Il ritorno di cui non avevamo bisogno (e del quale nessuno ci ha avvertiti)
Francamente, diciamolo (cit.): tutti noi siamo piombati in un pesante stato di apprensione quando abbiamo saputo che Roberto Speranza sarebbe andato a parlare dell’edizione riveduta e corretta del suo libro “Perché Guariremo” in una situazione per lui terribilmente ostica, cioè da Fazio a Che Tempo Che Fa: una situazione da far tremare le vene e i polsi, come direbbe il compagno Dante. Tornando alle cose serie, la prima edizione di “Perché Guariremo”, quella ritirata precipitosamente dal commercio alla fine dell’estate 2020, dal punto di vista mediatico è uno dei casi più eclatanti di sfacciata scissione tra ciò che è saliente in un luogo -come il social network Twitter- in cui vi sono scarse barriere all’entrata- e ciò che invece lo è sui giornali e nelle TV, dove invece tali barriere riescono ad essere strettissime, se non impenetrabili, specialmente in una situazione in cui il governo -a quell’epoca il Conte 2- riteneva che fosse gravissimo “disturbare il manovratore” (cioè se stesso) nella gestione della pandemia. Su Twitter e altrove (perlomeno ne parlò diffusamente Nicola Porro in televisione, bucando la pressante omertà di cui sopra) molti già venivano a sapere che, secondo l’allora ministro Speranza, la gestione della pandemia poteva/doveva essere politicamente utilizzata per “ritornare ad un’egemonia di sinistra”. E come è accaduto che si potesse comunque leggere il famoso libro nella sua gloriosa interezza? Banalmente si scoprì che il libro era disponibile sul sito spagnolo di Amazon, dato che non era stato possibile ritirarlo dal commercio anche lì: la voce si diffuse rapidamente su Twitter, io stesso acquistai la mia copia (la vendo per xx mila euro), e gli acquisti furono così intensi che il libro arrivò ad essere il DICIANNOVESIMO più venduto tra i saggi spagnoli. Ma nessuno in TV ve l’ha detto, dato che Fazio, Floris e gli altri garruli alfieri del pluralismo erano altrimenti impegnati a fare i cani da guardia contro chi non era allineato alla linea #MoriremoTutti del governo Conte 2.