Il Riformista (Italy)

Cose da fare per farsi del male Carrellata di tenerezze amare

- Annalisa De Simone

Una carrellata dal sapore a tratti amaro, ma senza che l’autore rinunci a infondere nelle sue storie la giusta dose di tenerezza, di personaggi scissi e sul confine fra un passato insoluto e un presente non ancora risolto. In “Cose da fare per farsi del male” (Giulio Perrone Editore), Michele Orti Manara costruisce una liturgia di racconti brevi, legati insieme dal filo rosso della frustrazio­ne e della paura, che erompono nei percorsi di vita di personaggi molto lontani per esperienze e per età, e che non accennano a stemperars­i. Sono lì, frustrazio­ne e paura, come elementi irrinuncia­bili di esistenze scandite da miseri dubbi o da piccole sorprese, eventi tragici o fulminazio­ni luminose. A volte sul margine di quanto accade, a volte al centro esatto della scena, frustrazio­ne e paura palpitano in ogni storia, ma forse è proprio questo lo scopo dei personaggi: imparare a farci i conti, carezzando le delusioni e accettando l’incompiuto, non negarsi gli sprazzi di vita che pur resistono fra le mancanze. “Cosa fanno le persone quando non le stiamo guardando? In pubblico fingiamo tutti così tanto che non c’è modo di sapere quel che succede quando ci chiudiamo una porta alle spalle e restiamo soli con le nostre cose, i nostri difetti, i nostri odori.” La consapevol­ezza della perdita s’accende nello spazio solitario del nostro rimuginare, come accade alla protagonis­ta di “Tuo padre che affoga”, orfana di entrambi genitori, testimone diretta nell’infanzia, e interprete ora nei ricordi, di due vite spezzate dall’infelicità. Una madre che trascorre i giorni a letto, un padre regista sempre in procinto di realizzare il film che gli cambierà la vita, fino poi alla morte e alla chiusa d’ogni speranza. Si narra di morte anche nel racconto, “La voce del lago”.

Stavolta è Ester ad aver perso suo marito, lei che fatica a prendere le misure di quell’assenza, lei anziana e con un principio di artrite, che affacciata alla finestra osserva la pioggia inzuppare il prato e gonfiare il lago, infiltrars­i coi suoi gelidi spifferi dentro la casa. Le finestre andrebbero sostituite, ma dato che era suo marito a occuparsi delle riparazion­i, l’unico scorcio possibile è una rassegnazi­one sconsolata, seguita dall’involontar­io rinnovarsi dei ricordi: il passato, e i fantasmi che lo abitano. L’andamento è simile, seppure diverso sia il soggetto, in uno degli ultimi racconti della raccolta: “V”. L’interstizi­o tra la realtà e la finzione, tra il dolore e la speranza, la paura e il coraggio o più sempliceme­nte il passato e il presente, è rappresent­ato in modo plastico da quanto invade la vita del piccolo protagonis­ta: l’incubo inizia da dentro la tivvù, da quello che Guido non avrebbe dovuto guardare ma che ha sbirciato nascosto dietro le spalle del nonno.

L’irreale può trasformar­si in una potente minaccia quanto la ruvida realtà di un lutto, o della perdita, dei desideri mancati e delle sconfitte che bruciano, ciò che appare come estraneo e lontano dalla consuetudi­ne diventa invece familiare, è l’eco di qualcosa che ci appartiene, di qualcosa a noi noto e poi rimosso, che torna alla luce ora sotto le vesti del perturbant­e.

Terreno d’elezione di molte storie è l’infanzia, con le sue domande e le sue paure: il primo claudicant­e approccio al male di un’età in cui l’innocenza è ancora intatta. E tuttavia, che si tratti di bambini o di adulti, dopo lo scroscio di sentimenti cupi come il dolore per la morte, l’inquietudi­ne dovuta all’insuccesso, le delusioni o la stanchezza, c’è verso la fine sempre un’apertura, e poco importa se sia reale o dipenda dal principale strumento di sopravvive­nza contro la vita: e cioè, l’invenzione. Ecco allora una passeggiat­a di dischi volanti fra le stelle in mezzo al cielo, il suono di una voce che sembra provenire direttamen­te dal lago, lo scoppio bestiale a cui segue una metamorfos­i dell’intera città: è tramite il volo dei propri pensieri, e delle piccole fantastich­erie o delle innocue illusioni, che i personaggi restano in piedi, dopo aver evitato con tutte le forze di arenarsi a terra.

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy