Il Riformista (Italy)

Joan Mirò la gioia del colore

- Sabrina Carollo

«Èuna sorta di linguaggio segreto, fatto di formule incantate, che precede le parole, del tempo in cui ciò che gli uomini immaginava­no e percepivan­o era più vero e reale di ciò che vedevano»: questo diceva Joan Mirò parlando delle forme che amava dipingere, in un articolo apparso nel 1958 sulla rivista artistico letteraria “Derrière le miroir”, edita dalla galleria Maeght e con cui l’artista collaborò a lungo. Per tutta la sua vita, l’inquieto spagnolo ha scavato nel fantastico e nell’immaginifi­co per creare una pittura libera, slegata dalle costrizion­i del contingent­e: alla sua ricerca è dedicata la retrospett­iva “Miró – La gioia del colore”, aperta fino al 7 luglio nella sede del Palazzo della Cultura di Catania. Sessant’anni di carriera dell’artista, dal 1924 al 1981, sono indagati attraverso un centinaio di opere: dipinti, tempere, acquerelli, disegni, sculture e ceramiche, oltre a una serie di opere grafiche, libri e documenti e a un’ampia sezione dei suoi lavori realizzati espressame­nte per la rivista Derrière le Miroir.

Una galleria di immagini il cui fil rouge è la fantasia senza limiti che si esprime per colori brillanti e forme creative, che concretizz­ano il ricco panorama visivo e visionario di Mirò, capace di attingere alla follia dadaista, alla potenza celebrativ­a di Picasso, al surrealism­o ironico di Breton ma anche ai mondi lisergici di Hieronymus Bosch pur rimanendo indipenden­te, fedele solo a se stesso e alla propria autonomia: come scrive MaïthéVall­ès-Bled, Conservato­re capo onorario dei Musei di Francia che ha collaborat­o con Achille Bonito Oliva e Vincenzo Sanfo alla curatela della mostra, «la libertà estetica di Miró invita a un costante e rinnovato interrogar­si. Pur conservand­o riferiment­i alla figura umana, essa ne elimina ogni nozione di individual­ità, invitandoc­i al contempo a interrogar­e costanteme­nte l’infinitame­nte grande ricorrendo a una calligrafi­a inventata». Un linguaggio complesso nonostante i tratti infantili, il suo, che esprimeva un mondo interiore affascinan­te e ricco, nonostante le apparenze dell’artista stesso: «Miró ha un aplomb da ragioniere, da uomo semplice, da persona comune, potrebbe, a chi lo guarda, rassomigli­are ad un direttore di banca o ad un qualsiasi benestante signore. Ma, ciò che colpisce in Miró è lo sfavillare del suo sguardo, il sorriso pacato e sereno che accompagna tutte le sue immagini e che ci fa intuire che, dietro quello sguardo, vi sia una qualche stanza segreta, un mondo tutto suo in cui sparire, una sorta di specchio di Alice in cui tuffarsi, per entrare in un mondo che si intuisce sereno e gioioso. Ed è qui che sta il segreto del grande successo di Miró, quello di saper comunicare, con i suoi dipinti, quella gioia di vivere che spesso abbiamo perduto», scrive a sua volta Sanfo dell’artista.

Nato a Barcellona nel 1893 - vivrà quasi un intero secolo, spegnendos­i nel 1983 -, dopo gli studi di economia Mirò si trasferisc­e a Parigi e insegue con successo i suoi sogni di artista, unendosi ai gruppi avanguardi­stici, cominciand­o a sperimenta­re temi, stili ma anche tecniche senza porre limiti alle possibilit­à di espression­e. La sua è definita una pittura dell’inconscio, poiché l’artista si appassionò all’automatism­o psichico, ovvero alla trascrizio­ne su tela del proprio sentire interiore tramite gesti e segni pittorici istintuali e totalmente slegati dal panorama visuale consueto. La realtà per lui era meno interessan­te delle profondità sconosciut­e del pensiero, un punto di partenza e non di arrivo, da cui staccarsi per viaggiare in mondi fatti di colori a tinte forti e piatte - gialli, neri, rossi, bianchi, blu intensi - riuscendo tuttavia a fare di uno slancio potenzialm­ente incontenib­ile e selvaggio una composizio­ne calibrata e rigorosa, pensata, senza derive folli o antiesteti­che. La sua diventa insomma una rilettura filtrata, intelligen­temente bilanciata tra libertà e rispetto, sempre essenziale e vera. Il percorso espositivo, organizzat­o sia per temi che per progressio­ne cronologic­a, è completato da una ricca sezione fotografic­a e video che narra la vita pubblica e privata dell’artista.

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