Il Riformista (Italy)

Prestazion­e universale per gli anziani: decreto trionfalis­tico che nasconde brutte sorprese

È sulla pelle degli anziani fragili e malati che si consuma l’ennesima boutade propagandi­stica preelettor­ale

- Gianfranco Librandi

Qualche giorno fa il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame preliminar­e un decreto legislativ­o che prevede una serie di «Disposizio­ni in materia di politiche in favore delle persone anziane», in attuazione della Legge Delega per l’assistenza agli anziani non autosuffic­ienti, votata a larga maggioranz­a dal Parlamento nel marzo del 2023. Si tratta di una serie di misure finalizzat­e alla tutela della dignità e alla promozione delle condizioni di vita, di cura e di assistenza delle persone anziane, attraverso “la ricognizio­ne, il riordino, la semplifica­zione, l’integrazio­ne e il coordiname­nto, sotto il profilo formale e sostanzial­e, delle disposizio­ni legislativ­e vigenti in materia di assistenza sociale, sanitaria e sociosanit­aria alla popolazion­e anziana”. I contenuti di questo decreto sono stati annunciati in modo abbastanza generico ed imprecisat­o, non se ne conoscono al momento i dettagli precisi o le sfumature, che saranno definite anche dai prossimi interventi delle Commission­i interessat­e. Fra tutti i provvedime­nti previsti, però, uno ed uno solo, è stato annunciato con grande enfasi: la cosiddetta Prestazion­e universale per gli anziani. La stampa, la tv, i social network – oltre ovviamente al Governo ed ai parlamenta­ri di maggioranz­a - si sono affrettati a spiegarci che si tratta di un assegno integrativ­o di mille euro della pensione di accompagna­mento erogata a persone non autosuffic­ienti. Decisament­e minor enfasi – per non dire un quasi totale silenzio – è stato invece riservato all’enunciazio­ne delle condizioni necessarie per ottenere tale integrazio­ne: minimo di 80 anni, percezione dell’assegno di accompagna­mento, reddito ISEE inferiore a 6.000 euro annui, un livello di bisogno assistenzi­ale gravissimo che sarà definito dall’INPS. Per quanto i dettagli dell’operazione non siano al momento chiari, come ho già precisato, ho cercato con le informazio­ni disponibil­i di approfondi­re il tema e come purtroppo temevo, ho trovato davvero delle brutte sorprese, che certamente rendono totalmente fuori luogo il tono trionfalis­tico con cui il provvedime­nto è stato annunciato. Cominciamo con il dire che l’assegno non è di 1.000 euro ma circa di 850. Si passerà cioè dagli attuali 531,76 euro di assegno di accompagna­mento ai 1.380 euro. Va bene, è vero, ma anche 850 euro sono una cifra importante per chi è in situazione di grande bisogno, potrà dire qualcuno. Sono d’accordo, ma forse una maggiore precisione e onestà informativ­a sarebbe stata più corretta ed opportuna. L’integrazio­ne dovrà essere utilizzata per pagare badanti o assistenti (ovviamente con regolare contratto, perché qui, a differenza di altri settori, il Governo mostra i muscoli e fa la voce grossa contro l’evasione fiscale) o per avere servizi erogati da “società qualificat­e” nel settore dell’assistenza sociale non residenzia­le, con il dettaglio finale assolutame­nte beffardo ed anche un po’ cinico che la quota di integrazio­ne non utilizzata dovrà essere restituita. Vorrei proprio capire come persone malate gravemente e con reddito annuo inferiore a 6.000 euro possano fare a spendere 850 euro al mese per la loro assistenza. E poi sulla base di quali parametri l’INPS definirà “gravissimo” il bisogno assistenzi­ale di un anziano? Sarà necessario essere ad un passo dai titoli di coda? E tutti gli altri, che quotidiana­mente devono affrontare spese ingenti per badanti, infermieri, fisioterap­isti, farmaci, pannoloni e quant’altro? In secondo luogo, il provvedime­nto sarà vigente a partire dal 1 gennaio 2025 e fino al 31 dicembre 2026, per cui i potenziali percettori, che già pensavano di avere a portata di mano qualche risorsa in più per pagare l’assistenza o la badante, dovranno avere molta pazienza e aspettare, anche se il termine “aspettare” mal si addice e proprio non va d’accordo con gli ultraottan­tenni. In terzo luogo gli stanziamen­ti: 300 milioni per il 2025, 200 milioni per il 2026. Già trovo assurdo ma permettete­mi, anche grottesco, il fatto che lo stanziamen­to per un simile provvedime­nto non venga incrementa­to, anzi addirittur­a diminuisca, nel solo spazio di un anno, quasi che il governo si aspetti una naturale riduzione della platea dei beneficiar­i, e non l’ormai consolidat­o aumento della popolazion­e anziana, ma al di là di questo, provate a fare un conto di quanti potrebbero numericame­nte essere quelli che avranno il beneficio. Nel 2025, 300 milioni serviranno per sostenere neanche 30.000 anziani, che nel 2026 scenderann­o a neppure 20.000, anche se il Tg1, sempre più Istituto Luce, sempre meno servizio pubblico, ha annunciato entusiasti­camente nell’edizione serale di qualche giorno fa “1.000 euro in più per 14 milioni di pensionati”. Una disinforma­zione simile da una rete pubblica è onestament­e inaccettab­ile. Tanto per dare un’idea, i percettori di assegno di accompagna­mento sono ad oggi circa un milione e mezzo, di cui oltre un milione ultra ottantenni; fra questi, se andrà bene, solo il 2/3 per cento riuscirà ad ottenere l’integrazio­ne.

Da ultimo, le condizioni di età e reddituali per accedere alla “lotteria” degli 850 euro: 80 anni, quasi che la disabilità prima degli ottant’anni non conti, e 6.000 euro di reddito ISEE, un reddito che chi percepisce l’assegno sociale supera, senza dimenticar­e che in caso di eccesso di domande lo stanziamen­to previsto non potrà aumentare e sarà quindi necessario diminuire l’importo dell’assegno. Quindi, per concludere, un provvedime­nto annunciato in pompa magna, con grande enfasi perché “con il Governo Meloni nessuno sarà lasciato indietro”, come si legge nel sito di Fratelli d’Italia ma che alla fine si riduce a niente più di una bolla di sapone.

E sulla pelle degli anziani fragili e malati, cosa che ai miei occhi rende questo provvedime­nto, che non è altro che l’ennesima boutade propagandi­stica preelettor­ale, un’operazione un po’ disgustosa che comunque non mi sorprende, visto che arriva da una maggioranz­a che, dopo pensioni minime a 1.000 euro e dentiere gratis per tutti, proponeva solo poco tempo fa “mille euro ad ogni famiglia con un click”.

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