No, sembra davvero una scelta ideologica ancorché incomprensibile
Stefano Cavedagna / Consigliere comunale di Fdi Bologna
Da alcuni giorni ormai in tutta Italia non si parla d’altro: la scelta del sindaco di Bologna Matteo Lepore di imporre il limite dei 30 all’ora in Città. Una scelta incomprensibile per i più, che sta accendendo un dibattito sia di carattere tecnico, che ideologico. La maggioranza a guida Partito Democratico ha motivato la scelta di limitare le vie ai 30 all’ora con esigenze di sicurezza stradale e, in particolare, il tentativo di salvare vite sulle strade. Motivazione di per sé lodevole se non fosse che, dagli stessi dati fornitici dalla Polizia Locale sulle infrazioni che hanno portato ad incidenti mortali, larga parte di queste sono state causate da chi guidava con il cellulare in mano, in stato di ebbrezza o con modalità spericolate, quindi non da chi procedeva correttamente nel limite urbano dei 50. Va da sé, poi, che chi marcia ai 110 km/h sui viali di circonvallazione cittadina è un pericolo pubblico. Basterebbe quindi semplicemente disporre poliziotti su strada, come fatto con grande solerzia dal Sindaco in questi primi giorni di “città 30”, per far rispettare il codice della strada anziché imporre questi odiosi limiti. Una misura che viene contestata con forza anche da tutti gli operatori del settore del trasporto locale, siano essi conducenti di autobus, che stanno ritardando tutti gli arrivi alle fermate, siano i taxisti, che hanno visto ridursi già i loro introiti dovendo limitare il numero di corse. Il Sindaco ha provato a sostenere che questa misura è sostenibile per l’ambiente, cosa che in realtà non risulta. Aumentando i tempi di percorrenza ed il congestionamento del traffico, le auto in colonna emettono di più, portando, come già registrato, ad un aumento sensibile delle PM10, le cosiddette polveri sottili nell’aria, che stanno facendo segnare picchi insoliti nelle colonnine dell’ARPAE, l’agenzia regionale prevenzione ambiente. Su una cosa tutti i bolognesi sono concordi: aumenteranno sicuramente le contravvenzioni, per cui già a bilancio il Comune di Bologna ha preventivato per il 2025-26 un aumento di oltre 10 milioni di euro di introiti, causati anche dai nuovi autovelox che verranno installati nel 2024. Insomma, un ulteriore modo per fare “cassa” sulla distrazione dei conducenti, magari anche sui turisti, in grande aumento in Città negli ultimi anni. Come accaduto anche in Città quali Milano e Roma, i sindaci dem stanno consumando una battaglia esclusivamente ideologica sui mezzi di trasporto privati. Abbiamo notato le introduzioni delle c.d. ZTL Green, come la tanto discussa area B a Milano, che mira a tenere fuori dall’area urbana tutti i mezzi ritenuti non sufficientemente sostenibili. Vero che anche a livello europeo è aperto un dibattito sulla produzione e l’utilizzo delle auto elettriche, con un prossimo “ban” ai motori endotermici che sarà tra i principali temi di discussione della prossima campagna per le elezioni europee, ma il vero tema è, come spesso accade, da affrontare con realismo politico. Se pure chiunque è d’accordo con impiegare mezzi meno inquinanti, ci si scontra con le esigenze quotidiane delle persone. Le esigenze di chi, senza risorse o incentivi sufficienti, è costretto a cambiare il proprio mezzo, indebitandosi con finanziarie mentre cerca di districarsi tra le tante spese di una vita quotidiana sempre più costosa per le famiglie italiane. La città 30 Bolognese, poi, vede una spesa di circa 24 milioni di euro per la sua implementazione, i quali andranno in larga parte (oltre 18 mln) per la realizzazione di corsie ciclabili ed investimenti per la mobilità “dolce”. Come i cavoli a merenda, si è ritenuto di investire e legare le sorti delle automobili ai 30 orari a quelle dei ciclisti. Sorge quindi il dubbio che la scelta sia davvero ideologica, ancorché incomprensibile: ottenere di limitare il più possibile l’utilizzo dell’automobile per i cittadini. Il vero problema che certa sinistra non capisce, è che chi usa il mezzo privato non lo fa per vezzo o per divertimento, lo fa per lavorare o per esigenze di famiglia, dimostrandosi una sinistra sempre più lontana dalle esigenze degli italiani.