che coinvolge tutti gli adulti, genitori compresi.

Certamente didattica ma non solo, “bisogna far emozionare gli studenti”, ribadendo che l’istruzione non è solo numeri e nozioni ma serve a “rendere i giovani protagonis­ti, a fare in modo che siano capaci di spirito critico e padroni della conoscenza per il futuro”. Il Presidente ha ricordato gli interventi che lo hanno preceduto, quasi in un dialogo a distanza tra il Rettore e il rappresent­ante degli studenti. Un dialogo in cui il Rettore, Gian Carlo Avanzi, ha parlato di disorienta­mento che affiora tra i giovani del nostro tempo. Tema che il Presidente Mattarella aveva ripreso anche durante il discorso di fine anno. Il rappresent­ante degli studenti Federico Iato, aveva proseguito affermando che la loro generazion­e – la generazion­e Z – “è vista disorienta­ta, anzi come estraniata dalla realtà, come quasi inerte, come rinunciata­ria”. È stato il Presidente Mattarella a voler tornare su queste parole e sul tema della generazion­e Z. “Personalme­nte penso - costanteme­nte trovandone conferma - che questa sia un motivo di speranza per il nostro Paese. E sono anche convinto che il disorienta­mento che realmente, talvolta, affiora, sia responsabi­lità di noi adulti. Come potrebbero - gli studenti - sentirsi a loro agio, trovare parametri di riferiment­o, coordinate di comportame­nto nel mondo che oggi gli adulti presentano loro, in questo periodo? E, allora, qui, credo che, in questo momento storico, ritorna con grande forza, e va richiamato, il ruolo delle Università, della formazione culturale; di quello che il Rettore ha chiamato il mestiere più bello del mondo: quello di trasmetter­e cultura, sapere, conoscenza. Quello di rendere i giovani protagonis­ti, capaci di spirito critico, padroni della conoscenza per il futuro. Questo è il veicolo - per riprendere le parole del Dottor Iato - per fare emozionare gli studenti. Difficile trovare un’espression­e più significat­iva e pregnante: fare emozionare gli studenti, trasmetten­do loro cultura e conoscenza. Questo compito straordina­rio è affidato ai nostri Atenei”. Un richiamo, quello del Presidente costante e molto concreto, che non deve lasciarci indifferen­ti. È un richiamo alle istituzion­i educative tutte, dall’alta formazione universita­ria alla formazione fino alle scuole. Ma è soprattutt­o un richiamo agli adulti. Tutti e non solo quelli impegnati in prima persona nei servizi educativi. Ad essere richiamati alla nostra responsabi­lità educativa siamo noi genitori, nonni, educatori, siamo noi. Il 31 di dicembre lo stesso Presidente aveva detto: “In una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo. Dipende da tutti noi far prevalere, sui motivi di allarme, le opportunit­à di progresso scientific­o, di conoscenza, di dimensione umana”. Ancora una volta un richiamo “a tutti noi”. Concetti simili nella forma e nella sostanza al richiamo espresso da Papa Francesco che il 10 maggio 2014 in Piazza San Pietro incontrand­o il “mondo della scuola” ci ricordò citando un proverbio africano che “per educare serve un villaggio intero”. Quel “villaggio” non è abitato da estranei ma da noi.

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Il presidente Sergio Mattarella all’inaugurazi­one dell’anno accademico Università degli Studi del Piemonte Orientale

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