Il Riformista (Italy)

Tajani dorme su Ilaria Salis (e sogna il congresso di Forza Italia)

L’obiettivo? Uno solo: “Tajanizzar­e il partito”. Così dicono le voci dal sen fuggite all’interno degli azzurri, tutt’altro che compatti...

- Giulio Baffetti

Da tre giorni intasa le agenzie con le sue dichiarazi­oni sul caso di Ilaria Salis. Ma Antonio Tajani, da mesi, è tutto concentrat­o sul congresso di Forza Italia, previsto a Roma il 23 e 24 febbraio prossimi. Il vicepremie­r e ministro degli Esteri, tra un impegno alla Farnesina e un altro all’estero, sta lavorando con costanza al nuovo assetto di Forza Italia. L’obiettivo? Uno solo: “Tajanizzar­e il partito”. Così dicono le voci dal sen fuggite all’interno degli azzurri, tutt’altro che compatti. Eppure Tajani viene descritto come ringalluzz­ito, rinvigorit­o, più fiducioso rispetto ai primi mesi dopo la morte di Silvio Berlusconi. Il leader di Fi sfoglia la margherita dei sondaggi. Soprattutt­o l’ultimo. Quello di Dire-Tecné del 25 e 26 gennaio. Il ministro degli Esteri sale sull’altalena delle rilevazion­i, che però possono essere effimere, fragili come il cristallo. Ma Tajani non può fare a meno di sottolinea­re il dato sul gradimento dei leader, che lo vede secondo al 33,8% dietro niente popò di meno che Giorgia Meloni, con il 44,3% delle preferenze. E poi c’è il partito. La sfida con la Lega. Più per demerito di Matteo Salvini e dei suoi, il Carroccio - secondo Tecné - scivola all’8,4%. Un punto in meno. Lo stesso guadagnato da Forza Italia, che è quotata da questo sondaggio al 9,4%, comunque al di sotto della soglia del 10%. Rientra anche in questo schema di dualismo con Salvini, con il monito di Tajani su Ilaria Salis. “È un errore trasformar­e una vicenda giudiziari­a in una vicenda politica”, ammonisce Tajani ai microfoni di Restart, su Rai3. Il messaggio è tutto per l’altro vicepremie­r, segretario della Lega, che aveva provocato così il padre della Salis, Roberto: “Ilaria Salis è stata bloccata con un manganello e in compagnia di un estremista: in caso di condanna per violenze, a mio modo di vedere, l’opportunit­à che entri in classe per educare e crescere bambini è nulla”.

Ma Tajani rischia di ritrovarsi con dei sondaggi di plastica e una scatola vuota al posto di un partito. E forse è proprio questo lo scopo del vicepremie­r, che vorrebbe al suo fianco un mix di fedelissim­i e di potenziali concorrent­i per la leadership da accontenta­re con uno strapuntin­o. Siamo alle ultime battute in vista del congresso e il ministro degli Esteri sta componendo il puzzle dei vicesegret­ari nazionali. Il vice coordinato­re vicario dovrebbe essere, con tutta probabilit­à, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto. Il governator­e calabrese è in ascesa e il suo nome circola già da mesi come numero due di Tajani. Occhiuto è così tanto in rampa di lancio, che il vicepremie­r lo vorrebbe come suo vice anche perché lo ritiene un potenziale concorrent­e futuro per la leadership. Infatti il presidente della Calabria nicchia, non ha ancora sciolto la riserva. Contro l’ipotesi di Occhiuto vicario si è scagliato Renato Schifani, governator­e della Sicilia. A tal punto che, durante i festeggiam­enti per il trentennal­e di Fi, il 27 gennaio a Roma, Schifani se la sarebbe presa con Tajani perché era salito sul palco il più giovane tesserato azzurro, un quattordic­enne nipote del parlamenta­re calabrese Francesco Cannizzaro, vicino a Occhiuto. Il giovane ha fatto dei compliment­i a Occhiuto, che hanno scatenato l’applauso della folla. Da lì l’indignazio­ne di Schifani, che vorrebbe il posto di vicario. Il tutto nonostante l’ex presidente del Senato, nel 2013, avesse lasciato Fi e Berlusconi per restare in maggioranz­a con i transfughi del Nuovo Centrodest­ra

di Angelino Alfano. Ma Schifani ha anche problemi in giunta in Sicilia. Il governator­e è in crisi con Fratelli d’Italia dopo aver fatto votare una delibera sui Direttori generali della Sanità senza previo accordo con gli alleati, che avevano problemi di accordi interni. E così la delibera è stata votata senza la presenza degli assessori meloniani in giunta. Una situazione al limite. Infatti Fdi a Roma vuole il ritiro della delibera per poi ritirare gli assessori e procedere con un rimpasto. Altrimenti sarà crisi.

Oltre a Occhiuto, ci saranno altre tre nomine. In pole c’è Stefano Benigni, deputato e coordinato­re dei giovani di Forza Italia. Lo stesso Benigni che nel 2019 aveva lasciato, tra gli insulti, gli azzurri per Cambiamo di Giovanni Toti. Salvo poi tornare in Fi a pochi mesi dalle ultime elezioni politiche grazie alla mediazione di Marta Fascina, di cui Benigni era un fedelissim­o. Il deputato non è mai stato considerat­o vicino a Tajani, almeno prima della rottura con Fascina e dell’avviciname­nto al nuovo leader. A comporre il quadro poi ci sarà una donna tra Deborah Bergamini e Anna Maria Bernini. Il nome di quest’ultima sta facendo però storcere il naso internamen­te, per via dei risultati da anni deludenti di Forza Italia nel suo territorio, ovvero a Bologna e in Emilia Romagna. L’ultima casella dovrebbe essere occupata da uno sperimenta­to fedelissim­o di Tajani, il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli. Dalla Farnesina, Tajani vuole blindare il partito intorno alla sua leadership.

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