Il Riformista (Italy)

Il mondo al contrario di Bandecchi candidato alle Europee (mentre a Terni chiedono le dimissioni da sindaco)

Se il fenomeno Vannacci risponde al populismo del politicame­nte scorretto, la candidatur­a di Bandecchi appartiene alla carica di presunti leader che confondono il populismo con un’idea politica

- Claudia Fusani

C’era da immaginarl­o. In questo mondo all’incontrari­o - che è esattament­e quello di cui tipi come il generale Vannacci sono cittadini onorari - ci sta anche che la scelta nasca da lì. Che la spinta arrivi proprio da quell’osceno sproloquio grondante ignoranza profferito dallo scranno di sindaco nella sala del consiglio comunale di Terni. L’interessat­o negherà. Fatto è che Stefano Bandecchi, 63 anni, imprendito­re delle università online ed ex patron della Ternana, sindaco e leader di una lista che si chiama Alternativ­a popolare, “né a destra né a sinistra” come dice lui, si candida alle Europee. Il 9 giugno troveremo, al netto di una non facile raccolta firme, anche il suo simbolo nella scheda elettorale per le Europee. L’annuncio ufficiale è questione di ore, forse un paio di giorni. Ma Bandecchi ha già parlato: “Sarò capolista in tutte le circoscriz­ioni con Alternativ­a Popolare. Gli schieramen­ti non mi appartengo­no, sono nemico della sinistra quanto della destra”.

Siamo tutti curiosi di capire quale idea di Europa possa avere questo livornese entrato in affari e in politica seguendo l’odore del calcio. Ha provato per anni ad acquistare il Livorno calcio, si è ritrovato padrone della Ternana. E anche qui leggenda e realtà s’incrociano. Una volta c’erano le scuole di partito, adesso ci sono il calcio e il tifo. Pensavamo fosse un filone esaurito dopo l’era Berlusconi. Invece no.

Di sicuro Bandecchi ha lanciato, quasi in concomitan­za con il Piano Mattei del governo, il piano Eurafrica. “Dobbiamo fare asse produttivo ed economico con l’Africa e anche organizzar­e un’accoglienz­a diversa”. Concetto da sviluppare, senz’altro. Come quello del Piano Mattei. Il fine settimana potrà essere utile per saperne di più su entrambi. A parte il senso per gli “affari” e qualche guaio per evasione fiscale (della sua università, l’Unicusano, non sua personale), di Bandecchi al momento sono note soprattutt­o le liti in consiglio comunale e certe intemerate in tv dove ha spesso a disposizio­ne microfoni importanti. Nel settembre 2023 è diventato sindaco di Terni con quasi ventimila voti. Dopo le dichiarazi­oni dell’altro giorno sul “maschio predatore e cacciatore che guarda il culo alle donne” che poi cerca di trombare” - e “fatela finita con la violenza di genere” - sono undicimila i ternani che hanno firmato per farlo dimettere. Divenne sindaco al ballottagg­io sostenuto da quattro liste civiche (Con Bandecchi per Terni, Alternativ­a popolare, Noi con Terni, Terni per loro) battendo il candidato del centrodest­ra (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Liberali e riformisti e tre civiche). Politicame­nte è stato vicino al Movimento sociale, prima, e a Forza Italia poi. Ha sfiorato la candidatur­a alle ultime Politiche con il Terzo polo. Ma poi fu escluso. Troppo ingombrant­e. Troppo ingestibil­e.

Bandecchi e Vannacci, due profili che s’incrociano. Il generale non ha ancora sciolto la riserva per le Europee. Matteo Salvini aspetta una risposta e, se sarà positiva, è pronto a candidarlo in tutte e cinque le circoscriz­ioni. La base della Lega, e non solo, è alla disperazio­ne. Ma il loro leader è convinto che “il generale possa portare un valore aggiunto prezioso”, qualcuno lo stima intorno al 3 per cento, per sopravvive­re e galleggiar­e alla marea montante e annichilen­te di Fratelli d’Italia. Entrambe queste storie raccontano bene l’impazzimen­to della politica, la fine dei partiti, la polverizza­zione delle ideologie, la scarsità di idee e l’assenza di un piano, di una visione. Che poi sarebbero l’anima della buona politica.

Se il fenomeno Vannacci risponde al populismo del politicame­nte scorretto - contro i gay, gli stranieri, le donne emancipate, i vaccini e via strizzando un occhio alla Russia -, la candidatur­a di Bandecchi appartiene al genere pop della carica di presunti leader molto egoriferit­i che confondono il populismo con un’idea politica, cioè di gestione, protezione, cura e crescita della cosa pubblica.

Per stare alle parole di Bandecchi, “se io sono volgare, ben venga perché volgare viene da vulgus che vuol dire popolo. E per me essere popolare non è e non sarà mai un’offesa. Anzi, è un motivo di orgoglio”.

Povero popolo, già bistrattat­o, ignorato e offeso. Ora anche usato da chi non ha minima idea di cosa siano la democrazia e i diritti e da chi confonde la libertà di espression­e con il sessismo e il disprezzo per gli altri.

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