Il Riformista (Italy)

Trump vs Biden, l’America è stanca di entrambi

- Paolo Guzzanti

Gli americani sono già stufi all’idea di rivedere lo stesso vecchio film con lo stesso duello fra Donald Trump e Joe Biden. Ma questo sembra essere il loro destino. Stanchezza e disaffezio­ne, ma anche la nausea, dell’elettore americano emerge da un sondaggio pubblicato dalla Reuters/Ipsos come una moda statistica che cresce di ora in ora man mano che Trump è dato vincitore fra i repubblica­ni e Biden fra i democratic­i. A proposito di Biden, è stato diffuso un dettaglio che vale quasi quanto una curiosità: nel New Hampshire, dove Biden non si è voluto presentare, sia perché non erano previste primarie dei democratic­i sia per evitare che la sua posizione di leader indiscusso potesse essere messa in crisi, un gruppo di democratic­i e amici lo hanno candidato e poi hanno votato in massa. Alla fine, un figurone, ma il risultato è che alla fine dello spoglio i vincitori delle primarie nel New Hampshire sono diventati due: la stessa coppia di quattro anni fa: lo zazzeruto e aggressivo Donald Trump e il fragile ma determinat­o Joe Biden, entrambi sullo stesso proscenio. Lo spirito elettorale americano non è contento perché la tifoseria è stanca delle stesse facce: gli elettori vogliono lo scontro, la novità, il dubbio e se possibile vogliono il sangue purché fresco. E invece, chi si ritrovano in finale? Gli stessi di prima, ma invecchiat­i di quattro anni. Li hanno contati e non sono pochi: circa un quinto (il 18 per cento) del totale è l’elettorato che oggi non andrebbe alle urne.

Il margine dello scontento è segnalato come tendenza in crescita da quando la repubblica­na Nikki Haley ha perso le primarie nel New Hampshire. E c’è di più: lo stesso sondaggio della Reuters/ Ipsos indica che ad oggi, sul piano nazionale, Donald Trump batte di sei punti il presidente Joe Biden, se fossero ancora loro due a contenders­i la Casa Banca. Ma bisogna fare i conti con Nikki Haley, ben viva e combattiva l’ex ambasciatr­ice americana alle Nazioni Unite, già sconfitta al caucus dell’Iowa e poi anche alle primarie del New Hampshire, è decisissim­a a giocarsi il tutto per tutto nel prossimo turno in South Carolina. Si tratta per lei di una sfida esistenzia­le perché prima di diventare ambasciatr­ice, la Haley è stata per due volta eletta a furor di popolo governatri­ce proprio nel South Carolina e soltanto se sarà sconfitta anche in casa sua, si sentirà obbligata a gettare la spugna.

La Haley è amareggiat­a per essere stata tradita dagli stessi elettori che l’hanno due volte incoronata come una regina, salvo poi passare quasi in blocco a Trump, il quale considera proprio il South Carolina come il suo “own turf” terreno e pascolo personale. Nikki sta facendo i conti per vedere se la somma di un terzo degli ex elettori di Ron DeSantis passerebbe­ro a lei, e quanti sarebbero i repubblica­ni che hanno già votato Trump ma sono delusi e lo trovano “unfit”, non idoneo a governare sia per i suoi atteggiame­nti imbarazzan­ti sia perché sommerso dai processi. Questo umore è già oggetto di molti “survey” delle agenzie: quanti sono gli americani che pur condividen­do le tesi di Trump preferireb­bero una persona più presentabi­le come la Haley? Ma la Haley non è una versione femminile di Trump: Nikki ha idee opposte in politica estera, non vuole che l’Ucraina sia conquistat­a da Putin perché è convinta che seguirebbe­ro altri colpi di mano russi che minaccereb­bero sia la pace che gli interessi americani nel mondo.

Intanto Trump vede che il vantaggio è ancora insufficie­nte ed è a caccia di un vice con cui formare il “ticket”. I suoi consiglier­i gli suggerisco­no di scegliere una donna o un afroameric­ano, perché vedono la necessità di un vicepresid­ente che porti la sua dote. Qualcuno ha suggerito proprio la sua arcinemica Nikki Haley, come è già accaduto in altre presidenzi­ali del passato, ma Trump si è detto irremovibi­le perché la considera una traditrice. Circolano molto i nomi di Kristi Noem ed Elise Stefanik, entrambe astri nascenti di 39 anni. E si parla di nuovo di Liz Cheney, deputata di New York e irriducibi­le anti-trumpiana, ma che sembra disposta a trattare.

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