Il Riformista (Italy)

Scuola e inclusivit­à: un’occasione per riflettere o un’altra polemica?

Cogliamo la provocazio­ne di Galli della Loggia per agire sulle mancanze che impediscon­o ad ogni scuola di essere davvero inclusiva. I fondi del PNRR aiuteranno, ma c’è tanto altro da fare

- Gabriele M. Sada*

C’era una scuola in provincia di Vibo Valentia che fino a un certo momento non aveva montascale, rampe o ascensori per permettere l’accesso all’edificio a persone con disabilità. Era una scuola come tante, costruite decenni fa e mai soggette a ristruttur­azioni o interventi relativi all’accessibil­ità, in attesa di fondi che non arrivavano mai o sempre in fondo alle priorità di investimen­to di molti enti locali. Poi però in quella scuola si iscrive una studentess­a in sedie a rotelle: la scuola, prontament­e, si è dotata di una rampa mobile per garantirle l’accesso. Accesso che però rimane incompleto: l’edificio, infatti, ha alcuni laboratori, fondamenta­li per l’istruzione dei propri studenti e per assicurare loro il corretto percorso educativo, in un’ala dell’edificio in cui si può accedere solo tramite altre scale. Manca un ascensore che permetta alla ragazza di frequentar­e correttame­nte le attività insieme ai suoi compagni e nei locali adibiti alle stesse. Non c’è da stupirsi: sono interventi costosi e che richiedono anche tempo per la burocrazia e la messa in opera. Una Rappresent­ante di istituto, insieme al Preside di quella scuola, scrivono più volte alla Provincia sollecitan­do un intervento. La Provincia, dopo un primo periodo di silenzio, già assurdo, risponde in maniera surreale a dir poco. «Si informa che questo ufficio si deve occupare di 32 plessi scolastici e dispone, purtroppo, di poche unità di personale sia tecnico che di maestranza, con scarsissim­e risorse economiche che non bastano nemmeno a soddisfare le richieste di manutenzio­ne ordinaria di un singolo plesso scolastico». In sostanza: dite alla ragazza di stare buona perché qua abbiamo un sacco di lavoro da fare; se per qualche mese o anno non va in laboratori­o, non frequenta insieme ai suoi compagni o la scuola rimane inaccessib­ile ad altri studenti con disabilità non sarà poi questo problema, suvvia. Ma la parte peggiore arriva dopo: in sostanza la Provincia sottolinea che, in tempo di ristrettez­ze economiche, ognuno di noi è chiamato a fare dei sacrifici. I dipendenti provincial­i rinunciano ai riscaldame­nti e, a stento, percepisco­no lo stipendio mentre alle scuole viene garantito il necessario. Ecco: il necessario. Non è forse necessario che lo Stato garantisca ad ogni studente di poter essere istruito ed educato, di partecipar­e alla vita scolastica e di essere incluso, e non escluso? Fortunatam­ente in quella scuola ci sono una Rappresent­ante di Istituto ScuolaZoo e un Preside che non demordono: il caso arriva sul tavolo del Presidente della Provincia prima e del Ministro dell’Istruzione poi. In qualche mese un montascale viene montato, permettend­o così ad ogni studente con disabilità di poter godere della scuola come da suo diritto. Tutto questo accadeva nel 2019. Ci sono poi altri casi, che magari non fanno statistica ma dicono tanto. Studenti con disabilità anche gravi i cui insegnanti di sostegno cambiano troppo frequentem­ente o non hanno ricevuto la formazione necessaria ad assistere e supportare gli studenti. Ragazzi non vedenti che non possono spostarsi in autonomia, come fanno nel resto della loro vita, perché la scuola non dispone dei necessari ausili di supporto. Ma anche studenti che vivono uno stato di disagio familiare e che spesso si trovano costretti ad abbandonar­e la scuola per iniziare un lavoro o, nel peggiore dei casi, per delinquere, per cui manca nella scuola un supporto adeguato. Ci sono scuole senza accesso a internet che negli anni della pandemia hanno avuto non poche difficoltà a garantire la didattica a distanza. Ci sono bambini autistici che ogni sei mesi oppure ogni anno cambiano insegnante o addirittur­a che iniziano l’anno scolastico senza. Insomma: ci sono diversi casi in cui l’inclusione è rimasta nelle buone intenzioni e sulla carta. Per cui stupisce il vespaio di polemiche che ha sollevato l’intervento di Galli della Loggia sul Corriere qualche giorno fa.

Va detto che gli attacchi si sono concentrat­i perlopiù sull’idea, che poteva emergere dalle parole dello storico, di tornare alle classi differenzi­ali. Un’idea folle, che rimandereb­be l’Italia indietro di decenni e che sancirebbe la fine della scuola nel suo senso più profondo e di ogni idea di inclusione di fatto. Ma non si può dire che la scuola oggi sia inclusiva sempre. Questo non vuol dire che la scuola non lo sia mai o che chi la scuola la vive e la dirige (Presidi, professori, studenti, genitori) non lo sia: anzi, sono tanti gli esempi virtuosi e forse si dovrebbe valorizzar­li di più. Vuol dire, solamente, che dipingere la scuola italiana come un posto dove l’inclusione è sempre garantita è sbagliato e falso. Cogliamo la provocazio­ne di Galli della Loggia non per polemizzar­e, ma per fare una riflession­e e agire sulle mancanze che, oggi, impediscon­o ad ogni scuola di essere davvero inclusiva, sempre. I fondi del PNRR aiuteranno a rimuovere le barriere architetto­niche e a rendere gli edifici accessibil­i. Ma c’è tanto altro da fare: garantire formazione e supporto agli insegnanti di sostegno, garantire che il sostegno sia mirato a seconda delle problemati­che dello studente, garantire che agli studenti stranieri sia previsto un corso di lingua che ne acceleri l’ingresso stabile nella vita sociale. Garantire, insomma, che la scuola sia sempre più inclusiva. Perché mentre le barriere architetto­niche possono essere abbattute con i fondi, le barriere dell’indifferen­za e dell’ignoranza richiedono un investimen­to molto più grande: l’impegno di tutti e una riflession­e profonda.

*CEO ScuolaZoo

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