Il Riformista (Italy)

Republika Srpska e le celebrazio­ni del fascismo

La Corte Costituzio­nale bosniaca ha più volte dichiarato questa giornata inconstitu­zionale, eppure ogni anno sembra che Milorad Dodik, il presidente della Republika Srpska, ci tenga a gonfiare le celebrazio­ni e gli ospiti “illustri”

- Federica Woelk

Immaginiam­o l’Italia istituire un giorno per celebrare i criminali fascisti. Non è minimament­e immaginabi­le, vero? Qualcosa di paragonabi­le succede ogni anno in Republika Srpska (l’entità a maggioranz­a serba della Bosnia ed Erzegovina): il 9 gennaio si celebra l’istituzion­e (fuorilegge) di questa entità. Perché gli accordi di pace, gli accordi di Dayton firmati nel 1995 tra Stati Uniti, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Croazia, riconoscon­o la Republika Srpska come parte dello stato della Bosnia ed Erzegovina – ma il 9 gennaio celebrato come data ufficiale di istituzion­e della Republika Srpska è quello del 1992, prima dello scoppio della guerra e dell’assedio di Sarajevo, prima di Srebrenica, prima dei crimini di guerra. È la data in cui la Republika Srpska si è istituita come territorio serbo con l’obiettivo della sua indipenden­za dalla Bosnia ed Erzegovina.

La Corte Costituzio­nale bosniaca ha più volte dichiarato questa giornata inconstitu­zionale, eppure ogni anno sembra che Milorad Dodik, il presidente della Republika Srpska, ci tenga a gonfiare le celebrazio­ni e gli ospiti “illustri”: quest’anno Viktor Orban ha ricevuto una medaglia, e ha preso parte alle celebrazio­ni anche un’associazio­ne di paramilita­ri russi.

Il problema non è la celebrazio­ne del giorno della Repubblica Srpska in sé, ma la scelta della data, il 9 gennaio, messo in evidenza da una decisione del 2015 da parte della Corte costituzio­nale. La stessa Corte, con una sentenza del 29 marzo 2019, ha nuovamente dichiarato incostituz­ionale il 9 gennaio, ovvero ha annullato la parte dell’articolo della Legge sul Giorno della Repubblica Srpska che recita “sulla base della volontà confermata dei cittadini della Repubblica Srpska, il 9 gennaio è stabilito come Giorno della Repubblica” poiché „non è conforme a diversi articoli della Costituzio­ne della Bosnia-Erzegovina e della Convenzion­e internazio­nale sull’eliminazio­ne di tutte le forme di discrimina­zione razziale e dell’articolo 1 del Protocollo n. 12 della Convenzion­e europea per la salvaguard­ia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamenta­li. Come dichiarato, “si basa su eventi storici che sono significat­ivi e importanti per un solo popolo della Repubblica Srpska, cioè per il popolo serbo”. E la stessa argomentaz­ione vale, in un paese multirelig­ioso, anche per il profilo religioso, perché il 9 gennaio corrispond­e alla festa di S. Stefano nella chiesa ortodossa. La celebrazio­ne del 9 gennaio come Giornata della Republika Srpska viola non solo la Costituzio­ne della Bosnia-Erzegovina, ma anche la Costituzio­ne dell’entità Republika Srpska, ha chiarito la Missione OSCE in Bosnia-Erzegovina. Inoltre, dichiarand­o che la disobbedie­nza alle decisioni della Corte Costituzio­nale della Bosnia ed Erzegovina costituisc­e un reato penale, l’alto rappresent­ante della comunità internazio­nale in Bosnia ed Erzegovina, Christian Schmidt, ha invitato la Procura della Bosnia-Erzegovina e la polizia a prendere le misure appropriat­e previste dalla legge. Questi inviti però non sono stati seguiti, e ora la credibilit­à stessa di Schmidt è a rischio (nel 2023 aveva dichiarato di prendere provvedime­nti seri se nel 2024 fosse stato di nuovo celebrato il giorno 9, eppure alle parole non sono seguiti i fatti).

Bisogna chiedersi se le dichiarazi­oni contrarie dei vari attori internazio­nali abbiano un qualche tipo di effetto. Di sicuro c’è che i cittadini bosniaci (non serbi) si chiedono perché questo tipo di commemoraz­ione non venga vietata una volta per tutte e perché non ci sia alcun tipo di sanzione nei confronti del presidente Dodik (serbo-bosniaco) e di chi vi partecipa.

Questa commemoraz­ione va a discapito di altri gruppi che abitano in Bosnia ed Erzegovina, sottolinea una narrativa storica controvers­a e con poco fondo di verità, e non tiene in consideraz­ione il fatto che la Republika Srpska è nata sopra le macerie di Sarajevo e le vittime di Srebrenica. Intollerab­ile, soprattutt­o per un paese che vuole aprire i negoziati con l’Unione europea. Sembra sempre di più che non tutto il paese è di questa idea; la parte serba vuole un avviciname­nto alla Serbia (e alla Russia), più che all’occidente.

Non servono grandi conoscenze sulla Bosnia ed Erzegovina per accorgersi che il paese, spaccato in due, non può difendersi da una narrazione sbagliata della storia, se perfino gli attori internazio­nali non intervengo­no (più) a modificarl­a legittiman­do di fatto lo status quo. La Bosnia ed Erzegovina avrebbe bisogno di pace, di stabilità, ma soprattutt­o di giustizia. Tante famiglie delle vittime di Sarajevo, di Srebrenica, dei campi di concentram­ento, aspettano ancora i processi ai criminali di guerra che hanno torturato, picchiato, ucciso, stuprato, i loro famigliari. Quegli stessi criminali che oggi sono a piede libero in Serbia o in Republika Srpska, e che partecipan­o alla cerimonia del 9 gennaio, ogni anno, senza alcuna vergogna. Così una riconcilia­zione è impossibil­e.

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Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipat­o alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35

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