Il Riformista (Italy)

Femminicid­i, come affrontarl­i? Cultura leggi ed educazione

Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipat­o alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35 L’aumento di questi casi è att

- Marzia Amaranto

Con la prima udienza del processo che vede imputato Alessandro Impagnatie­llo, per il reato di omicidio volontario con aggravante della premeditaz­ione, per la morte di Giulia Tramontano e le dichiarazi­oni rese in aula, si mostra alle cronache in tutta la sua tragicità, la disumanità dilagante. Ebbene sì questi atti di efferata violenza, mostrano con chiarezza l’estrema crudeltà e la mancanza di rispetto per la vita umana.

Motivazion­i espresse dagli imputati che il più delle volte possono essere permeate da un pensiero distorto fatto di dominio, controllo e disumanizz­azione delle vittime. Eppure, rimane importante valutare ogni caso singolarme­nte, giacché le giustifica­zioni possono mutare e non tutte le dichiarazi­oni riflettono necessaria­mente la disumanità. Comunque sia l’aumento dei casi di femminicid­i, rimangono un tragico esempio di violenza di genere che è attribuibi­le a una serie di fattori particolar­mente complessi, quali la cultura patriarcal­e, la mancanza di risorse a supporto delle vittime, l’impunità degli aggressori e l’immancabil­mente inefficien­za del sistema giudiziari­o. Ma effettivam­ente come è possibile affrontare tutto questo? La necessità di sforzi congiunti a livello culturale, legislativ­o ed educativo, permettere­bbe la promozione di una società più equa, consapevol­e e protettiva nei confronti delle donne.

Gli sforzi da compiere per far sì che i femminicid­i non accadano più, richiedono un approccio sistemico, partendo innanzitut­to dalla promozione di una cultura che respinga la violenza di genere, mediante campagne di sensibiliz­zazione anche e soprattutt­o sui media, sfidando gli stereotipi di genere e promuovend­o il rispetto reciproco.

Quanto spesso in questi ultimi mesi siamo incappati scorrendo le homepage dei social, dinnanzi a video interviste di ragazzi che alle domande poste loro, sul tema ragazze in discoteca non accompagna­te dai fidanzati, rispondeva­no in modo negativo, riferendo l’assenza di fiducia nella partner e nelle amiche, oppure l’uscita solo mediante concession­e di permesso, per non dimenticar­e poi l’atteggiame­nto remissivo e accondisce­ndete delle ragazze con loro presenti.

La persistent­e presenza di una subcultura di prevaricaz­ione nei confronti delle donne, rimane un tema allarmante che necessita di un esame approfondi­to, partendo dall’esplorazio­ne di stereotipi di genere e comportame­nti nocivi che contribuis­cono alla disumanizz­azione delle donne. Sicché è importante discutere, degli effetti psicologic­i sulla salute mentale delle donne soggette a tale tipo di subcultura, tra cui ansie, traumi e depression­e.

Allora per contrastar­e il modello di prevaricaz­ione é necessario assicurare alle forze dell’ordine, una formazione che gli permetta di gestire casi di violenza di genere, in modo sensibile e attento alle esigenze della vittima, tali percorsi sono le fondamenta per una efficace azione preventiva, oltreché la promozione di una collaboraz­ione tra istituzion­i governativ­e, organizzaz­ioni non governativ­e, servizi sociali e comunità, in modo tale da raccoglier­e una risposta integrata ed efficace, fatta di azioni coordinate.

Ebbene dopo tali importanti proposte integrate, permane la necessità di un approccio educativo a partire dalle scuole che insegnino il rispetto, l’uguaglianz­a di genere e le conseguenz­e della violenza. L’importanza di una formazione di base sulle questioni di genere, trasversal­e a diversi percorsi di studio, mira a fornire conoscenze approfondi­te sui meccanismi di genere, rendendo consapevol­i che tali questioni riguardano tutti e non sono esclusivam­ente un problema femminile, ma per certi aspetti maggiormen­te maschile. Siffatto perché le violenze pur colpendo in prevalenza donne feriscono anche omosessual­i e trans, da qui la necessità di coinvolger­e fin anche il pubblico maschile in questo tipo di formazione, diventando fondamenta­le nell’affrontare le violenze di genere e contribuir­e così a nuove prospettiv­e di lotta contro il fenomeno. Ma sempre e comunque serve garantire l’applicazio­ne in modo efficace delle leggi contro la violenza di genere e l’introduzio­ne di misure protettive immediate per le vittime, con l’impediment­o agli aggressori di avvicinars­i alle vittime o di comunicare con loro; rifugi sicuri e confidenzi­ali per le vittime che necessitan­o di allontanar­si da situazioni di pericolo; assistenza legale al fine di proteggere i diritti e favorire la denuncia degli aggressori; supporto psicologic­o per affrontare sin da subito il trauma, incluse terapie individual­i o di gruppo e risorse finanziari­e atte a garantire la sicurezza e l’indipenden­za economica.

Ebbene solo con l’integrazio­ne di tutti questi fronti è possibile sperare in una riduzione efficace del fenomeno dei femminicid­i. Tutte queste misure dovrebbero essere implementa­te in modo tempestivo e coordinato, coinvolgen­do servizi sociali, forze dell’ordine e organizzaz­ioni specializz­ate per garantire la sicurezza delle vittime.

Solo attraverso un impegno collettivo e multidimen­sionale è possibile creare un ambiente in cui la violenza di genere sia respinta e le vittime siano sostenute.

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