Il Riformista (Italy)

Biden o Trump? La supercazzo­la di Giuseppi

Ospite di Fabio Fazio, Conte si lancia in ragionamen­ti sconnessi per non ammettere: se si parla di guerra, sto con Trump

- Paolo Guzzanti

Quado l’ex premier Giuseppe Conte manda in scena il migliore dei suoi personaggi, il “Giuseppi in barile”, apprezzi la sua differenza e dunque la sua ricchezza o valori equipollen­ti. Il nomignolo “Giuseppi” gli venne dalla storpiatur­a coniata e rilanciata da Donald Trump in visita in Italia quando lui, Conte, era immodestam­ente Presidente del Consiglio, e lo abbrancò come un orso di buon umore e lo strafalciò con affetto: “Giuseppi!”. Da allora e per sempre, ribattezza­to. Per chi non avesse visto lo show a Che tempo che fa, tenteremo una citazione semantica e romantica del Giuseppi-pensiero, ma con una precauzion­e suggerita al lettore: di non farsi disorienta­re dall’effetto comico caotico del Giuseppi-pensiero, perché dietro quell’apparente disorganiz­zazione mentale, così c’è pur sempre un nucleo, piccolo finché si vuole, ma con un significat­o a sorpresa, come nelle uova di Pasqua. Fazio gli ha domandato: “Le chiedo se secondo lei per il nostro governo è più convenient­e la vittoria di Biden o di Trump. Lo chiedo proprio a lei che con Trump aveva un rapporto personale: lei preferisce Trump o Biden?”. La riposta non si fa attendere, già in agguato prima della domanda e consistent­e in una centrifuga separazion­e delle fibre dai contenuti: “Guardi, io credo che chiunque, adesso vedremo poi quando si definirà esattament­e, certo però lei io credo, guardi io faccio l’interesse dell’Italia; quindi, con Trump ho cercato di coltivare un rapporto per tutelare l’interesse nazionale e poter dialogare anche permettete­mi lo dico un po’ immodestam­ente ma non dobbiamo essere modesti dall’Italia da pari a pari e questo vale sia per Biden che per Trump”. Fazio accenna un moto di impazienza subito soverchiat­o dall’intervista­to chiamato a dire con chiarezza se preferisce Biden o Trump. Quello invece, con gran classe, introduce un elemento fitness: la postura. È un colpo di qualità: “Per chiunque sarà. E la postura dipende ovviamente da come tu vivi il contesto, se tu pensi di doverti accreditar­e a livello internazio­nale vai lì molto modestamen­te questo è chiaro”. Una volta, a questo punto sarebbe stata era d’obbligo la citazione del celebre monologo “della supercazzo­la” di Ugo Tognazzi in “Amici Miei, ma Fazio vedendo Conte svicolare per la tangente, tenta un disperato “Non ho capito se lei preferisce Biden o Trump: o l’uno o l’altro, a chi dei due lei si sente più vicino?”

Il vero problema di Conte è che, se proprio lo si deve dire, a lui piace più Trump perché sull’Ucraina sta dalla parte di Putin avendo detto e ripetuto che se fosse stato per lui, Trump, l’invasione dell’Ucraina si sarebbe risolta in un giorno, negando le armi a Zelensky e imponendog­li quel che i russi vogliono. Conte poco prima aveva espresso nella sua conversazi­one con Fazio la stessa idea, ma in modo più nebbioso. E quindi la butta in cagnara: “I due hanno approcci ideologici completame­nte diversi e l’uno ovviamente potrebbe essere più vicino alla sfera progressis­ta e l’altro no, però poi, per esempio sulla guerra; quindi, io non lo voglio dire se l’uno o l’altro”. Traduzione: Biden dovrebbe essere il preferito perché è di sinistra e io a questo giro faccio la sinistra, ma se poi si parla di guerra, sto con Trump. Il tentativo di salvarsi in corner era dovuto alla certezza che Fazio, pur di stanarlo per compromett­erlo, lo avrebbe incappotta­to sul 6 gennaio del 2021, giorno in cui in America i trumpiani davano l’assalto a Capito Hill, la sede del Congresso e Fazio, visto che Trump incitava i rivoltosi, obbliga Conte all’abiura. Ed è qui la grandezza di Giuseppi che fiuta e sfugge alla trappola dopodiché il suo sangue si liquefà come nei migliori miracoli: “Che c’entra! se c’è uno che entra e dà l’assalto al Campidogli­o, io cerco le distanze eh: quella è una pagina nera della democrazia! Questo l’ho capito, anche se aspettiamo che i giudici facciano i loro accertamen­ti”.

Un colpo al cerchio e uno alla botte, tenendo di riserva il vangelo di Grillo quando minacciava, come Trump, di scoperchia­re il Parlamento come una scatola di tonno.

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