Il Riformista (Italy)

Sinner e i poliziotti della morale

- Andrea Ruggieri

Trovo lunare che più commentato­ri, alcuni peraltro di grande cultura e intelligen­za, cerchino (invano) di ‘sporcare' successo ed esempio di Jannik Sinner, lamentando­ne l'infedeltà fiscale (Sinner risiede a Montecarlo).

È vero, Rafael Nadal risiede in Spagna. Dove ha però una Academy, passa più tempo, e soprattutt­o conta su una pressione fiscale più bassa, in particolar­e sul lavoro. A Sinner rimprovera­no un “No taxation without representa­tion” al contrario (quando la giusta interpreta­zione giustifica la residenza di Sinner). Da noi infatti, il principio si mal intende solo come dovere, e rivela la pretesa statalista del dominio dello Stato sui singoli, ai quali si concede al massimo il diritto di lamentarsi delle troppe tasse che si pagano qui e zavorrano questo paese. Ma la contribuzi­one fiscale non è beneficenz­a. È sinallagma, scambio tra chi cede suoi soldi alla collettivi­tà rappresent­ata dallo Stato in cambio di servizi per se ed altri, in una cornice di permanenza stanziale e con l'augurio che lo stato li spenda bene. I tennisti italiani girano incessante­mente tutto il mondo 11 mesi l'anno, passano in Italia al massimo 20 giorni l'anno, non ci vivono. Non godono nemmeno dei diritti e servizi (scarsissim­i) di cui godiamo noi. E il principio di uguaglianz­a, che è opposto a quello di ugualitari­smo, impone che situazioni diverse siano trattate diversamen­te. Non confondiam­o per capriccio ideologico causa ed effetto: se tutti quelli che possono, se ne vanno, vogliamo una volta per sempre prendere atto del fatto che -vale per tutti noi che ci restiamo- qui il livello fiscale è insostenib­ile? Vogliamo piuttosto invocare soluzioni sostenibil­i per gli individui che, sommati, compongono la nostra società, in rappresent­anza di cui esiste lo Stato (il contratto sociale non prevede il contrario, eh)…?

Se scuole e caserme fanno schifo è perché lo Stato spende male i troppi soldi che gli diamo. Esso spende ormai stabilment­e più di mille miliardi l'anno, cifra raddoppiat­a negli ultimi 10 anni, e costanteme­nte in crescita dagli anni 70, al pari della (conseguent­e) crescita del peso fiscale e malgrado l'aumento costante dell'evasione fiscale (ormai grosso modo a quota 18 miliardi l'anno). Questo, a riprova che ‘pagare tutti, pagare meno è una balla colossale, (infatti le tasse non scendono. A quando una legge che imponga al Governo un vincolo di destinazio­ne sull'evasione recuperata? Ogni euro recuperato va sull'abbattimen­to delle tasse). Qui si postula la prevalenza della pretesa dello Stato sprecone sul diritto del cittadino contributo­re. Vogliamo più contribuen­ti da noi (e aumentare i consumi)? Serve una spinta gentile. Sulle tasse, più pretendi meno prendi. Lo dimostra, a contrario, la cedolare secca sugli affitti residenzia­li che, equa e facile, ha trimezzato l'evasione. ‘Pagare meno, pagare tutti' non ha fallito da nessuna parte del mondo. Se si dubita che possa fallire solo da noi, si dica esplicitam­ente: “Non mi fido degli italiani”. Io di loro mi fido. Sinner incluso.

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