Sinner e i poliziotti della morale
Trovo lunare che più commentatori, alcuni peraltro di grande cultura e intelligenza, cerchino (invano) di ‘sporcare' successo ed esempio di Jannik Sinner, lamentandone l'infedeltà fiscale (Sinner risiede a Montecarlo).
È vero, Rafael Nadal risiede in Spagna. Dove ha però una Academy, passa più tempo, e soprattutto conta su una pressione fiscale più bassa, in particolare sul lavoro. A Sinner rimproverano un “No taxation without representation” al contrario (quando la giusta interpretazione giustifica la residenza di Sinner). Da noi infatti, il principio si mal intende solo come dovere, e rivela la pretesa statalista del dominio dello Stato sui singoli, ai quali si concede al massimo il diritto di lamentarsi delle troppe tasse che si pagano qui e zavorrano questo paese. Ma la contribuzione fiscale non è beneficenza. È sinallagma, scambio tra chi cede suoi soldi alla collettività rappresentata dallo Stato in cambio di servizi per se ed altri, in una cornice di permanenza stanziale e con l'augurio che lo stato li spenda bene. I tennisti italiani girano incessantemente tutto il mondo 11 mesi l'anno, passano in Italia al massimo 20 giorni l'anno, non ci vivono. Non godono nemmeno dei diritti e servizi (scarsissimi) di cui godiamo noi. E il principio di uguaglianza, che è opposto a quello di ugualitarismo, impone che situazioni diverse siano trattate diversamente. Non confondiamo per capriccio ideologico causa ed effetto: se tutti quelli che possono, se ne vanno, vogliamo una volta per sempre prendere atto del fatto che -vale per tutti noi che ci restiamo- qui il livello fiscale è insostenibile? Vogliamo piuttosto invocare soluzioni sostenibili per gli individui che, sommati, compongono la nostra società, in rappresentanza di cui esiste lo Stato (il contratto sociale non prevede il contrario, eh)…?
Se scuole e caserme fanno schifo è perché lo Stato spende male i troppi soldi che gli diamo. Esso spende ormai stabilmente più di mille miliardi l'anno, cifra raddoppiata negli ultimi 10 anni, e costantemente in crescita dagli anni 70, al pari della (conseguente) crescita del peso fiscale e malgrado l'aumento costante dell'evasione fiscale (ormai grosso modo a quota 18 miliardi l'anno). Questo, a riprova che ‘pagare tutti, pagare meno è una balla colossale, (infatti le tasse non scendono. A quando una legge che imponga al Governo un vincolo di destinazione sull'evasione recuperata? Ogni euro recuperato va sull'abbattimento delle tasse). Qui si postula la prevalenza della pretesa dello Stato sprecone sul diritto del cittadino contributore. Vogliamo più contribuenti da noi (e aumentare i consumi)? Serve una spinta gentile. Sulle tasse, più pretendi meno prendi. Lo dimostra, a contrario, la cedolare secca sugli affitti residenziali che, equa e facile, ha trimezzato l'evasione. ‘Pagare meno, pagare tutti' non ha fallito da nessuna parte del mondo. Se si dubita che possa fallire solo da noi, si dica esplicitamente: “Non mi fido degli italiani”. Io di loro mi fido. Sinner incluso.