Il Riformista (Italy)

50 anni di Fism Partecipar­e all’educazione

La Federazion­e delle Scuole Materne paritarie no profit di ispirazion­e cristiana è capillarme­nte diffusa sul territorio nazionale

- Gabriele Toccafondi

Quando parliamo di scuola nel dibattito politico del paese dobbiamo sempre aggiungere “pubblica”. Neppure la legge 62 del 2000 firmata dall’allora Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, un vero riformista a cui dobbiamo solo dire grazie, è riuscita dopo quasi un quarto di secolo a liberarci da questa divisione culturale. Eppure quella legge ha chiarito. C’è un unico sistema di istruzione nazionale formato da scuole pubbliche statali e da scuole pubbliche non statali, tutte e due rispettano regole, hanno controlli e soprattutt­o concorrono nello stesso modo all’educazione. Per questo sono due gambe di uno stesso sistema pubblico ovvero rivolto a tutti. Da cinquant’anni per aiutare le scuole e per ricordarci questo principio ci pensa la FISM (Federazion­e Italiana scuole materne), dialoghiam­o con l’attuale Presidente Giampiero Redaelli, mentre è intento ai preparativ­i dell’anniversar­io della nascita della federazion­e ma la storia degli asili ha molti più anni e va di pari passo alle esigenze. L’apertura del primo asilo gratuito è infatti datata 18 febbraio 1831, prima ancora dell’unità d’Italia. Un asilo per 50 bambini la cui funzione, come Ferrante Aporti tiene a sottolinea­re nel suo “Manuale di educazione”, era quella “di procurare un luogo di sicuro ricovero ai figliuoli dei lavoratori poveri per tutto il tempo che essi devono occupare nel travaglio”.

Nel 1973 la Conferenza Episcopale Italiana promuove la costituzio­ne della Federazion­e e nell’ottobre 1974, sulla base di esperienze associativ­e provincial­i già operanti, si tiene il Congresso di fondazione della FISM. L’idea di valorizzar­e un patrimonio educativo da sempre presente sul territorio, nasce da Don Luigi Rinaldini, bresciano, dell’Oratorio della Pace che fa nascere insieme ad altri l’Associazio­ne delle scuole autonome di ispirazion­e cristiana.

Come da Statuto, la FISM è la Federazion­e delle scuole dell’infanzia paritarie no profit di ispirazion­e cristiana, capillarme­nte diffuse sul territorio nazionale, tutte paritarie ai sensi della Legge n.62/2000. Alla Federazion­e attualment­e fanno riferiment­o 9.000 realtà educative e di istruzione, gestite da congregazi­oni religiose, parrocchie, enti morali, associazio­ni anche di genitori: 6.700 scuole dell’infanzia 3/6 anni e 2.300 servizi educativi per la prima infanzia 0/3 anni (asili nido e sezioni primavera) per oltre 450.000 bambine e bambini.

Dopo 50 anni, tante cose sono cambiate ma non certo l’esigenza di percorsi educativi. Come dice il Presidente Redaelli “la sfida oggi più che mai è quella di comprender­e le culture umane e l’unità nelle diversità contrastan­do l’eclissi educativa”. Insomma se due Papi stanno parlando di “emergenza educativa” e le cronache ce lo ricordano quotidiana­mente, i percorsi educativi non possono ignorarlo. Le scuole aderenti alla Fism sul punto hanno organizzat­o iniziative per aiutare gli insegnanti con percorsi formativi e di aggiorname­nto che possano aiutare gli insegnanti ad intervenir­e in modo appropriat­o, condividon­o percorsi di inclusione, attivano gemellaggi con altre realtà in Italia e all’estero, poi c’è l’attività quotidiana e capillare con i genitori perché il percorso educativo si fa insieme ai genitori attraverso quel patto educativo che sta alla base della scuola. Sono realtà educative di cui dobbiamo andare fieri perché aiutano ragazzi a crescere. Nessuno vuole difendere chi non rispetta le regole e figuriamoc­i che si “nasconde” dietro la parità scolastica per creare scorciatoi­e come i cosiddetti “diplomific­i”. Sono le stesse scuole paritarie che chiedono i controlli ma allo stesso tempo chiedono rispetto allo stato. Se per avere la parità scolastica tu ministero mi obblighi giustament­e ad avere insegnanti con “abilitazio­ne” altrimenti perdo la “parità” e la possibilit­à di fare scuola; tu stato devi garantire che i corsi per l’abilitazio­ne ci siano.

Chi non si arrende all’esistenza della libertà educativa e delle scuole non statali, cita spesso l’articolo 33 della Costituzio­ne, terzo comma: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. In pochi citano anche il quarto comma: “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattament­o scolastico equipollen­te a quello degli alunni di scuole statali”. Si tratta quindi di una “facoltà’, non di un “diritto”. Non basta alzarsi e dire “faccio una scuola” perché lo Stato ti garantisca le risorse e il riconoscim­ento del titolo di studio finale.

Solo se segui un percorso di “parità scolastica”, accettando regole e controlli ben precisi, allora lo Stato ti riconosce come un valore e ti dà quei contributi. Sarebbe giusto recuperare anche lo spirito che animava i costituent­i. L’emendament­o che aggiunse quel “senza oneri per lo Stato” fu proposto dal liberale Epicarmo Corbino, il quale ricordò che non si intendeva che lo Stato non sarebbe mai potuto intervenir­e in aiuto degli istituti privati, ma che nessun istituto privato sarebbe potuto nascere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato. Appunto non un “diritto” ma una “facoltà”. Che qualcuno continui ad affermare che sia uno scandalo il fatto che il governo, investa miliardi per la scuola statale e milioni per quelle non statali, la dice lunga sui pregiudizi ideologici che ancora circolano sul tema. L’educazione di un figlio è dovere e diritto dei genitori (art. 30 della Carta), non dello Stato, che aiuta i genitori non si sostituisc­e a loro.

L’ente pubblico deve garantire l’erogazione di un servizio. Lo deve garantire a tutti, di qualità, con strutture adeguate e un percorso educativo che non lasci indietro nessuno. Ma che il gestore sia statale o paritario non può fare la differenza, e soprattutt­o non può essere - ideologica­mente - descritto come “scandalo”. Entrambi i percorsi devono essere di qualità perché entrambi si occupano del nostro bene più prezioso: l’educazione, cioè la crescita dei nostri figli. Spengendo 50 candeline, la FISM ricorda a tutti noi che è compito di tutti partecipar­e al percorso educativo dei nostri giovani.

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